domenica 22 Dicembre 2024
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Valvassori, parla il gestore del Bar Domm, il caffè a un euro: “Un segnale: vogliamo che questo rito resti accessibile”

Il gestore: “La torrefazione milanese a cui mi rivolgo ormai da 25 anni di lavoro (anche prima del Domm) è Caffè Hardy – scherza - possiamo definirlo a chilometro zero. Con loro mi sono sempre trovato bene nonostante le proposte di altri torrefattori ci siano state. Ho un rapporto con il direttore e il nostro caffè, una miscela 80% robusta e 20% arabica accontenta il palato italiano."

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MILANO – Roberto Vavassori è il titolare del Bar Domm in Moscova che ha fatto molto parlare di sé ultimamente per due motivi: il caffè a un euro e il gioco per aggiudicarselo gratis nel caso in cui si conosca il dialetto milanese. Diventato virale, ora deve gestire un nuovo flusso di clienti che lo hanno conosciuto sul web e vogliono provare l’esperienza completa.

Bar Domm: più famoso per il caffè a un euro o per il gioco?

Racconta Vavassori: “Un po’ per entrambe le cose, ma la sfida a colpi di dialetto milanese ha attirato parecchio l’attenzione. Al 90% si sta discutendo di questo gioco che propongo ai clienti.”

La prima domanda allora viene spontanea: perché e da quando ha deciso di fare questa scommessa con i clienti?

“In realtà sono praticamente già 9 anni che lo porto avanti. Quando abbiamo acquistato il bar, io e mia moglie abbiamo avuto l’idea di mettere ogni giorno una frase carina su una lavagnetta. Tra i miei clienti c’era una signora che fa l’insegnante di dialetto milanese e poiché il bar si chiama Domm, da duomo abbiamo ideato insieme questo giochino.

Roberto e sua moglie (foto concessa)

Il Corriere della Sera, mi aveva già contattato per scrivere un articolo anni fa. E ha avuto un ottimo successo per una settimana per poi tornare tutto alla normalità. A differenza di allora, così mi hanno spiegato, ho avuto tanto successo perché è stato pubblicato non
soltanto sul cartaceo ma anche online e questo mi ha aperto ad un mondo più ampio. Varie radio hanno voluto intervistarmi, sono finito anche in televisione in un paio di servizi: siamo parecchio spiazzati ma anche contenti, perché comunque è una buona pubblicità. Adesso sono in tanti che vengono qui a giocare all’indovinello: anche diversi giovani sono passati per questo motivo.”

Secondo quesito obbligatorio: a fronte di molti che nella sua zona, a Milano e poi in tutta Italia, hanno alzato il caffè almeno ad un euro e 20, lei insiste con 1 euro a tazzina. Cominciamo a raccontarne il motivo?

“Ho deciso così perché il locale, per nostra scelta, tiene i prezzi contenuti. Fino a pochi mesi fa avevo il cappuccio e brioche a 2 euro e già allora non ero conforme rispetto ai costi della zona. Con l’aumento di materia prima ed utenze, ho dovuto aumentare entrambi, ma mi sono detto: perché non dare un segnale alle persone che vengono qui, mantenendo almeno il rito del caffè accessibile a tutti?

Per esser realistici, che sia un euro o un euro e 10 non cambia drasticamente la vita al titolare e non influenza la qualità di quello che viene già servito. Guadagnare due euro invece che tre euro non mi importa. Le persone sono contente perché comprendono che al Bar Domm possono risparmiare, ma soprattutto possono riconoscere il nostro sforzo di restare democratici. Molti vengono da me perché trovano una buona qualità a prezzi contenuti, anche tra chi non può spendere più di un tot. E sono contento così, finché potrò permettercelo.”

E come fa ad ottenere dei margini da questo euro?

“Un po’ difficile fare i calcoli esatti, anche perché in quell’euro di caffè oltre alla materia prima bisogna tenere conto anche dell’affitto, del personale e di tutte le varie spese. Il cappuccino e la brioche a due euro e 50, mi aiutano ad avere dei margini, così come
prodotti come la birra.

Bisogna cercare buoni prodotti e venderli a prezzi adeguati. Quando poi si instaura un buon rapporto con i fornitori, si riesce anche a trovare una quadra. Un primo, secondo con acqua e caffè a 13 euro fa entrare al Bar Domm diverse persone. Il buon successo del locale, oltre al caffè a un euro e a un buon rapporto qualità/prezzo, deriva dall’ambiente familiare e dal gioco del dialetto milanese. Questo perché prima di tutto anch’io sono un cliente e mi fa piacere entrare in un bar dove il personale è accogliente, ospitale, spiritoso. E così mi comporto dall’altra parte del bancone.”

In quanti lavorate al Bar Domm?

“Oltre a me ci sono due dipendenti, un ragazzo che si occupa della preparazione e una ragazza in sala.”

E questo caffè a un euro, ce lo racconta?

L'ingresso del Bar Domm (foto concessa)
L’ingresso del Bar Domm (foto concessa)

“La torrefazione milanese a cui mi rivolgo ormai da 25 anni di lavoro (anche prima del Domm) è Caffè Hardy – scherza – possiamo definirlo a chilometro zero. Con loro mi sono sempre trovato bene nonostante le proposte di altri torrefattori ci siano state. Ho un rapporto con il direttore e il nostro caffè, una miscela 80% robusta e 20% arabica accontenta il palato italiano.

Sono in comodato d’uso e mi va bene così, perché mi forniscono la macchina, il macinino, le tazzine, i brik, il desalinatore e in cambio si acquista il loro caffè, che mi piace e soprattutto piace ai nostri clienti. E in caso succeda qualcosa alle attrezzature, sono loro che si occupano gratuitamente di risolvere i malfunzionamenti. Tutto è gestito dal torrefattore. Loro in questo modo fidelizzano un cliente, ma quando svolgono la pulizia e ci aiutano con la grammatura del caffè, noi siamo più tranquilli. E io conosco sia il caffè
che il lavoro di Caffè Hardy e quindi sono soddisfatto di questa modalità.”

E a proposito, che macchine usate?

“Ora abbiamo una La Spaziale, un macinino di scorta e uno in utilizzo, entrambi Anfim.”

Novità per il Bar Domm? Sviluppare in modo diverso il gioco magari?

“In realtà ci abbiamo già provato una volta a fare il contrario, cioè scrivere in italiano per poi tradurre in dialetto. Ma in questo caso è più difficile, servirebbe proprio il milanese DOC e quindi non ha mai preso piede.

Quanti caffè deve offrire al giorno? Sono tanti a indovinare?

La lavagnetta con il dialetto milanese (foto concessa)

“Dipende un po’ dalla mia cattiveria – ride -: una parola molto difficile ad esempio è la Tartecula, che indica una pettegola oppure mazzapioeuc, il pollice (che schiaccia il pidocchio). Ce ne sono tante: oggi c’è bagol, che è il sigaro toscano. All’inizio l’insegnante di dialetto mi forniva lei le parole mentre ora le cerco spesso sul vocabolario. Mi chiedono anche la derivazione di tanti termini, ma chiaramente non so tutto. La brioche si chiama la kiffer, e non so perché somiglia alla versione austriaca.

Comunque per tentare di vincere, alcuni cercano su internet ma non è poi tanto semplice beccare la traduzione corretta. La percentuale di chi ci azzecca quindi è molto bassa, perché non scelgo termini eccessivamente noti, altrimenti non ci sarebbe gioco”

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