domenica 22 Dicembre 2024
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Bagno di caffè nel mare dell’Oregon,trovati elevati livelli di caffeina

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MILANO – Un bagno di caffè, letteralmente. Tra i milioni di stranezze Usa ecco gli elevati livelli di caffeina trovati nelle acque che bagnano la costa dell’Oregon che si affaccia sull’Oceano Pacifico lungo. A scoprire questa particolare forma di inquinamento sono stati i ricercatori dell’Università di Portland, in collaborazione con i colleghi della Wasghington State University di Vancouver (Canada), in uno studio – il primo del genere – pubblicato sul Marine Pollution Bulletin.

Bagno di caffè: attenzione, perché inquina

Nella primavera del 2010 l’equipe ha raccolto e analizzato campioni provenienti da 14 località costiere e 7 specchi d’acqua adiacenti, da nord a sud. Ebbene, sono emerse concentrazioni elevate di caffeina indipendentemente dalla presenza di grossi agglomerati urbani o altre fonti di inquinamento. La sostanza eccitante arriverebbe in mare dall’entroterra, trasportata dai fiumi.

Livelli superiori alla norma sono stati trovati nelle acque dai ricercatori immediatamente dopo forti piogge. La caffeina non si trova soltanto nel caffè e in diverse bevande e alimenti, ma anche in prodotti farmaceutici, pesticidi e altri contaminanti. La colpa, insomma, non è dei bicchieroni di caffè tanto diffusi negli Stati Uniti. I ricercatori temono che le elevate quantità di questa sostanza possano avere effetto sull’ecosistema marino.

Così per una dose extra di caffeina non è più necessario bere litri di espresso ma potrebbe bastare fare un bagno di caffè, in particolare nelle coste nord-occidentali degli Usa, in Oregon

È qui che un team di scienziati ha evidenziato concentrazioni superiori alla media della sostanza eccitantè, un inquinamento bizzarro perché derivante non da acque di scarico ma principalmente dalla contaminazione del suolo dovuta anche a pesticidi usati in agricoltura. Realizzato da ricercatori della Washington State University e dell’Università di Portland, lo studio è stato condotto analizzando le acque marine di 14 aree costiere dell’Oregon e di sette corsi d’acqua adiacenti.

Dai risultati, pubblicati sul numero di luglio del «Marine Pollution Bulletin», è emerso che la concentrazione di caffeina nel mare oscilla tra valori al di sotto della soglia di riferimento (8,5 ng/L) e 44,7 nanogrammi per litro, mentre i fiumi trasportano acque contaminate con concentrazioni medie di oltre 152 ng/L. Come detto è inutile puntare il dito contro i caffè – dipendenti, anche se più a Nord, nello Stato di Washington, la città di Seattle è nota pure per l’intenso consumo di caffè e per la presenza storica del primo vero negozio della catena Starbucks.

La colpa di questo strano inquinamento va attribuita sì a fattori umani ma di altro genere. I ricercatori hanno scoperto che la concentrazione della caffeina non è direttamente correlata alla presenza di popolazione residente o all’efficienza di depurazione delle acque di fognatura.

I livelli di caffeina sono invece direttamente collegati ai fenomeni di ruscellamento del suolo in occasione di forti piogge e questo vuol dire che la sostanza è contenuta nel suolo dell’entroterra e finisce nei corsi d’acqua per il dilavamento del suolo. Dunque la presenza della caffeina nel terreno ha più di una spiegazione: la sostanza è contenuta in cibi e bevande, non solo caffè, in farmaci e anche in pesticidi, insetticidi e fitofarmaci usati in agricoltura.

Anche se gli «elevati livelli» di caffeina non sono ancora arrivati alla soglia letale per la vita marina, gli esperti non escludono rischi per gli abitanti del mare. Gli stessi ricercatori, Zoe Rodriguez del Rey ed Elise Granek, in uno studio precedente su un tipo di molluschi avevano scoperto che la caffeina provoca effetti, anche ai livelli evidenziati dallo studio in Oregon. E poi, spiega Granek, beviamo caffè «perché sappiamo che ha un effetto su di noi e quindi non sorprenderebbe riscontrare effetti simili anche su altri animali».

L’inquinamento da caffeina non riguarda solo le acque dell’Oregon, ma è stato riscontrato anche altrove, ad esempio nel Mediterraneo – anche le coste italiane, anche se se ne parla poco o niente, come in generale dell’inquinamento agricolo, e nel Mare del Nord.

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