MILANO – Nei giorni scorsi avete trovato la recensione del libro Mondo caffè, che è da poco in libreria. Ora vi proponiamo l’intervista con uno dei due autori, Andrea Cuomo, che abbiamo trovato su repubblica.it e che è formata da Paolo Jadeluca.
“Noi italiani amiamo considerarci i depositari mondiali della cultura del caffè, i soli interpreti del “vero caffè”, vale a dire l’espresso. A partire da questo prodotto, da noi inventato a fine Ottocento, abbiamo creato un primato che si manifesta in un “italian way of life” ammirato ovunque e in un vocabolario parlato da Napoli a New York, da Parigi a Singapore.
Ma siamo così sicuri che in Italia si beva davvero il migliore caffè del mondo? Che cosa sta accadendo a Melbourne, a Seattle, a Tokyo, a Portland, tutte città dove la scena caffeinica è vivace e curiosa?
La nostra tradizione consolidata non potrebbe essere un ostacolo alla conoscenza approfondita di un ingrediente meraviglioso e versatile?”
Libro e caffè: il mix ideale per una pausa caffè in relax
Andrea Cuomo, inviato de Il Giornale, grande appassionato di cibo e vino, stavolta si è mosso insieme alla collega Anna Muzio sulle tracce di una bevanda che è il simbolo dell’italian style. Per scoprire che il mercato si sta muovendo in un modo alquanto diverso da come noi italiani lo consideriamo storicamente.
Cuomo e Muzio hanno appena dato alle stampe Mondo Caffè (Cairo Editori, i LIbri de Il Golosario- 320 pagine, 18,00 euro), dove si racconta la storia e l’evoluzione di un’invenzione meravigliosa, come recita il sottotitolo.
Guardarsi attorno, studiare i comportamenti del resto del mondo, cosa ha rivelato?
La nostra è una visione rivoluzionaria se rapportata all”ideologia caffeinica” italiana, sfidiamo un vero tabù nazionale: quello secondo cui il “vero caffè” sarebbe soltanto l’espresso.
Non è cosi?
No, affatto. il 97% degli Italiani lo beve ogni giorno, alcuni anche più volte al giorno. Ci riteniamo degli esperti, spesso dei veri intenditori, ma siamo tra coloro che meno sanno che cosa c’è in quella tazzina bollente che trangugiamo in piedi in pochi secondi, spintonati da altri idolatri di un dio che adoriamo al punto da farci pochissime domande su di esso”.
Abbiamo invece voluto scrivere un libro indirizzato proprio al mercato italiano per mettere in discussione il primato italiano in fatto di caffè, per affrontare in maniera davvero “laica” un argomento che nel Belpaese si tende a liquidare con toni dogmatici, all’insegna di un pensiero unico che tende a discriminare bonariamente (ma senza esitazioni) tutti coloro che non consumino la nera bevanda nella tazzina piccola e che noi chiamiamo scherzosamente “tazzismo”.
Il paradosso del caffè all’italiana, come lo definite? Eppure l’introduzione è stata affidata a Luciano De Crescenzo, un napoletano che è l’emblema della tazzullella e’ caffè.
Che è il punto di partenza, appunto, per approdare poi alla realtà attuale. Il mondo del caffè è in piena rivoluzione. Vediamo i fatti: la nascita di “specialty coffehouse” nelle principali città e la curiosità generata dall’arrivo del colosso Starbucks (forte di 27mila caffetterie nel mondo) che nel settembre 2018 ha aperto in centro a Milano la sfarzosa Reserve Roastery diventata luogo di pellegrinaggio da parte di milanesi e turisti, presto seguita da altri punti vendita mostra che anche nel nostro Paese si sta facendo strada una certa curiosità verso l’”altro caffè.
Partite dalla Coffea, la pianta dai cui semi essa è tratta, per esplorare tutti gli aspetti del caffè: da quello botanico a quello economico, da quello storico a quello culturale. Fino a quello medico e quello godereccio.
Del caffè sono raccontati i tanti pregi e i pochi difetti, nella convinzione che si tratti davvero dell’ingrediente che spiega e stimola l’umanità del Terzo Millennio. La prefazione di De Crescenzo e un’introduzione affidata a un dialogo semiserio tra un “conservatore” e un’”innovatrice”.
I capitoli
Il primo capitolo è dedicato alla botanica della Coffea e alla geopolitica del caffè, alla sua diffusione in termini produttivi e di consumo. Il secondo capitolo racconta e le differenze tra Arabica e Robusta, monorigine e miscele, tostatura chiara e scura e spiega come scegliere il caffè da bere, a casa e fuori.
Il terzo si addentra poi nella questione italiana, nello specifico nazionale della bevanda, mentre il quarto fa da controcanto, raccontando i metodi alternativi di estrazione. Dopo un breve capitolo in cui sono raccontate (e fugate) le principali preoccupazioni sugli effetti del caffè sulla salute si affronta l’aspetto più affascinante, ovvero la storia culturale del caffè attraverso le città più rappresentative, da Venezia a Vienna, da Napoli a Istanbul, da Addis Abeba a Melbourne.
Il libro propone anche una trentina di ricette di grandi chef italiani. Da Heinz Beck a Niko Romito, da Massimiliano Alajmo a Davide Oldani. E alcuni cocktail ideati da giovani bartender italiani che utilizzano il caffè come ingrediente. Si conclude con una piccola guida ai migliori locali d’Italia, Europa e mondo e con un glossarietto.
Mondo caffè, CairoEeditori, i LIbri de Il Golosario- 320 pagine, 18.00 euro