MILANO – Che il gruppo Benetton stia attraversando una fase di profonda riorganizzazione tesa a separare le attività italiane da quelle internazionali è sotto gli occhi di tutti da tempo.
Ma dopo aver dato il là all’auspicato matrimonio tra Atlantia e Abertis, governo di Madrid permettendo, e dopo lo sbarco di Tommaso Brusò ai vertici di Benetton Group, in sostituzione di Marco Airoldi, la sensazione è che ora tocchi al dossier Autogrill.
Autogrill in realtà sembra essere il vero “cantiere infinito” del gruppo che fa capo alla famiglia di Ponzano Veneto dato che già quattro anni fa aveva vissuto una prima trasformazione con lo scorporo delle attività “duty free” (confluite in World Duty Freee, quotata in borsa dall’ottobre 2013 al novembre 2015 e poi confluita nel gruppo svizzero Dufry e delistata) dalle altre.
Questa volta, invece, si punta a dare vita ad una holding industriale e a 3/5 società operative controllate: una sicuramente per le attività italiane, un’altra per quelle nord americane fino ad oggi seguite dalla subholding HmsHost, ed infine una o più per le attività internazionali, separando eventualmente le attività europee da quelle asiatiche.
Un riassetto annunciato in aprile per “separare le attività operative di Food & Beverage in Italia e le funzioni di coordinamento e servizio svolte a favore delle controllate dirette europee dalle attività di indirizzo e gestione del gruppo, svolte dalla holding” che di fatto, sospetta il mercato, potrebbe servire a rendere meno complicato procedere ad ulteriori operazioni straordinarie (le cosidette “opzioni di valorizzazione”), ossia acquisizioni o cessioni.
Sarebbe un ritorno alla crescita per linee esterne dopo anni di crescita quasi esclusivamente organica, magari tramite espansioni “centrate” su pochi mercati ritenuti strategici, come già avvenuto durante gli anni Novanta del secolo scorso, a cavallo della privatizzazione di un gruppo nato nel 1977 dalla fusione delle attività di ristorazione autostradale di Motta, Alemagna e Pavesi e rimasto nell’alveo delle partecipazioni statali sino al 1995.
Gli anni Novanta furono gli anni dell’espansione in Europa, con acquisizioni in Francia (Les 4 Pentes, Sogerba), in Spagna (Procace), in Belgio e nei Paesi Bassi (AC Restaurant), in Austria (Wienerwald Austria) e in Germania (Wienerwald Deutschland) e poi negli Usa (HmsHost, l’ex Host Marriott Services, venne acquisita nel 1999).
Nel decennio successivo, tra il 2003 e il 2013, Autogrill ha preferito concentrarsi sul settore della ristorazione aeroportuale, con un’ultima operazione lo scorso anno (l’acquisizione di Stellar Partners).
Adesso Autogrill potrebbe tornare a studiare acquisizioni a livello di paese, sia pure continuando a mantenere il focus sulle attività di ristorazioni autostradali e aeroportuali.
La Spagna, dove dopo la cessione delle attività “duty free” il gruppo guidato dall’amministratore delegato GianMario Tondato Da Ruos ha una presenza marginale, potrebbe essere il primo obiettivo, approfittando del rinnovo delle concessioni (4 in tutto, finora in mano alla francese Elior e a un operatore locale, per un valore complessivo di 150 milioni l’anno di ricavi) dell’aeroporto di Barcellona.
Nel frattempo si cercherà di rafforzare l’alleanza con Eataly, partita in sordina in Italia con un ristorante sperimentale sulla A1 ma che secondo molti potrebbe ora guardare all’estero, anche per approfittare della visibilità che il gruppo di Oscar Farinetti dovrebbe ottenere dall’attesa quotazione in borsa.
Altra opzione che Tondato ha confermato nell’assemblea di bilancio che in settimana ha approvato i conti del 2016 è quella di aprire nuovi Bistrot, fino ad oggi 16 in tutto ma che il manager vuole portare a 30 entro fine anno e visto che “in Italia non cresciamo più di tanto, lo sviluppo avverrà soprattutto all’estero”.
Insomma: sia che si presenti l’occasione giusta per qualche nuova acquisizione “di peso”, sia che si continui a sfruttare alleanze commerciali e crescita organica dei propri format, il 2017 sarà un anno di trasformazione per Autogrill soprattutto in chiave internazionale.
Una trasformazione che il mercato ha finora mostrato di apprezzare, visto che il titolo viaggia a ridosso degli 11 euro per azione, un 33% abbondante sopra i valori di dodici mesi or sono quasi esclusivamente grazie al rialzo (+32,8%) segnato negli ultimi tre mesi.
Del resto i numeri danno ragione a Tondato e ai Benetton: già nei primi quattro mesi del 2017, in cui il gruppo ha registrato ricavi in crescita del 5,1% su base annua a 1,37 miliardi, ad una forte performance dei ricavi aeroportuali (+12,4%) trascinati dall’andamento del traffico negli Usa, ha fatto riscontro un calo dei ricavi del canale autostradale (-0,3%) dovuto alle chiusure collegate alla razionalizzazione della presenza in Italia.
Più radicati all’estero, più redditizi in Italia: la strategia per Autogrill è di quelle che non può non piacere agli investitori.
Luca Spoldi