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venerdì 22 Novembre 2024
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Attenti a dare delle «capre» alle persone: questi animali hanno scoperto il caffè

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MILANO – Tutti conoscono la storia del pastorello Kaldi e delle capre rese irrequiete dalle ciliegie di caffè selvatico casualmente mangiate durante il pascolo. Vuole la leggenda che questo episodio sia alla base della scoperta della pianta del caffè e delle proprietà eccitanti e tonificanti dei suoi semi. Dal mito alla scienza. Dieci anni fa, un’azienda taiwanese ha scoperto come utilizzare i fondi del caffè per realizzare dei tessuti tecnologici dalle proprietà sorprendenti.

Scopriamo tutto questo nel racconto di Tania Fedeli scritto per Stylo24.

Quando ero piccola mi piaceva aiutare mio nonno nel fare le parole crociate, alcune definizioni mi sono rimaste impresse nella mente come questa “Mantenne sveglie le capre”, 5 lettere. Mio nonno sorrise, prese la sua penna e scrisse: Caffè.

All’epoca del caffè conoscevo solo il suo profumo che inebriava la casa di primo mattino o il suo sancire il termine del pranzo domenicale, non conoscevo altro.

Ero troppo piccola e mamma non voleva che lo provassi o avrei fatto la stessa fine delle capre

Mio nonno mi raccontò la leggenda della scoperta del caffè e del perché le capre rimasero sveglie. Aveva letto quella storia in un libro intitolato “L’arte di bere il caffè” di Antonio Fausto Naironi.

In Etiopia un pastore si era accorto che le sue capre erano molto agitate e quando le ricoveravano nelle stalle, gli animali erano sempre irrequieti e non si riposavano. In piena notte erano ancora tutte sveglie.

Il povero pastore non riuscendo a comprendere le cause di tale inquietudine si rivolse a un monastero ed espose il fatto a un vecchio e saggio monaco, il quale domandò se per caso, negli ultimi tempi, non avesse cambiato pascolo e se le capre non avessero brucato qualche pianta alla quale non erano abituate.

Il pastore ispezionò i nuovi pascoli e si rese conto che le capre brucavano le foglioline e i semi di alcuni alberelli sconosciuti e soprattutto i semi provocavano quell’ agitazione nelle bestie che se ne nutrivano.

I semi furono portati al convento e esaminati

sottoposti a numerosi esperimenti ma solo quando furono anche abbrustoliti sul fuoco, macinati e versati nell’acqua calda, i monaci si accorsero che l’infuso scuro, se bevuto, li rendeva molto agitati ed eccitati e, quando giungeva la notte, stentavano a prender sonno.

Da quel giorno fui ossessionata dal caffè forse perché non potevo berlo, perché pensavo alle capre e di come avevano scoperto una delle bevande più amate al mondo, di come forse avevano cambiato le cose.

Oggi diamo per scontato entrare in un bar o da Starbucks e chiedere un caffè espresso, doppio espresso decaffeinato, all’americana, con panna, con latte, corretto, schiumato, shakerato, ristretto, cappuccino, senza zucchero, zucchero di canna, con dolcificante…in qualsiasi modo e in qualsiasi tazza possiamo assaporare il nostro corroborante caffè.

Da bevanda è diventato un elemento importante nei trattamenti di bellezza, dagli anticellulite ai tonificanti per il cuoio capelluto, dalle creme per le borse sotto gli occhi a scrubs per il corpo, creme, creme e ancora creme di bellezza.

Chi sa se le capre lo sanno?

Io non posso farne a meno dalla mattina alla sera bevo caffè come se non ci fosse un domani eppure della mia bevanda preferita non conoscevo una cosa: ci si può creare anche tessuti per abiti.

Ero a conoscenza che qualcuno leggesse i fondi del caffè ma che dagli stessi qualcuno riuscisse a produrre tessuti mi ha lasciato perplessa.
Eppure nel 2009 un’azienda taiwanese Singtex crea S.Café, un progetto che utilizza fondi di caffè insieme a poliestere riciclato e il tutto viene trasformato in un filato pronto alla tessitura. Di tutto il caffè impiegato nella preparazione della mia bevanda preferita solo lo 0,2 % finisce nella tazzina il restante normalmente viene gettato nella pattumiera. La S.Café recupera quegli scarti e ne crea tessuti.

Il risultato finale?

É un tessuto che rilasciando umidità, asciuga più velocemente del cotone, assorbe i cattivi odori, protegge dai raggi dannosi del sole e mantiene isolata la pelle dal freddo.

Gli ideatori del nuovo tessuto hi-tech sono la coppia formata da Jason Chen, proprietario di Singtex, e sua moglie Amy Chen e la loro idea nasce mentre sorseggiavano del café in un bar, un uomo entrò e chiese se fosse possibile raccogliere i fondi di caffè usati per portarli a casa.

Ascoltando questa richiesta Amy ipotizzò che l’uomo volesse togliere la puzza di sudore dai suoi abiti dopo aver fatto dello sport e ci rise su.

A quelle parole invece Jason pensò e ripensò, era una bella idea. Dopo 4 anni di ricerca nasce il progetto S.Cafée il loro motto non fa una grinza: Drink it, Wear it (Lo bevi, lo indossi).

P.S Il mio consiglio è pensateci molto bene, a questo punto, quando date del “Capra” a qualcuno, loro hanno scoperto il caffè.

Tania Fedeli

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