giovedì 26 Dicembre 2024
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Da report, quello che non ci dicono sull’aspartame dolcificante accusato di avere anche effetti cancerogeni

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MILANO – Report di domenica si è occupata di un’inchiesta sugli effetti cancerogeni dell’aspartame, che la giornalista Milena Gabanelli ha illustrato al pubblico. Il fortunato dolcificante, vera e propria gallina dalle uova d’oro per l’industria alimentare mondiale, è da tempo commercializzato in tanti paesi compresa l’Italia, grazie al via libera della Food and Drug Administration, ente governativo statunitense del quale gli altri Stati si sono fidati ciecamente.

Le ricerche scientifiche iniziali, tutt’altro che indipendenti, furono finanziate dal colosso farmaceutico G.D. Searle, con una prevedibile influenza sul risultato finale degli studi (scontato il semaforo verde alla diffusione commerciale della sostanza edulcorante). Persino Donald Rumsfeld, plenipotenziario dei governi repubblicani degli ultimi 3 decenni, aveva lavorato dal 1977 alla Searle, impegnando in seguito molte delle sue energie di uomo politico nel “salvataggio” dell’aspartame: insieme a lui, furono tanti (una decina) i “controllori” che preferirono passare armi e bagagli dalla parte dell’azienda controllata, quella Searle che evidentemente non temeva le accuse di conflitto d’interesse per i nuovi innesti.

Linfomi e leucemie, tumori alla mammella tra le femmine, tumori dei nervi cranici tra i maschi, sono invece tra i possibili effetti del consumo intensivo di prodotti contenenti questo dolcificante, secondo le indagini del Centro Ricerca – Istituto Ramazzini di Bologna. La molecola incriminata è la formaldeide, pericolosa per la salute anche se ingerita a dosi molto basse: il problema sta nel fatto che il limite giornaliero ammesso ufficialmente negli alimenti e nelle bibite (2400 mg in un adulto di 60 kg, ma basterebbero in ogni caso 3 bevande a far superare il limite ad un bambino di 30 kg) risulta assai generoso, e come se non bastasse sulle etichette dei nostri alimenti non c’è scritto nulla a riguardo.

Ad allarmare molti studiosi indipendenti è stata anche la scelta di sopprimere le cavie su cui si effettuano i test ufficiali, ben prima dell’età avanzata in cui si manifestano i tumori (come negli uomini, anche negli animali è nella terza parte dell’esistenza che insorgono queste patologie). Secondo i produttori e le industrie, compatti nella difesa dei loro interessi, l’aspartame contribuirebbe addirittura a prevenire l’obesità, tesi seccamente smentita da inequivocabili indagini scientifiche.

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