MILANO – Il caffè non passa mai di moda e lo sanno bene i brand di fashion esclusivi come Bulgari o Armani. Quest’ultimo fiore all’occhiello del made in Italy, ha intuito – seguendo il trend globale segnato da altri nomi noti del settore lusso: Calvin Clain, Gucci, Prada, di recente Dolce e Gabbana, Roberto Cavalli, Ferragamo, Louis Vuitton, Ralph Lauren eccetera – che caffetteria e alta moda sono un abbinamento vincente.
Anzi, si potrebbe dire che ormai stanno diventando uno stile di vita.
A dimostrazione di questo, l’espansione del concept oltre oceano: tra le aperture più recenti dei brand segna un cambio di passo l’Armani/Caffè Mumbai, situato accanto alla nuova boutique Giorgio Armani. Uno spazio che incarna lo stile distintivo del brand, sia nell’estetica del design che nelle scelte del menu.
Da est a ovest, dall’India agli USA, il concetto di caffetteria italiana dimostra di essere un ever green che ha ancora molto da dire e che non tramonta. Almeno se si sviluppa l’idea di poterla legare a delle aziende ben rappresentative del saper fare italiano.
L’espresso italiano funziona.
E funziona bene.
Non è un caso che Tommy Hilfiger, marchio del celebre stilista negli USA, abbia scelto proprio Milano – città di riferimento della fashion week italiana e internazionale – per aprire il primo Tommy’s Cafe al mondo.
I nuovi Armani/Caffè: classe e profumo di caffè
Lo stile ovviamente non deve mancare, perché un luogo legato all’ospitalità di livello non può che essere curato in ogni dettaglio: dalla palette di colori, sui toni delicati del blu e del verde, ai motivi più classici di Armani. Bere un caffè avvolti da paraventi decorati con un raffinato motivo di palme, fa rivivere l’esperienza della tazzina all’interno di un ambiente sofisticato.
Secondo Forbes, la dinamica premia entrambe le realtà, hospitality e fashion retailers, perché permette ai primi di trovare modi alternativi di coinvolgere e interagire con i clienti fornendo degli spazi di incontro che invitano anche alla condivisione sui social. La caffetteria è un canale per raggiungere un pubblico più ampio e, viceversa, l’alta moda diventa una strada differente per proporre un consumo di caffè lontana dal bere frettolosamente al banco.
In un luogo in cui il lusso, la qualità, è una firma, di certo anche l’offerta di food & beverage deve essere all’altezza: il consumatore sa di immergersi in un’atmosfera di un certo tipo e probabilmente è più disposto innanzitutto a pagare di più una tazzina di caffè – che ritorna ad essere un rito con il suo valore – e soprattutto pretenderà di berne una che sia eccellente.
Boutique e ristorante trovano la miscela perfetta nell’elegante facciata, mantenendo però ognuno il proprio ingresso.
Ma l’impero di Armani Caffè allarga i suoi confini
E lo racconta un’altra apertura di questo mese: Armani/Caffè Omotesando, anch’esso collocato vicino alla boutique Giorgio Armani e direttamente collegato ad essa. Anche il Giappone beve caffè italiano e si veste di made in Italy. Un modo differente ed elevato di continuare a parlare dell’espresso italiano come un’icona globale.
L’ambiente trae ispirazione dal design e dall’atmosfera degli anni 30, caratterizzato da linee morbide e materiali naturali. I pannelli delle pareti, rivestiti in un tessuto iridescente verde chiaro, si sposano perfettamente con il pavimento in verde scuro.
Solo eccellenze nelle boutique Armani, che uniscono il caffè ad altri nomi italiani che sono sinonimo di eccellenza: dove c’è espresso, c’è pasticceria e così, all’interno dello store Armani è possibile trovare una selezione di prodotti Armani/Dolci by Guido Gobino. La proposta gastronomica, semplice e raffinata, è pensata per soddisfare un pubblico internazionale.
Ultimo colpo di coda di Armani: l’apertura a Costa Mesa, in California
Così dall’Oriente all’Occidente, passando naturalmente dallo Stivale, il marchio Armani procede a braccetto con la caffetteria, portando il profumo delle miscele sino a South Coast Plaza, accanto alla boutique Giorgio Armani.
E questo ottobre verrà invece inaugurato il nuovo Armani/Ristorante a New York – ricordiamo che il vero pioniere che ha puntato su questo connubio ormai nel lontano 2014, proprio nella Grande Mela, è stato Ralph Lauren, con il primo Ralph’s Cafè -.
Un altro tassello del mosaico Armani e caffè che però fa nascere anche qualche domanda: che caffè viene servito, a che prezzo e per fare questo salto in avanti (e sopra l’euro) è necessario come in molti temono, far diventare la tazzina una bevanda di lusso come i prodotti Armani?
In India, Giappone e Stati Uniti, la risposta sembra essere abbastanza chiara. O in Cina, dove le nuove generazioni hanno mostrato grande interesse per questo mix di brand del luxury.
E in Italia?