MILANO – Alessandra Bergamo è la direttrice delle risorse umane del Gruppo Argenta, azienda leader nella distribuzione automatica di cibi, bevande e altri prodotti. Ma è anche una manager di lungo corso che ha studiato e analizzato il modo in cui gli individui si approcciano al lavoro.
«E posso dire che in Argenta ho visto dei grandi cambiamenti, soprattutto negli ultimi anni».
Cambiamenti di che tipo? È sempre più frequente, ad esempio, che un candidato a una posizione aperta nel nostro gruppo chieda una tipologia contrattuale non rigida, che consenta anche al lavoratore una flessibilità di orario, movimento e operatività più ampia rispetto a quella consentita da un contratto a tempo indeterminato.
Di contro, in cambio di questa minore certezza, chiedono una retribuzione che sia fortemente legata ai risultati, con degli obiettivi di medio termine da raggiungere.
Quindi nessun timore di perdere il posto? No, soprattutto da parte di chi ha già acquisito una buona esperienza nel proprio settore.
Questi lavoratori sanno bene di essere delle risorse per le aziende, e sono loro i primi a dire che non vogliono un posto a tempo indeterminato che rischia di limitarne i movimenti.
Chi sono questi lavoratori che bussano alla porta dell’Argenta?
Sono manager che hanno già sviluppato la loro carriera altrove e che chiedono di poter far fruttare in azienda la loro esperienza, o sono persone che arrivano da esperienze imprenditoriali.
Questi ultimi in particolare hanno magari un interesse verso determinati ambiti e vogliono approfondirli, ma non hanno alcuna intenzione di diventare dei dipendenti: finito il loro compito potrebbero tornare a lavorare in proprio.
Per le aziende dov’è il beneficio?
Innanzitutto nel fatto che molte, ad esempio tra le piccole e medie, non avrebbero la possibilità di assumere questi lavoratori così esperti in pianta stabile. Offrendo invece contratti flessibili in cambio di una remunerazione elevata legata agli obiettivi riescono a poter utilizzare queste professionalità.
E poi c’è un beneficio per l’intera struttura: si abbatte lo stress e ci si focalizza sui compiti. In che senso? Nel senso che se si porta avanti una politica di questo genere, si ha una forte focalizzazione sul business e non si disperdono le energie in altre attività che nulla hanno a che fare con il lavoro.
Chi occupa una determinata posizione nell’impresa lo fa non per “politiche” aziendali o altro, ma per conseguire un obiettivo. In questo modo si abbattono le tensioni, lo stress è solo positivo e non legato a gelosie e si lavora meglio insieme perché tutti hanno interesse a collaborare e a portare a casa il risultato.