domenica 22 Dicembre 2024
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Antonio Schiavon su Tmcf e Triestespresso: “Il racconto delle due facce della filiera”

Il business development manager di Espresso Coffee Shop: "Poche aziende hanno scelto di partecipare ad entrambi gli eventi. Alcuni ritenevano che anche una visita potesse portare acqua al mulino di un concorrente che, magari, riesce a cavalcare l’onda dei due segmenti del mercato? Forse qualcuno, mosso da questa argomentazione, ha deliberatamente evitato uno o l’altro evento. Sarebbe opportuno che tra i propositi per l’anno nuovo l’operatore del caffè si sforzasse di guardare alla tazzina nella sua totalità"

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MILANO – Gli ultimi mesi sono stati densi di attività per i coffee lover. Tra tutti hanno spiccato Triestespresso e The Milan Coffee Festival. Antonio Schiavon, business development manager di Espresso Coffee Shop, esprime la sua opinione sulle due Fiere, esponendo le loro differenze e il loro ruolo nell’industria del caffè. Leggiamo di seguito la sua opinione.

Antonio Schiavon su The Milan coffee festival e Triestespresso

di Antonio Schiavon

Triestespresso ci ha permesso di visitare una fiera che è stata veramente un “porto di mare”, a cominciare dalla collocazione. Lungo i corridoi si potevano incontrare conoscenti, operatori italiani e stranieri tutti riuniti da una comune appartenenza professionale al mondo del caffè.

Specialty Coffee e microtorrefattori

The Milan Coffee Festival ha attirato uno spettro molto più ampio e variegato di addetti ai lavori: dai soliti professionisti ai semplici cultori del caffè, che in una metropoli non possono che esserne virtualmente tutti gli abitanti.

Proprio l’evento del capoluogo lombardo ha dedicato molta attenzione ai cosiddetti coffee lover che potevano gustare i piccoli lotti di microtorrefattori come provare macchine da caffè negli stand di aziende che sapevano modulare la proposta ridisegnandola sulle esigenze (espresse o meno) del cliente.

Alcuni produttori di riferimento avevano infatti la gamma completa: dalle imponenti macchine commerciali a quelle che strizzavano l’occhio a chi si definisce barista at home o meglio ancora home barista.

Impossibile, al Tmcf, tenere a bada l’istinto di misurarsi con le macchine da caffè, con i macinacaffè, anche quelli coloratissimi, che invitavano a macinare manualmente nell’epoca delle capsule e delle cialde che ci ha sradicati dal rapporto diretto con la materialità del caffè.

Il roaster village ha sempre una dimensione di rilassatezza e di familiarità dove la socializzazione riesce ancora naturale e tutto grazie a questo prodotto, dono della natura, appunto, che i torrefattori esaltano rendendolo uno dei nostri primi desideri ogni mattina e ad ogni pausa caffè.

Lo stand Lavazza

Al Tmcf c’è stato lo stand molto visitato di 1895 by Lavazza. L’operazione di Lavazza non è certo quella di tentare di cavalcare una moda: è semmai quello sforzo per supportare una crescita nella consapevolezza del consumo del caffè con indicazioni sulla preparazione (sforzi importanti sono stati dedicati alle preparazioni alternative come le varie declinazioni del caffè filtro) e con la proposta di una costanza e una qualità dei lotti e delle varietà di chi ha l’autorevolezza per essere un riferimento mondiale.

A Triestespresso, invece, l’atmosfera era meno social ed educational, meno ludica: molti espositori erano in giacca e cravatta quasi a ricordare l’eleganza di sempre e la professionalità di lungo corso.

Tradizione e innovazione

Triestestespresso e il Tmcf hanno rappresentato al meglio i due ambiti del mondo del caffè: quello che per pigrizia lessicale possiamo chiamare mainstream e quello minoritario quanto insopprimibile dello Specialty.

Poche aziende hanno scelto di partecipare ad entrambi gli eventi. Alcuni ritenevano che anche una visita potesse portare acqua al mulino di un concorrente che, magari, riesce a cavalcare l’onda dei due segmenti del mercato?

Forse qualcuno, mosso da questa argomentazione, ha deliberatamente evitato uno o l’altro evento. Sarebbe invece opportuno che, tra i propositi per l’anno nuovo, l’operatore del caffè si sforzasse di guardare alla tazzina nella sua totalità.

Magari ponendosi un paio di domande tipo: e se quello che abbiamo visto al Tmcf non fosse una moda effimera? E se Triestespresso non fosse proprio per nulla un déjà vu?

Forse ci ritroveremo tutti a gennaio al Sigep di Rimini e un gelato, al mare d’inverno, ridesterà la nostra curiosità rispetto all’espresso tradizionale come rispetto al caffè specialty. Rispetto a, appunto.

Antonio Schiavon

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