Antonio Quarta, amministratore unico della torrefazione Quarta Caffè di Lecce, esprime la sua opinione sull’ordine di 60.600 cialde Nespresso da parte della Presidenza del consiglio dei ministri. Il torrefattore si sofferma sul comportamento degli enti pubblici che, secondo il torrefattore, “non perdono occasione per privilegiare i prodotti stranieri: dalle auto blu fino al caffè”. Leggiamo di seguito l’intervento di Antonio Quarta.
di Antonio Quarta
La scorta di caffè di 60.600 cialde Nespresso
“Ho letto con sincero stupore, la scorsa settimana, la notizia secondo la quale la Presidenza del Consiglio avrebbe effettuato un ordine di ben 60.600 cialde Nespresso come scorta per l’anno in corso: il doppio di quelle, della stessa marca, ordinate l’anno precedente.
Le mie perplessità al riguardo derivano solo da un piccolo particolare: come mai Palazzo Chigi ha inteso approvvigionarsi di caffè straniero senza una gara pubblica? A mio sommesso parere, infatti, dare modo ai produttori italiani di partecipare a una regolare procedura pubblica d’acquisto avrebbe potuto rappresentare un segnale di effettiva vicinanza ai nostri imprenditori.
Un modo per sostenere con i fatti, non con vuoti proclami che lasciano sempre il tempo che trovano, le nostre aziende in difficoltà. E non serve ribattere che in tempi di globalizzazione il commercio va così, senza confini.
Non serve, quantomeno, se sei un’istituzione statale e devi dare esempio di buona amministrazione. Né credo d’altronde che le istituzioni svizzere, quando devono omaggiare per esempio ospiti illustri, regalino orologi o cioccolata italiana. Ed è giusto, perché a mio avviso le massime istituzioni statali devono sempre fare il tifo per le produzioni del proprio Paese.”
Un mancato sostegno alle imprese italiane
“Tutto questo, tra l’altro, in un momento in cui numerosi torrefattori italiani stanno facendo fronte comune, uniti in un Consorzio, per ottenere dall’Unesco il riconoscimento dello status di Patrimonio Immateriale dell’Umanità per il rito del caffè espresso italiano.
Acquistare prodotto italiano per gli “espressi” di Palazzo Chigi, insomma, non sarebbe stato un obbligo, per carità, ma forse una questione di attaccamento vero al proprio Paese, sia per il buongusto che per il gusto: perché, sia ben chiaro, siamo tutti convinti che il nostro caffè non sia secondo a nessuno.
Chapeau quindi e complimenti alla Nespresso per questa prestigiosa fornitura, ma grande delusione per il comportamento – del quale chiederemo conto nelle sedi opportune – dei nostri enti pubblici, che a dispetto dei proclami non perdono occasione per privilegiare i prodotti stranieri, dalle auto blu fino al caffè.
Bravi, viva l’Italia… ma sempre a parole! Anche se sono convinto che il nostro caro capo del governo, notoriamente amante dell’espresso italiano, sia stato tradito – oltre che dai partiti – dai suoi dirigenti e burocrati sprovveduti. Che devono mettersi bene in testa, come ha rimarcato il nostro presidente Bonomi, che “il Pil lo creano le nostre imprese”.”
Antonio Quarta