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giovedì 21 Novembre 2024
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Antonio Quarta per la comunità di Lecce: “Il caffè è liturgia di pace”

Il torrefattore: "Le comunità esprimono il fattore territoriale. Siamo riusciti comunque a mettere insieme le candidature che rappresentano lo stile di vita del nostro Paese. Trovare questa unità è stato fondamentale. Per me, questo riconoscimento dovrebbe esser ad honorem: il dossier arriverà a Parigi e sarà approvato"

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ROMA – Antonio Quarta, fresco di firma della carta dei valori, come rappresentante della comunità del caffè di Lecce, ha condiviso con noi una sua sensazione immediata dell’evento di presentazione a Roma. Ha viaggiato dalla sua terra per fare ancora una volta la sua parte in questo percorso di valorizzazione di una bevanda che è parte integrante del tessuto sociale e culturale di tutto lo Stivale.

Antonio Quarta: “Oggi è stato un successo”

“Grazie anche la presenza di Lino Banfi che ha dato un volto umano più umano all’evento. Ha partecipato come membro della comunità Unesco per l’Italia e di ambasciatore dell’Unicef. E’ stato fondamentale il fatto che abbia voluto apportare la sua firma nel dossier per la comunità emblematica della Puglia. Per noi è un onore e un prestigio. Avere con noi questo grande personaggio è stato un valore aggiunto, che coincidenza vuole, sta scrivendo in questi mesi proprio il soggetto di un film dedicato alla bevanda, dal titolo “Il caffè del cappuccino” che parla di un frate che vuole insegnare a dei ragazzi a preparare il caffè.

Lino Banfi al centro con Antonio Quarta e Cinzia Piovesano direttrice del Consorzio
Lino Banfi al centro con Antonio Quarta e Cinzia Piovesano direttrice del Consorzio (foto di Antonio Quarta)

E’ un personaggio dal profilo umano profondo e per questo ha sottoscritto per la comunità emblematica leccese con me. Per ringraziarlo, gli abbiamo donato un chicco d’oro come porta fortuna: il grano rappresenta la prosperità. – continua Antonio Quarta – Abbiamo firmato la carta dei valori come rappresentanti ciascuno della propria comunità emblematica, condividendo i sette punti che identificano il rito: socialità, solidarietà, uguaglianza, identità, universalità, inclusività, tradizione, ritualità, creatività, sostenibilità. Che raccontano come questa bevanda che viene consumata ogni giorno, sia così trasversale nella comunità. Un vero simbolo sociale proprio dell’espresso italiano.”

Quanto è importante l’adesione delle 10 comunità?

“Le comunità esprimono il fattore territoriale. Siamo riusciti comunque a mettere insieme le candidature che rappresentano lo stile di vita del nostro Paese. Trovare questa unità è stato fondamentale. Per me, questo riconoscimento dovrebbe esser ad honorem: il dossier arriverà a Parigi e sarà approvato.

Il Conte Caballini di Sassoferrato, firma la carta dei valori (foto di Antonio Quarta)

La conferenza è stata bella perché ha raccolto tutte le testimonianze, comprese le parti politiche e tutte le voci che hanno combaciato e hanno colto l’aspetto soprattutto della socialità. Perché il rito del caffè fa parte del nostro costume sotto tutti gli aspetti.

Quando abbiamo mandato il nostro caffè nel centro di caffè in Moldavia, il sacerdote ci ha detto: “il caffè è liturgia di pace“. Quindi è un prodotto che può svolgere tante funzioni sociali.

E’ stato lo stesso elemento che ha fatto anche sì finalmente che ci trovassimo uniti in un’identità sola. Dimostrando che siamo una grande forza.”

Voi come partecipate alla giornata dedicata al rito di questo sabato?

“Nel bar 300mila di Lecce, locale molto rinomato di Lecce, abbiamo organizzato all’interno della sala una conferenza stampa per tutti i media pugliesi, col fine di comunicare e spiegare questo progetto della candidatura. Tramite i social e tutti gli altri canali, faremo delle pagine dedicate con il Qr code per permettere a chi vorrà di effettuare la sottoscrizione. Ovviamente, Quarta Caffè offrirà il caffè sospeso per tutti. Specifico però che tutti noi delle comunità non parliamo mai di marchio: rappresentiamo tutta la nazione territorialmente super partes. Sabato sarà una giornata in cui non si parla di brand, ma solo del rito dell’espresso italiano. Il nostro impegno in tutti questi anni è stato proprio in questa direzinoe. Chi ha lavorato lo ha fatto per tutti, come spesso succede nelle associazioni d’Italia. L’importante è arrivare all’obiettivo dell’Unesco.”

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