domenica 22 Dicembre 2024
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Ansia da globalizzazione, ecco da dove nasce la guerra del caffè a Roma

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ROMA – Torniamo sulla “guerra del caffè” in atto a Roma, con questa interessante contributo, comparso dal sito Cafèstival, che analizza la vicenda con una chiave di lettura originale.

E’ diventata una battaglia legale, una vera e propria guerra del caffè, il “caro tazzina” ipotizzato a Roma. L’Associazione Esercenti pubblici di Roma di Claudio Pica andrà davanti all’Antitrust per difendersi dall’accusa di aver costruito un cartello per mettere tutti d’accordo sugli aumenti di prezzo.

Ma da cosa è scaturita la polemica? Tutto nasce da un esposto del Codacons all’Antitrust, in seguito alla proposta dell’Aeper di preparare gli esercenti romani all’arrivo delle multinazionali del caffè nella capitale: Buster Coffee, Starbucks o iniziative in franchising che moltiplicano l’offerta con prezzi conseguentemente superiori a quelli normalmente fissati, con punte di 1,20 euro. L’associazione ha infatti lanciato la proposta che ha scatenato il dissidio: un ritocco del prezzo della tazzina a fronte di un impegno dei gestori di bar e caffetterie di aumentare la qualità del servizio, finanziando ristrutturazioni dei locali e formazione del personale, così da migliorare la storica accoglienza dei baristi romani.

Un’iniziativa da leggersi come una svolta in senso qualitativo, una reazione all’invasione delle multinazionali del caffè e delle bevande con le quali è possibile competere solo attraverso una riconversione qualitativa delle aziende locali. Insomma, non un nuovo listino prezzi, ma un modo di prepararsi alla concorrenza delle grandi aziende che, complice la lunga crisi che ha colpito i fatturati, potrebbe ulteriormente danneggiare le tante piccole imprese del caffè romano.

Per il Codacons, invece, la proposta di adeguare i prezzi del caffè è diventata un’accusa di speculazione con tanto di denuncia all’Antitrust, segnalazione alla Procura di Roma e alla Guardia di Finanza. Una vera e propria guerriglia, che rende palese come gli effetti della globalizzazione possano, talvolta, essere destabilizzanti per l’economia delle piccole imprese.

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