domenica 22 Dicembre 2024
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Andrej Godina vive in diretta e scopre il mondo vero dietro la tazzina in Honduras

Come trascorre il Natale un coffee specialist come Andrej Godina? Ovviamente, stando vicino alla sua passione: in Honduras, con i coltivatori di caffè

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HONDURAS – Andrej Godina, il caffesperto triestino racconta la sua esperienza vissuta grazie al progetto Umami Area Honduras SA de CV. Una società che ha visto la luce, ormai più di un anno fa, nel febbraio 2017. Nato da una collaborazione societaria internazionale. Con il preciso obiettivo di dimostrare che un modello agricolo integrato di cafficultura è possibile.

Andrej Godina esplora la piantagione in prima persona

“Quando ho frequentato il mio primo corso sul caffè nel 1997 organizzato dall’Associazione Caffè Trieste, ho avuto l’occasione di scoprire il mondo che c’è dietro una tazzina di caffè.

Tantissimi paesi produttori, una miriade di famiglie produttrici. Poi estensioni delle piantagioni che vanno da avere qualche albero attorno alla casa fino a migliaia di ettari delle fazende in
Brasile.

Ancora, la coltivazione all’ombra e al sole, le borse merci di Londra e New York… Insomma, un mondo ricco di storia, tradizioni, prodotti di alta qualità.

E, ahimè, di tante storie fatte di estrema povertà, ingiustizia, analfabetizzazione. Di discriminazione razziale e di genere ed
emarginazione sociale.

Il percorso di studio accademico e lavorativo

Continua Andrej Godina “Il mio iter mi ha portato a diventare un caffesperto. Quindi un appassionato di caffè che ha avuto la fortuna di fare di questa passione un’opportunità lavorativa. Con un’ampia esperienza sull’intera filiera di produzione del caffè.”

Nel 2013 il primo viaggio in Honduras

Più precisamente, ha visitato la regione occidentale di Copàn. “Visitando questa splendida regione, quella della valle di Las Capucas, ho conosciuto la realtà associativa della cooperativa Cocafcal.

In questa porzione di terra, adiacente al parco nazionale dello Celaque, centinaia di famiglie produttrici di caffè hanno creato un modello di produzione differente.

Uno che promuove la sostenibilità della produzione del caffè che, secondo la loro visione, dev’essere a misura d’uomo.

Da questa prima visita ho instaurato un rapporto con Omar, direttore della cooperativa. Con Lourdes e Mary bariste della caffetteria locale. Così come con Norma e Pedro gestori del
residence e del ristorante Las Cabanas. Oltre che con Francisco detto Panchito, piccolo produttore di specialty coffees.

Il coltivatore Panchito con una delle sue nipotine

Un dialogo che è continuato attraverso chat e messaggi sui social network e whatsapp. Sono nate delle amicizie.”

Nel 2014 con Umami Area Italia

“Abbiamo iniziato a organizzare viaggi formativi in piantagione. La cui prima destinazione è stato il villaggio di Las Capucas a cui sono seguite altre destinazioni.

Come la Colombia, il Costarica, l’El Salvador, Il Brasile, Il Vietnam e l’Indonesia. In questi anni circa 300 persone hanno avuto la possibilità di frequentare il percorso formativo del Coffee Skills Program di Sca in piantagione. Ciò mi ha dato la possibilità di intensificare il rapporto di amicizia con la comunità di Las Capucas.

Ho potuto tessere rapporti umani e professionali. Anche fondare le basi del progetto Umami Area Honduras che nel 2017 ha preso forma con la costituzione di una società e l’acquisto di finca Rio Colorado.” – www.umamiarea.com

Il progetto di acquisto della piantagione

E’ il frutto, innanzitutto, di rapporti di amicizia tra i soci della società con persone di Las Capucas. Ma nasce anche dal sogno di ciascuno dei soci di essere proprietari di una piantagione di caffè.

Ancora Andrej Godina “Per questo motivo ho deciso di trascorrere le mie ultime vacanze natalizie in Honduras. La piantagione finca Rio Colorado è gestita da Panchito.

Piccolo produttore, socio dell’azienda che ha un contratto di lavoro di gestione della piantagione e provvede a organizzare il lavoro durante tutto l’anno.”

In Honduras il periodo di raccolta del caffè inizia a novembre e termina a marzo

Inoltre, prevede tra i 3 e 4 passaggi di raccolta delle drupe mature sulle stesse piante. Dicembre e gennaio poi, sono i mesi di lavoro più intensi.

In quanto il caffè da raccogliere è tanto e l’impianto di lavorazione della cooperativa lavora 24 ore al giorno. Così da riuscire a processare nel più breve tempo le ciliegie che arrivano da tutti gli 850 soci.

Un Natale 2017 atipico

Dice Andrej Godina: ” atipico, ma, forse, anche uno dei più veri. Nei giorni di raccolta del caffè la vita in finca inizia con la sveglia alle 5:30. Con una colazione a base di tortillas di mais bianco, fagioli, uova e una tazza di caffè.

In casa di Panchito si beve esclusivamente il migliore caffè che lui stesso produce. Tostato dalla figlia Lourdes che lavora nella cooperativa. Poi preparato a filtro utilizzando acqua calda e un filtro di cotone.

Con i primi bagliori dell’alba si parte da casa per andare in piantagione. E’ qui che si incontrano i raccoglitori. Si può quindi organizzare la giornata di lavoro.”

In finca Rio Colorado durante la raccolta vivono circa 30 persone

celaque national park kids and panchito

Tra raccoglitori, qualche famiglia e due persone che si occupano di
cucinare i pasti per tutti. Durante il periodo, generalmente, le giornate sono soleggiate o perlopiù nuvolose. Anche se a volte un vento freddo proveniente da nord e pioggia fitta possono rendere il lavoro più faticoso.

Il lavoro del picker (il raccoglitore di caffè) è piuttosto duro

E’ un’attività che parte dalle 6:30 del mattino fino alle 15:00 tra i filari delle piante. Non si fa altro che selezionare e raccogliere
una per una le drupe mature. Con solo una breve pausa verso le 10 per una merenda e un caffè. Poi il pranzo alle 12:30.

Un raccoglitore esperto può riuscire a raccogliere anche 40 kg di ciliegie mature al giorno.

Riprende Andrej Godina “Per Panchito, dopo aver coordinato le mansioni dei lavoratori, il lavoro lo porta a mansioni differenti. Come andare nella vicina cittadina di Corquin per prelevare in banca i contanti per pagare il personale in piantagione;

comprare al negozio locale fertilizzanti, prodotti per il controllo della ruggine. Oppure tubi di plastica per ripristinare l’acqua potabile o un pezzo di ricambio per sistemare la motosega.

Poi andare al locale ufficio amministrativo del comune per il disbrigo di qualche pratica.”

Finca Rio Colorado si estende su una superficie notevole

Quindi il lavoro è infinito: 45 ettari con piante di caffè, boschi di pini, due fiumi; il viale di ingresso alla finca con fiori e piante ornamentali.

Poi il ponte sul rio Colorado, quattro case, un forno a legna che serve a cucinare il pane, ecc.

“In questo scenario sono partito con un volo diretto per il Centro America il 4 di dicembre per poi farvi ritorno il 3 gennaio dell’anno dopo.

Dopo qualche settimana passata a lavorare in piantagione e a organizzare corsi gratuiti al personale della cooperativa sui moduli base del Coffee Skills Progam di Sca, arriva finalmente la vigilia di Natale.

Come descritto nelle righe precedenti la mia sveglia del 24 dicembre è stata presto. Infatti, alle 6:30 Panchito mi è passato a prendere con il nostro pick up per andare in
piantagione.”

Il lavoro in piantagione non conosce festività

Ancora Andrej Godina “Anch’io ho passato la giornata tra l’attività di picking e di sistemazione dell’aerea dove ospitiamo i partecipanti di Umami Coffee Camp. Per le lezioni teorico/pratiche in piantagione.

Il pranzo è stato semplice. Mentre stavo potando degli alberi di banane vicino alle case, Panchito mi ha chiamato; ha acceso un fuoco e da una borsa ha tirato fuori tre contenitori con tortillas di
mais bianco che abbiamo scaldato alla brace, fagioli e riso.

Io nel frattempo ho iniziato a macinare il caffè del nostro raccolto tostato il giorno prima nel laboratorio della cooperativa; l’acqua presa dal fiume Aruco l’ho scaldata in un pentolino al fuoco.

Poi, con un aeropress ho preparato due tazze di caffè che, in silenzio, abbiamo bevuto a fine pasto seduti sulle rive del fiume Aruco.”

Nella piantagione passano due fiumi

Il primo si chiama Colorado e viene direttamente dalla valle di Las Capucas. Mentre il secondo, Aruco nasce nell’adiacente complesso montuoso del Celaque. Il parco nazionale più grande e alto del Centro America.

“Verso le 15 i raccoglitori hanno iniziato a portare i sacchi di plastica contenenti le ciliegie raccolte in piantagione.Panchito ha iniziato a portarli con il pick up alla cooperativa per la lavorazione.

Io nel frattempo, sono andato a fare una doccia. Nel tardo pomeriggio ,con un passaggio preso sulla strada, sono arrivato alla cittadina di Santa Rosa de Copàn. A circa 1 ora di tragitto.

Ho potuto così partecipare la mattina seguente alla Santa Messa di Natale. La chiesa della cittadina è in tipico stile coloniale spagnolo, alle 10:00 la navata era gremita di famiglie.

Donne e uomini vestiti a festa per l’occasione. Mentre il rito liturgico è iniziato con l’ingresso del celebrante e i chierichetti mentre l’altare veniva benedetto con l’incenso.

La festa del Natale è poi proseguita con il pranzo a casa di Michela, italiana. Da tre anni già in Honduras che lavora
per Etea.

Una fondazione spagnola che si occupa di progetti di sviluppo agricolo nel Centro America. Il pranzo è stato semplice. Cucinato a casa con un menu italiano contaminato dalla cucina honduregna.

Dopo il caffè preparato questa volta in moka, secondo la più tipica
tradizione italiana, Michela mi ha portato in città a fare due passi. Fino a raggiungere la scalinata del belvedere, uno dei luoghi turistici simbolo della città.

Il ritorno a Las Capucas nel pomeriggio questa volta nel cassone di un pick up, passaggio offertomi da uno dei dipendenti
della cooperativa Las Capucas.”

Il buio ormai è calato sulla valle di Las Capucas

“L’odore della zuppa di gallina proviene dalla cucina dove la
moglie di Panchito è indaffarata ai fornelli a preparare il cibo della festa.

Uccidere la gallina di casa è un evento sociale che in quest’area preannuncia un pasto della festa. La casa di Panchito è costruita in mattoni, è piccola. Costituita dalla cucina, il soggiorno e due stanze da letto.

Il bagno è in una piccola cabina posizionata nel giardino dietro la casa. Non c’è acqua corrente e quando è necessario farsi la doccia, ovviamente, è fredda.

Nell’attesa della cena, con il mio spagnolo imparato da
autodidatta in questi quattro anni di trasferte in Centro America, con Panchito abbiamo parlato delle sue due figlie.

Studiano all’università, della stagione di raccolta e del cambio
climatico. Delle problematiche dei giovani della comunità di Las Capucas. Oppure di come è importante dare loro un modello sostenibile di business nel campo della coltivazione del caffè.”

Com’è organizzato il Campus

“Abbiamo anche discusso dell’organizzazione delle varie attività didattiche del campus di formazione. Sarebbe iniziato con l’arrivo di 20 partecipanti italiani il 27 dicembre.

Abbiamo anche discusso di come rendere l’esperienza formativa anche un’esperienza umana… è stato grazie a questo spunto che nei giorni successivi del campus abbiamo organizzato la stessa cena per tuti e 20 i partecipanti.

Riuscendo così a renderli partecipe di un’esperienza umana unica.
Sul tavolo ci viene servita la cena. Una latta di birra made in Honduras accompagna il menu che come piatto forte offre la zuppa di gallina,

Le immancabili tortillas di mais bianco sono accompagnate dai
fagioli neri assieme a un po’ di verdure bollite e qualche pezzo di un formaggio primo sale.

La famiglia

La conversazione quindi coinvolge la figlia Lourdes. Barista e trainer della campionessa barista Mary. Lei stessa lavora con lei alla caffetteria della cooperativa.

Si parla delle sue due gemelle che ha avuto con il compagno che poi l’ha abbandonata e si è trasferito nella capitale. Lourdes
con grande coraggio e tenacia si occupa delle gemelle riuscendo allo stesso tempo ad aiutare a sostenere le spese di casa grazie al lavoro alla cooperativa.

L’idea di aiutare Panchito

“Per creare una sorta di strumento di marketing che lo possa aiutare a farsi conoscere per promuovere il suo caffè. Così da rimanere in contatto con i suoi clienti.

Decido quindi di offrire il mio aiuto per creare e gestire la pagina Facebook che abbiamo deciso di intitolare Francisco Villeda Panchito.

Questa iniziativa è parte del progetto di sostenibilità sociale di
Umami Area. Con il quale si sostiene e promuove l’attività di business di piccoli produttori svantaggiati.”

Per informazioni info@umamiarea.com

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