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domenica 16 Marzo 2025
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Stefano Andreis, Torrefazione Bontadi: “Nei prossimi 20 mesi si potrebbero toccare i 2,50 euro a tazzina”

Stefano Andreis, amministratore delegato della Torrefazione Bontadi, storica azienda che produce caffè artigianale dal 1790 e che ha attraversato molti mutamenti della società, afferma come riportato da Il Dolomiti: "Per l'ultimo ordine ci hanno assicurato la fornitura di solo il 50% della richiesta. Ormai le valutazioni sono mensili, non si riesce più a pianificare in prospettiva. Si è costretti quasi quotidianamente a ritoccare la situazione per trovare un equilibrio tra costi e ricavi. E' un momento di resilienza totale per il settore"

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La stima del costo della materia prima è del 200% in più dal 2020 a oggi. L’amministratore delegato della Torrefazione Bontadi, Stefano Andreis, riflette sul futuro del prezzo della tazzina. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale d’informazione Il Dolomiti.

Il prezzo del caffè secondo Stefano Andreis

MILANO – Rincaro dei prezzi della materia prima, costi che non si abbassano, la crisi climatica che colpisce duramente le piantagioni, una tensione geopolitica costante e trasporti ancora difficili. La tazzina di caffè? Si potrebbe arrivare, e nemmeno tra troppo tempo, a 2,50 euro.

“Per l’ultimo ordine ci hanno assicurato la fornitura di solo il 50% della richiesta”,  Stefano Andreis, amministratore delegato della Torrefazione Bontadi, storica azienda che produce caffè artigianale dal 1790 e che ha attraversato molti mutamenti della società, afferma come riportato da Il Dolomiti. “Ormai le valutazioni sono mensili, non si riesce più a pianificare in prospettiva. Si è costretti quasi quotidianamente a ritoccare la situazione per trovare un equilibrio tra costi e ricavi. E’ un momento di resilienza totale per il settore”.

Nelle scorse settimane la materia prima ha toccato i 4 dollari per libbra, una cifra record. La stima è di un incremento del 200% dal 2020 a oggi. Sono diversi i fattori che influenzano dei costi pazzi. La crisi climatica, in primis. Il caffè è tra le bevande più consumate in tutto il mondo ma la pianta è delicatissima, le coltivazioni sono caratterizzate da determinate condizioni ambientali: America Latina, Asia e Africa.

Le piantagioni crescono in aree dove le temperature si mantengono tra i 18 e i 21 gradi con giornate (non troppo) calde e notti più fresche. Per una fioritura ottimale le precipitazioni non devono essere abbondanti e la stagione deve essere piuttosto secca una fioritura ottimale. La crisi climatica ha ripercussioni drammatiche e influenzano fortemente il raccolto nei Paesi produttori.

“La richiesta di caffè è aumentata nei Paesi produttori, in quelli asiatici e mediorientali”, prosegue Andreis a Il Dolomiti. “A questo si aggiungono le difficoltà logistiche. C’è un -40% di transito delle navi al canale di Suez, un -50% in quello di Panama perché il livello dell’acqua è basso”. E non mancano le speculazioni. “Un chilo corrisponde mediamente a 142 tazzine. Si è forse lasciata troppa marginalità ai bar, il prodotto è stato pagato probabilmente troppo poco e questo spinge ai rialzi”.

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