MILANO – Andrea Villa, un uomo che dietro al bancone ha sviluppato la sua professionalità in tanti anni di esperienza sul campo: bartender AIBES, sommelier AIS, trainer per l’Accademia italiana maestri del caffè, gestore del suo locale M10 Café a Lesmo e
infine assiduo frequentatore del panorama gare. Si è distinto in primis al Gran Premio della caffetteria italiana nel 2017, terzo nel campionato italiano cup tasters nel 2018 e infine nel 2020, arriva il titolo di campione italiano per la categoria coffee in good spirits. Adesso manca solo il mondiale: la sfida lo attende dietro l’angolo, quando si terranno le competizioni a giugno durante il Woc di Milano, dal 23 al 25.
Villa, come si sente all’idea di tornare sul palco mondiale, dopo aver saltato l’appuntamento a Taiwan?
“Mi sento bene, sono contento e non vedo l’ora. Ho già respirato un po’ dell’aria che si vive ai mondiali quando ho partecipato ad Host con la squadra di Bugan Coffee Lab e poi in seguito abbiamo replicato l’esperienza al Sigep. Maurizio e Sonia Valli mi stanno aiutando sia per quanto riguarda il caffè da portare in gara che per la preparazione stessa della performance.”
Il cambio di location da Varsavia a Milano, come l’ha vissuto?
“Al di là del motivo che ha provocato il cambiamento che non è felice, giocare in casa è sempre bello anche in termini di comodità: la gara comporta il trasporto di attrezzature, materie prime e oggetti che si possono rompere e quindi stare a Milano è sicuramente un vantaggio. Avrò anche più persone che mi supporteranno, il che può essere un’arma a doppio taglio – scherza Villa – perché potrebbero rappresentare una pressione ulteriore. Ma in realtà una volta sul palco, non si guarda più nessuno dal pubblico. Si fa solo attenzione ai giudici.”
Su quale aspetto sta più lavorando per la championship di Milano?
“I drink sono praticamente pronti. Ora stiamo lavorando sul parlato e su tutto ciò che concerne lo stare sul palco e la routine di gara. Un momento che per me dev’essere fondamentalmente un divertimento e che deve rappresentare in pedana il lavoro che facciamo ogni giorno. L’emozione sul palco ovviamente ci sarà, ma sono estremamente fiducioso. Non mi sto quindi preparando mentalmente perché voglio godermi l’esperienza senza particolari pregiudizi. Coffee in good spirits è l’attività dietro al banco dal punto di vista pomeridiano e serale, e l’obiettivo è quello di trasmettere un’emozione ai giudici.
La maggiore sfida di questa categoria è quella di dare importanza al caffè tra tutti gli ingredienti, riuscendo ad esaltarne i sapori e i profumi. Quando lo si lega ad altri elementi bisogna dare importanza a tutta la filiera dietro al prodotto che abbiamo scelto. L’aspetto fondamentale per queste gare poi è l’effetto wow. Quindi non posso svelare ancora nulla del cocktail che porterò in gara.”
E qual è la routine di Villa?
“Una parte la dedico allo speech, un’altra è legata alla realizzazione della performance con lo studio dei movimenti e infine la fase finale dove si uniscono le due cose. Non sembra, ma riuscire a gestire entrambe nei tempi giusti e in maniera efficace è la parte più complicata. Appariamo sereni in pedana, ma per esserlo c’è un grande allenamento alle spalle. Ci sono giorni in cui dedico ore per mettere a punto tutto e non appena ho dei momenti liberi, mi concentro sul movimento. Le ultime due settimane prima della sfida vera e propria partirà la full immersion.
La gara è sempre emozionante e il portare sul palco le sperimentazioni che si sono fatte con il caffè, se funzionano, possono esser riportati nei propri locali. Mi piace portare un’idea di gara, altrimenti neppure partecipo”.
Qual è il suo obiettivo, a parte la vittoria e quale invece segreto per il primo posto nella sua categoria?
“Al di là del primo posto, il traguardo è quello di rappresentare l’Italia bene e magari arrivare in finale. La mia gara è divisa in tre step: la prima è quella più breve, la spirit bar a cui segue la seconda, preliminary round, e infine una terza che è l’unione dei punteggi di queste due fasi. I primi sei di questa classifica accedono alla finale. Vorrei quindi arrivare almeno tra questi sei finalisti.
Il segreto della vittoria? La somma di tanti piccoli dettagli: dall’attenzione alla novità, alla scelta del caffè, all’idea di gara. Sono più chiavi che devono aprire più porte. Il mio percorso è partito in Costa Rica nel 2019, quando ho viaggiato nelle piantagioni che mi ha dato l’ispirazione.”
Ma come mai ha deciso la gara di coffee in good spirits?
“Coffee in good spirits è una disciplina che mi rappresenta. Avevo già sperimentato la parte sensoriale cimentandomi nella categoria del cup tasting anche nel quotidiano – sono anche sommelier del vino – ma nasco bartender e mi sono avvicinato al mondo del caffè nel 2006. Così ho unito i miei due amori, stando al banco facendo miscelazione con uno dei prodotti che più mi piacciono.
Coffee in good spirits è una modalità che si colloca in tutte le fasce orarie. È vero che siamo abituati ai soliti cocktail con base caffè (black russian, espresso martini) ma si possono creare delle unioni bellissime che non si sospettano. Se ci pensiamo bene, il caffè è già un cocktail a sé, per il suo bouquet di aromi unici da rispettare. Ora si sta muovendo qualcosa nella riscoperta dell’utilizzo di questo ingrediente nella miscelazione e non solo “.