MILANO – In questo periodo delicato sono in molte le persone che scelgono di sostenere la causa dell’Ucraina. Andrea Valdettaro, il titolare di una gelateria a Marassi (quartiere di Genova nella bassa Val Bisagno), ha creato un gelato con i colori della bandiera ucraina. Ha pubblicato la foto della sua creazione su Facebook chiamando il gelato con il nome di “Freedom” che non è in vendita. Riportiamo la notizia dal portale La voce di Genova.
Il gelato con i colori dell’Ucraina
GENOVA – Un gelato dai colori della bandiera ucraina. Lo ha realizzato Andrea Valdettaro, titolare di una gelateria a Marassi. Lo ha annunciato lui stesso su Facebook postando la foto, chiarendo che il gelato, ribattezzato ‘Freedom‘, non è in vendita.
Andrea Valdettaro dichiara: “Non abbiamo mai fatto il ‘puffo’, ma la vita spesso insegna che c’è sempre una prima volta. È lì, al centro del banco, e nessuno lo può prendere o portare via. Non lo vendiamo. Perché è un principio. E come tale non lo si può toccare o prendere. È inviolabile. Non è un messaggio pro Ucraina contro Russia. Non è contro nessuno, se non contro un unico inviolabile principio universale. Contro una guerra con vittime di violenza: su ambo i fronti.”
Andrea Valdettaro continua: “Lo pubblichiamo anche per suggerire, a chi ne avesse voglia, di esprimere un concetto analogo. Ognuno può trovare una modalità che ritiene più idonea, in base a come si sente di esprimerla. I colori sono quelli dell’Ucraina, perché in questo momento sono loro l’esempio e il capro espiatorio massimo di ciò che è in gioco. In gioco per tutti.
È un qualcosa contro la libertà di vita, di esprimersi, di difendersi. Che fa leva su un ricatto su scala mondiale. Sperando, che il dissenso espresso, quasi mondiale, verso questa forma ‘politica’, possa sostenere sempre di più quei Russi oppressi e in disaccordo, nel trovare il coraggio per far sentire, non senza rischi, anche la loro voce”
Per concludere: “Il gelato è una delle tante materie che io trasformo e lavoro. E come tale posso usarla nobilmente anche per comunicare qualcosa di differente e inusuale. Al pari di carta, legno, pietra o altro. Quando ho pensato di realizzare questa vaschetta, per correttezza, ne ho voluto parlare con un mio dipendente, un bravissimo ragazzo, russo.
Però quando, quello stesso giorno, l’ho visto arrivare a lavoro con una fascia al braccio con i colori dell’Ucraina, ho capito che non ce ne sarebbe stato bisogno. Perché eravamo esattamente sulla medesima linea di pensiero. Tant’è che mi ha chiesto se poteva essere lui stesso a farla materialmente. E così ha fatto. I simboli non si possono vendere. Perché non gli si potrà mai dare un prezzo”.