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sabato 02 Novembre 2024
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Andrea Trucillo: “Lavorare in azienda? Una scelta naturale”

Un'altra delle donne in casa Trucillo: “Come business control manager, il mio scopo è quello di ottimizzare e monitorare l’organizzazione e i processi aziendali in un’ottica digitale, in modo da rendere facilmente reperibili tutte le informazioni necessarie per lo sviluppo. Ma per i prossimi anni abbiamo già importanti obiettivi di sviluppo internazionale e nazionale da raggiungere. E nella nostra squadra per questo è entrato Francesco Giordano, che guiderà il passaggio generazionale. Per me e i miei fratelli rappresenta un vero e proprio coach, un mentore che ci porterà a raggiungere i nostri traguardi futuri.”

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MILANO – La storia di una famiglia legata alla torrefazione, alla qualità dell’espresso, alla formazione professionale e all’esportazione di questo simbolo del made in Italy verso mete sempre più distanti: tutto questo è Caffè Trucillo, che da Salerno spinge la tazzina oltre oceano grazie alla forza congiunta di Matteo Trucillo, Fausta Colosimo e oggi anche dei loro tre figli, Antonia, Andrea e Cesare. Altre volte le loro voci si sono alternate su queste pagine e ora aggiungiamo un tassello a questo quadro imprenditoriale e famigliare.

Andrea Trucillo, ora è il suo turno dopo aver fatto il suo ingresso nell’azienda di famiglia: che cos’è il caffè per lei?

“Il caffè fa parte della mia vita da ancor prima che potessi ricordare. Come è successo per i miei fratelli, anch’io ho avuto la libertà di sviluppare il mio percorso personale fino a quando ho deciso di lavorare in azienda nel 2018. Per me è stata una scelta piuttosto naturale, che ha accomunato tutti e 4 in famiglia: seguire mio padre. Sono profondamente legata ai miei fratelli e i miei genitori sono stati per me una fonte di ispirazione grandissima: lavorando insieme e condividendo la loro esperienza con noi negli anni, è stato spontaneo per me continuare il loro progetto.

Oggi posso dire che questo mestiere è molto motivante e sfidante. Ci occupiamo tutti di cose diverse ma ci confrontiamo continuamente. In più abbiamo a che fare con un prodotto che conta su di una filiera alle spalle meravigliosa, e su di una community composta da tanti appassionati. Il caffè ovviamente mi piace – scherza Andrea Trucillo – anzi, devo fare attenzione a quanti ne bevo. Per me il caffè è la moka in cucina, che mio padre preparava in un tazzone da 4. È un ricordo di casa.”

Che ruolo ricopre attualmente in torrefazione e di che si occupa esattamente?

“Dopo un periodo iniziale di gavetta all’interno dell’azienda per poter conoscerne tutti i meccanismi interni, attualmente svolgo il ruolo di business control manager. In particolare porto avanti un progetto di reingegnerizzazione dei processi, ovvero la digitalizzazione dell’informazione, con focus sull’area di amministrazione e controllo.

È un processo avviato due anni fa, quando ci siamo trovati di fronte alla necessità di aggiornare il nostro sistema gestionale dei dati: abbiamo colto l’occasione per evolverci e rivoluzionarci per stare al passo delle sfide internazionali e nazionali, con lo sviluppo di procedure e gestione di informazione più fruibile ed efficiente.

Questo cambiamento coinvolge diverse aree dell’azienda: abbiamo creato un modello di torrefazione smart e sostenibile. Attraverso la digitalizzazione abbiamo ottimizzato i processi produttivi, incrementando la produzione e migliorando così anche la qualità del prodotto. Per migliorare la sicurezza del lavoro e l’implementazione di progetti sostenibili e evolverci in un’impresa 4.0, collegando i macchinari al gestionale aziendale, inserendo ulteriori passaggi di controllo qualità. Nell’interconnessione abbiamo ottenuto informazioni più precise che permettono di condurre analisi più approfondite.

Le tecnologie ci aiutano anche a contenere ulteriormente l’impatto ambientale di tutte le operazioni. Abbiamo iniziato questa trasformazione poco prima dello scoppio della pandemia: un momento critico che però abbiamo saputo sfruttare, trasformandolo in tempo da dedicare al cambiamento. Una svolta che ha richiesto soprattutto fiducia delle persone nel cambiamento. Così dopo due anni di fermo, ora che si riparte lentamente, siamo pronti a riprendere con una nuova struttura. Il 75% del nostro mercato si sviluppa all’estero, e per questo abbiamo tante persone sempre in movimento, non fisicamente in azienda, che grazie alla digitalizzazione sono costantemente aggiornate.

Abbiamo avuto un fortunato tempismo rispetto allo scoppio della pandemia, avendo implementato ulteriormente il discorso legato allo smartworking. E questo a dimostrazione che come azienda ci muoviamo e investiamo per visione, non per necessità. Nel 2022 ormai l’informazione è tutto, è la ricchezza stessa dell’azienda. E per questo abbiamo voluto perseguire questi obiettivi importanti: Trucillo è sempre stato un luogo di condivisione di conoscenza e trasparenza, e in linea con la nostra indole abbiamo trattato il passaggio di informazioni come un asset di grande valore.

Dopo 25 anni di storia e database, il nostro gestionale aveva bisogno di esser rinnovato, per evolversi in un sistema più intelligente adatto a migliorare il lavoro di tutti. È un progetto articolato e ancora in essere: tuttora stiamo implementando i software aziendali.”

Lei con i suoi fratelli, rappresenta la nuova generazione di Caffè Trucillo: quali progetti e concetti state portando avanti per il futuro dell’azienda?

“A parte il passaggio alla digitalizzazione che comprende temi di sostenibilità e qualità, ci sono altri progetti in campo. Antonia sta portando avanti l’Accademia, facendola diventare sempre più il punto di riferimento formativo per il sud Italia. La sua figura, con la sua expertise, garantisce il continuo aggiornamento e sviluppo di questo centro. Dopo 20 anni dalla sua fondazione, voluta da mia madre, ad Antonia tocca la responsabilità di farle fare un ulteriore salto in avanti, attraverso una serie di innovazioni necessarie a una didattica moderna, all’altezza delle nuove sfide accentuate dal Covid.

Tengo a dire che come generazione siamo stati fortunati perché possiamo ascoltare, imparare dall’esperienza di chi ci ha preceduto. Noi in particolare abbiamo come esempio i nostri genitori e l’esperienza dei collaboratori storici dell’azienda: ci hanno trasmesso non solo il sapere, ma hanno avuto l’apertura mentale di accogliere le nostre idee.”

Dubai e New York sono state fonte di ispirazione?

“Ci sono due aspetti che possiamo evidenziare a proposito: il primo è che la catena di coffee shop che stiamo sviluppando a Dubai è un grande esempio di come si possa diffondere la cultura del caffè italiano attraverso la commistione di diverse culture. L’espresso non va proposto come un sistema chiuso che va solo esportato. Quando si viene in contatto con un posto come Dubai, melting pot di persone da tutto il mondo, bisogna imparare dalla sua lezione: restare aperti alla miscela, un po’ come quella della tazzina che contiene varie origini. Messe insieme nel modo giusto, porta a ottimi risultati non solo in termini di business ma anche di crescita personale.

Non c’è l’abitudine di passeggiare per poi fermarsi in un bar a prendere il caffè: a Dubai a causa del caldo, si sceglie appositamente di andare in un posto con una caffetteria al suo interno, come il centro commerciale. Ci sono anche tanti franchising, c’è il mondo intero a portata di mano. In questo contesto abbiamo aperto le nostre caffetterie con il supporto del nostro partner locale, con l’obiettivo di portare l’italianità a Dubai mantenendosi però aperti ad uno stile di vita molto diverso da quello che conosciamo. Questo è il modo più corretto di diffondere la propria cultura: restando aperti all’incontro con le altre culture.

L’altro aspetto specifico di Dubai è che si tratta della città dell’innovazione e del digitale. Quando l’abbiamo visitata, ne abbiamo tratto una forte ispirazione proprio per sviluppare nuovi progetti legati a questo aspetto in azienda, come per esempio avviare il processo informativo.

Mentre la lezione di New York è stata ancora diversa. È il polo opposto del mondo. Ho vissuto negli Stati Uniti e ne conosco bene la cultura, che è molto più sensibile a quello che è il made in Italy artigianale, non solo quindi quello legato al brand. Sono alla ricerca del prodotto di nicchia, particolare. È un mercato di grandissima apertura mentale, e che presenta tante opportunità. È un Paese abitato da persone molto dirette, che non fanno molti giri di parole rispetto invece alle grandi negoziazioni portate avanti negli Emirati Arabi. New York resta ancora la città del sogno americano, nonostante le difficoltà del periodo storico. Lo stile di vita è più vicino a quello dell’Italia. Tra i nostri obiettivi di internazionalizzazione ci sono sicuramente gli Stati Uniti e c’è tanto ancora da fare. A maggio per esempio saremo alla fiera di Chicago e poi al Summer Fancy Food di New York. “

E guidare insieme a sua sorella, due donne al comando con l’esempio forte di vostra madre, è difficile secondo lei in un settore che in molti trovano prettamente maschile?

Andrea Trucillo: “Nella nostra azienda ci sono tante donne che ricoprono anche dei ruoli di grande responsabilità. Non posso dire però che non si incontrino difficoltà ancora oggi nel 2022 su questo aspetto. Ma allo stesso tempo, la mia esperienza mi ha dimostrato che le competenze fanno la vera differenza, rendendo credibile una professionista al di là del genere. Anche quando abbiamo dovuto affrontare queste difficoltà, è stato il nostro lavoro, il nostro know-how a farsi valere e ad avere la meglio su tutto.

Mia madre in questo mi ha dato un forte esempio essendo sempre presente, diventando una manager che ha ottenuto grandi traguardi, e infine una donna a 360 gradi. Dopo di lei, mia sorella mi ha confermato la stessa cosa, affermandosi come figura professionale nel settore. Non dimentico neppure l’esempio di Chiara Bergonzi (trainer dell’Accademia Trucillo, ndr), che da donna ha creato la sua carriera e la sua credibilità grazie alle sue competenze. Con questi tre modelli, è stato facile anche per me superare la sfida.”

Andrea Trucillo, che cosa vorrà vedersi realizzare nei prossimi anni per il marchio di famiglia?

“Come business control manager, il mio scopo è quello di ottimizzare e monitorare l’organizzazione e i processi aziendali in un’ottica digitale, in modo da rendere facilmente reperibili tutte le informazioni necessarie per lo sviluppo. Ma per i prossimi anni abbiamo già importanti obiettivi di sviluppo internazionale e nazionale da raggiungere. E nella nostra squadra per questo è entrato Francesco Giordano, che guiderà il passaggio generazionale. Per me e i miei fratelli rappresenta un vero e proprio coach, un mentore che ci porterà a raggiungere i nostri traguardi futuri.”

 

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