martedì 14 Gennaio 2025

Andrea Pettinari, Caffè dell’Arte di Cagliari su Report di Rai3: “È stato dato poco spazio ai bravi professionisti che pure ci sono”

Il titolare: "Sarebbe interessante probabilmente se si provasse a fare più informazione e meno sensazionalismo. Abbiamo bisogno che ci siano voci che possono parlare a molti e che abbiano voglia di aiutare in questo cambiamento, che promuovano una cultura del caffè sana - sotto ogni aspetto - e che abbiano l’onestà di fare un lavoro che non sia meramente clickbait."

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MILANO – Dal Caffè dell’Arte specialty coffee di Cagliari, arriva l’opinione di Andrea Pettinari, il titolare, barista, micro roaster, che ha guardato come tanti altri addetti ai lavori la puntata che ha scaldato l’intero settore caffeicolo di Report.

Report da chi è rimasto forse un po’ ai margini di una puntata incentrata sul caffè nei bar italiani: quali i pro e quali i contro di quest’ultima inchiesta dal suo punto di vista?

“Non credo ci sia molto di diverso dalle precedenti inchieste di Report sulla questione caffè in Italia. C’è sempre il solito taglio un po’ sensazionalistico, che comunque comprendo ai fini della narrazione giornalistica, ma che non riesce a entrare nel vivo della questione vera e propria.

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Citando i pro, ovviamente ogni iniziativa che sia in grado di aprire gli occhi ai consumatori italiani su ciò che bevono ogni giorno in caffetteria o nelle loro case è più che benvenuta. Ritengo che ogni consumatore dovrebbe essere massimamente informato sulla realtà di ciò che consuma, pur tutelando ovviamente il suo diritto di scegliere cosa consumare. Questo diritto è imprescindibile da una comunicazione chiara e trasparente, e per questo motivo l’inchiesta di Report viene in aiuto di tutti i bevitori di caffè del Bel Paese.

Per quanto riguarda i contro, non mi è piaciuto molto il tono di chi conduceva l’inchiesta andando nei vari bar e caffetterie. Ho sentito un tono quasi di scherno, ogni tanto, che non ho trovato bello a livello umano, né tantomeno utile – anzi, controproducente- all’obiettivo di avvicinare il consumatore a un consumo più consapevole.

Sulla stessa falsariga, è stato dato poco spazio ai bravi professionisti, in rapporto a quello dato alle situazioni “sgradevoli”; e lo spazio dato ai professionisti di livello dava la sensazione di elevare questi ultimi a una categoria elitaria e quasi “stellata”, quando invece si tratta semplicemente di persone che fanno il loro mestiere in maniera corretta – e formata – in un contesto nazionale dove la professione del barista ha degli standard al di sotto della soglia di tollerabilità.”

Barista, torrefattore, consumatore: chi secondo lei può fare davvero la differenza nel cambio di passo nella caffetteria?

“Dubito che una sola di queste tre figure possa fare davvero la differenza in solitaria. Sarebbe necessario un cambio di mentalità da parte di tutti e tre i giocatori per fare in modo che qualcosa cambi in maniera significativa.

E in Italia si sta vedendo – molto lentamente – questo cambiamento. Sia nelle grandi città che in centri più piccoli, sorgono sempre più realtà di caffetteria e torrefazione che basano il loro business su concetti di qualità e trasparenza, sull’informazione e sulla formazione.

Allo stesso tempo, i consumatori vivono sempre più in un mondo informato e permeato anche da altre culture che dal punto di vista del caffè sono più avanzate rispetto all’Italia, e questo li porta a voler sperimentare mettendo in dubbio quello che credevano di sapere.

È necessario l’apporto di tutte le figure coinvolte, per attuare un cambiamento.
È un lavoro culturale, e per questo non può essere attivato dall’alto, ma ha bisogno che tanti diversi attori seminino le idee da far poi germogliare.”

I clienti che frequentano il suo locale come hanno reagito a caldo e ora, che un po’ si è preso le distanze dallo shock iniziale di Report?

“I clienti più smaliziati si sono divertiti, lanciandosi in battute e simili. Dopotutto, sono anni che li assilliamo con la narrativa del caffè, e praticamente sapevano già tutto quello che hanno poi visto nella puntata.

Abbiamo altresì avuto una serie di nuovi clienti, spinti proprio dalla puntata di Report, che sono venuti a trovarci per diversi motivi: ci sono stati quelli che sono arrivati con aria supponente, cercando di coglierci in fallo grazie a quello che avevano visto in TV!
Una persona addirittura mi ha chiesto di fargli vedere l’interno del porta filtro e di far scorrere l’acqua del purge in un bicchierino, mostrandosi visibilmente deluso quando non ha riscontrato problemi.

Altri invece si sono avvicinati con grande curiosità. Come dicevo prima, sono quelli che hanno deciso di mettere in dubbio le proprie convinzioni “tradizionali” per sperimentare qualcosa di nuovo e vedere come e se avvicinarsi a questo mondo più consapevole.
Con loro ovviamente ho avuto grande piacere di affrontare delle belle conversazioni che hanno portato a un percorso di scoperta.”

Cosa le piacerebbe vedere in un’inchiesta sull’espresso italiano?

“Onestamente non saprei. Sarebbe interessante probabilmente se si provasse a fare più informazione e meno sensazionalismo.

Abbiamo bisogno che ci siano voci che possono parlare a molti e che abbiano voglia di aiutare in questo cambiamento, che promuovano una cultura del caffè sana – sotto ogni aspetto – e che abbiano l’onestà di fare un lavoro che non sia meramente clickbait.”

CIMBALI M2
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