MILANO – Ancora un’altra notizia che contiene il nome di Andrea Illy, protagonista stavolta nella sua assenza: per il 2020, l’imprenditore ha deciso di astenersi dal ruolo di presidente di Confindustria. Leggiamo la cronaca completa dal corriere.it, di Rita Querzè.
Andrea Illy è convinto che manchino le condizioni per portare avanti il suo “Piano strategico” per l’Italia
Un progetto che era di fatto il programma che avrebbe voluto realizzare in caso fosse arrivato alla presidenza di Confindustria. Di qui la decisione di non formalizzare la candidatura per il vertice di viale dell’Astronomia. Ma l’imprenditore nello stesso tempo lancia una sfida all’associazione.
Che può essere sintetizzata così: «Chi si riconosce nel mio piano e nella Confindustria protagonista del rilancio del Paese che ho in mente, non ha che da segnalare l’interesse per il mio programma durante le audizioni dei saggi. Oppure con il suo voto in assemblea».
Va ricordato, infatti, che le candidature alla presidenza possono emergere, oltre che con le autocandidature, da segnalazioni degli associati o dal voto dell’assemblea.
Fondamentale sarà il ruolo dei «saggi»
Che dovranno fare da regia al processo che porterà il 26 marzo alla designazione del prossimo presidente di Confindustria. Tocca a loro infatti la consultazione delle territoriali e delle categorie, oltre che la raccolta delle autocandidature. Si tratta di Andrea Tomat, 62 anni, presidente di Lotto Sport Italia; Andrea Bolla, 53 anni, presidente e amministratore delegato di Vivigas SpA. Società che opera nel settore della vendita di gas naturale ed energia elettrica, ex presidente di Confindustria Verona e Maria Carmela Colaiacovo vicepresidente di Confindustria Alberghi. Bolla e Tomat vengono dal Nord Est, Colaiacovo dall’Umbria.
Al momento i candidati in pectore restano quattro: Carlo Bonomi, Andrea Illy, Licia Mattioli, Emanuele Orsini e Giuseppe Pasini
Ad avere già raccolto le lettere a supporto della sua candidatura è il presidente di Assolombarda Carlo Bonomi. Che può contare su diversi accordi costruiti sui territori. Lunedì scorso si sarebbe aggiunto anche il Lazio. E il gruppo Giovani dell’associazione. Certo, l’esperienza insegna che i patti fino all’ultimo non vanno mai dati per scontati.
Determinata a giocare fino in fondo tutte le sue carte è Licia Mattioli, forte dell’esperienza da vicepresidente per l’Internazionalizzazione e dell’appoggio di numerose territoriali. Il Piemonte in primis (Mattioli è stata presidente di Confindustria Torino) ma anche la Liguria, Confindustria Firenze e Confindustria Toscana Sud.
In campo senza se e senza ma anche Giuseppe Pasini, alla guida di una territoriale dell’Industria con I maiuscola come quella di Brescia. Il titolare della Feralpi sta cercando di stabilire alleanze, come a formare una sorta di «terzo polo» confindustriale con il presidente di Federlegno Arredo Emanuele Orsini.
A Davos anche Carlo Bonomi che ieri ha annunciato un accordo triennale di collaborazione con il World economic forum «per inserire le nostre imprese nelle sedi internazionali che contano».