MILANO – Sono tanti i disoccupati che in Italia sono alla ricerca di lavoro. Di fronte a questo, sembra strano poi leggere la notizia di numerosi posti vacanti che aspettano invano qualche candidato. Sono infatti duecentotrentaseimal in tutto i ruoli di alto livello da coprire in 5 anni. Dal settore alimentare a quello della moda, le aziende faticano a trovare professionisti specializzati. Un fenomeno commentato da Andrea Illy, in qualità di presidente della Fondazione Altagamma. La notizia da
Andrea Illy invita alla riflessione
“Mancherà una parte consistente della forza lavoro qualificata che serve alla loro crescita”, spiega Andrea Illy, presidente della Fondazione Altagamma. Che raccoglie le migliori imprese di fascia alta del made in Italy che a Roma hanno presentato il libro «I talenti del fare» con i dati di quali e quanti professionisti il settore avrà bisogno da qui al 2023.
Ma il 70% di queste figure non sarà disponibile
Profili tecnici e professionali come progettisti e meccatronici per il settore automobilistico; tecnici della vinificazione e guide enogastronomiche per il food&beverage; pellettieri, tessitori, sarti, prototipisti per il settore moda; specialisti dell’ospitalità, della cura, della ristorazione per il turismo.
Lo studio descrive «una drammatica carenza di forza lavoro per i marchi più prestigiosi che portano nel mondo la capacità italiana di coniugare nel prodotto qualità, bellezza, tradizione, cultura, in una parola l’alta artigianalità».
Il libro di Andrea Illy diventa dunque una sorta di manifesto delle aziende Altagamma per trovare risposte e suggerire soluzioni
«Il Made in Italy – dice il ministro dei Beni Culturali Alberto Bonisoli – è a tutti gli effetti un settore che traina: mi chiedo se il governo si è occupato sufficienza di questa parte dell’economia di cui andiamo così orgogliosi. Quello che è sicuro – continua – è che deve diventare uno dei principali punti dell’agenda governativa».
Come?
Intanto, si può partire dai più giovani, sostiene Bonisoli: «Il mio ministero si sta impegnando per far capire ai ragazzi e alle famiglie che va incentivata la scelta di professione tecniche per restituire a questi mestieri il valore e la reputazione che meritano, è una sfida che non possiamo perdere».
Il problema parte da lontano
Dopo la scuola media meno di un ragazzo su 3 (30,7%) sceglie di proseguire gli studi in un istituto tecnico, e appena il 15% sceglie un istituto professionale. La maggioranza continua ad orientarsi verso i licei nonostante i settori dove c’è maggiore probabilità di trovare subito un’occupazione siano scoperti.
Basti pensare che in Italia gli iscritti agli istituti tecnici superiori sono appena 10mila, mentre negli istituti equivalenti tedeschi – le Fachhochschule – sono 880mila e in quelli francesi che rilasciano il Bts (brevetto di tecnico superiore) sono 240mila. Ecco perché Altagamma propone un tavolo di lavoro istituzionale sul tema della formazione cui possano partecipare le aziende ma anche le istituzioni. Perché diventa sempre più urgente «agire su una valorizzazione e un riposizionamento di questi lavori che ancora oggi vengono visti dai giovani come poco attraenti».
Da Lamborghini a Bruno Cucinelli, da Bottega Veneta a Fendi, da Technogym a Tod’s Group; oppure da Gucci a Illy Caffé sono molte le aziende della Fondazione che hanno creato al loro interno laboratori di istruzione e apprendistato per formare «in casa» i propri professionisti del futuro e molte di loro già hanno una collaborazione stretta con gli istituti tecnici e professionali del loro territorio. Ma è solo un inizio e c’è ancora molto da fare.