giovedì 19 Dicembre 2024
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Andrea Illy al New Yorker: “L’espresso è un’epifania, ma bevetelo senza latte”

La celebre rivista americana dedica un servizio all'Ernesto Illy International Coffee Award e a tutto il mondo che gravita attorno a questa prestigiosa competizione

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MILANO – Dopo Starbucks, questa volta è illycaffè a finire sotto la lente del New Yorker, il prestigioso periodico statunitense dalla storia ormai quasi secolare. L’occasione è l’ottava edizione dell’Ernesto Illy International Coffee Award – andata in scena, a New York, lo scorso mese di novembre – che l’autore dell’articolo, lo scrittore e saggista D. T. Max, ha ribattezzato la “Coppa del mondo del caffè”.

Protagonista della storia, il “magnate del caffè” Andrea Illy – come lo definisce Max – assieme ai 9 membri della giuria, che si sono riuniti in un hotel di Midtown Manhattan, per giudicare i 9 caffè finalisti della competizione.

L’impressione, all’inizio, è quella di trovarsi nel mondo di Willy Wonka, scrive l’autore.

La giuria indipendente multidisciplinare di esperti internazionali presenta personalità di diversa provenienza ed estrazione professionale.

Tra questi, chef e giornalisti. Ma anche specialisti di fama mondiale, come la celebre Sunalini Menon, fondatrice di Coffeelab, il prestigioso laboratorio di analisi sensoriale di Bangalore, in India.

Prima di iniziare, tutti gli occhi sono puntati su David Brussa, Total Quality Director and Sustainability di illycaffè, che invita i giudici a “fare affidamento sull’istinto senza stare troppo a pensare”.

La degustazione alla cieca si svolge – come già detto – su 9 caffè provenienti da altrettanti paesi che rappresentano il blend illy: Brasile, Costa Rica, El Salvador, Etiopia, Guatemala, Honduras, India, Nicaragua e Ruanda. Ogni caffè viene assaggiato in 3 diversi tipi di preparazione: cold brew, drip coffee e infine espresso.

Si inizia e Andrea Illy scompare nel retro della suite, per assaggiare i campioni in separata sede, in modo da non condizionare i giudici.

“Negli anni novanta – spiega Illy– la qualità del caffè era pessima”. Il caffè è una commodity e senza una leadership illuminata, la qualità del chicco si livella verso il basso.

Per motivare i fornitori a migliorare la qualità, il padre Ernesto Illy istituì una competizione, che segnò, sotto molti aspetti, una svolta. E contribuì a elevare i livelli qualitativi, perlomeno in Brasile.

La sessione di assaggio si conclude e Brussa compila la classifica finale. Ma non è ancora il momento di svelare il verdetto della giuria. Prima, c’è la tavola rotonda organizzata da illycaffè al Palazzo di Vetro dell’Onu.

Poi il galà alla New York Public Library, sulla Fifth Avenue, con oltre 200 invitati, che al suo culmine vede la proclamazione del vincitore.

Ad aggiudicarsi il premio Best of the Best è il caffè numero 9, prodotto dall’azienda brasiliana São Mateus Agropecuaria.

Premiazione, foto di rito. Alla fine, a riflettori spenti, Andrea si concede un espresso illycaffè con il giornalista. “È la quintessenza” dice Illy con il bicchierino in mano. “Frutta secca, note di cioccolato. Un sorso, concentrarsi sul retronasale. Questa è l’epifania”.

E gli americani? “Trent’anni fa consideravano il caffè come un carburante per l’organismo. Oggi come un prodotto di eccellenza da consumare con il latte”.

Cosa manca attualmente al consumatore di oltreoceano per raggiungere il livello di sofisticazione degli italiani?

“Educazione, educazione e ancora educazione” chiosa Illy. “E bere molto espresso, ma senza latte”.

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