TRIESTE – Andrea Illy, durante l’evento organizzato per festeggiare i 90 anni dalla nascita di illycaffè, ha rilasciato un’intervista sulle prospettive future della filiera del caffè, attraverso la lente della sostenibilità e dell’espansione dell’azienda sui mercati cinesi e statunitensi. Ovviamente, focus particolare sul nuovo assetto di illycaffè, sempre più aperta ad una gestione familiare ma a conduzione manageriale.
Andrea Illy riprende innanzitutto il concetto del modello world class organization già affrontato qui.
“Noi siamo figli di una cultura secondo cui non c’è un padrone in azienda, il padrone è il consumatore con quelle 8 milioni di tazzine consumate ogni giorno e preparate con il nostro caffè. Quindi se vogliamo che illycaffè, che ha tra i suoi pregi la coerenza, vada avanti dritta per quella strada, senza deviare, la governance deve poter essere molto stabile e coerente e accompagnare questo percorso continuo, così come l’ha fatto negli ultimi 90 anni.
Abbiamo sposato un modello che abbiamo chiamato world class organization, che vuol dire un’azienda a controllo familiare ma a conduzione manageriale, contrariamente ai due terzi delle aziende italiane che invece sono il modello cosiddetto padronale, che è anche a conduzione familiare.
Riteniamo che raggiunte certe dimensioni e anche un certo avanzamento nelle generazioni, sia controproducente un modello padronale, perché la famiglia comincia a costituire un limite per le prerogative dell’azienda.
In questo modello ci sono tre cose. Uno: l’apertura del capitale, proprio per non essere autoreferenziali, due: una governance indipendente, e tre: il management esterno. Questo modello l’avevamo scelto con prima che poi ci fossero i noti cambiamenti anche nella compagine azionaria”.
Come va la collaborazione partita nel 2021 con il fondo Rhone Capital, nel capitale di illycaffè con una quota del 20%?
“Con loro la collaborazione va bene, abbiamo un’ottima intesa, che abbiamo costruito prima del loro ingresso. E hanno rispettato la parola, quindi l’intesa è molto positiva”.
Nel futuro di questa azienda c’è l’approdo in Borsa: la proprietà e il management lo hanno più volte ribadito ma ancora sono definiti i tempi e la piazza. “Oggi il capitale è già aperto ma solo a un privato.
L’uscita del capitale privato prevede l’apertura del capitale al mercato. Questa è la via maestra. Non è obbligatorio, ma è quello che abbiamo pianificato.
E questo dovrebbe in qualche misura consolidare questo modello di world class organization, perché capitale aperto vuol dire aperto al mercato: tutto ancora in divenire.
Adesso è l’azienda che si deve preparare per essere un’ottima azienda, diciamo una matricola, e nel prossimo anno cominceremo a fare le scelte che servono poi alla quotazione”.
L’ingresso in Borsa sarà entro il 2026?
“Non posso confermarlo, è una data orientativa, poi le scelte si fanno sotto data in funzione delle condizioni di mercato che non sono prevedibili. Non si può sapere come andranno i mercati nel 2026 e visto che non se ne ha bisogno è anche inutile punire l’azienda per fare una quotazione in una condizione di mercato non favorevole”.
Un bilancio di questo 2023?
“Siamo soddisfatti perché il percorso di crescita, che era stato temporaneamente interrotto dal Covid, ancorché durante la pandemia abbiamo mantenuto comunque l’equilibrio anche finanziario ed economico, adesso è ripreso bene.
E questo è molto positivo, sebbene questo fosse un anno molto difficile, funestato da un’elevata inflazione, dalle guerre, dalla crisi in Cina. C’è soddisfazione”.
E il 2024, come lo vede?
“Sarà un ulteriore anno di crescita, se vogliamo, anche di accelerazione sui mercati internazionali. E di dinamismo anche sul piano delle attività, un marketing mix più completo, anche con strumenti di comunicazione nuovi.
Il prossimo anno può essere reso più rischioso solo dal rischio sistemico che ormai ci attanaglia.
Ora abbiamo la situazione dei porti bloccati a causa del Canale di Suez, le guerre, il cambiamento climatico: è sempre più superfluo fare previsioni. Dobbiamo compensare quelli che sono i fattori esterni che compromettono il business.”
La Cina ha dei consumi pro capite di caffè ancora bassi: come vi svilupperete a livello internazionale e perchè avete deciso negli USA e meno in Cina?
“Fino ad oggi gli Stati Uniti sono stati il mercato più grande fuori dall’Italia e la Cina quello che cresce di più: è vero che ha un consumo pro capite ancora basso, ma è in aumento fortemente e sono in molti.
In Cina c’è un fenomeno di crossfertilizzazione culturale. Loro occidentalizzano il proprio stile di vita e così il caffè, che affianca e non sostituisce il tè nelle loro abitudini di consumo, è sempre più apprezzato.
Questa è una tendenza che credo inarrestabile. E’ un Paese con una popolazione talmente grande che ci basta un consumo pro capite che è una frazione di quello che abbiamo qui da noi, per farne una seconda Italia.
L’importante è esserci, seriamente, con le giuste competenze. Siamo in Cina con una gestione diretta attraverso la nostra società da ormai 20 anni, siamo stati pionieri, presenti in una dozzina di città e continuiamo a crescere.
Siamo soddisfatti del partner che abbiamo scelto per il canale online, dei primi passi mossi, ma è ancora presto per dire di più, perché sono passati pochi mesi dall’esordio.
Ora poi la Cina sta vivendo un momento particolare, è uscita dal Covid dall’aprile del 2023 ed è entrata in crisi economica, con un’incertezza dettata anche a livello istituzionale, insieme alla crisi del mercato immobiliare.
E’ un Paese che ha contato sino ad oggi su una tradizione di investimenti in questo settore: ora che non sanno dove indirizzare le proprie risorse, hanno tirato i remi in barca per quest’anno.”
Come si prepara illycaffè alle EUDR, la normativa antideforestamento?
“Siamo pronti all’origine: avendo creato questa filiera diretta nella quale lavoriamo a contatto con i produttori, abbiamo la tracciabilità di ciascun chicco che ci arriva.
Il solo problema che potrebbe insorgere con alcuni Paesi, qualora dovessero essere in ritardo, è nel fornire la documentazione all’Unione Europea, per dimostrare che il caffè che esportano viene da zone deforestate.
E’ un problema burocratico che stiamo contribuendo a risolvere, ma non ci sono altre questioni, perché il caffè che acquistiamo non proviene da aree deforestate.
Penso inoltre che sia un po’ sovrastimata l’idea che il 7% dei caffè commercializzati arrivino da zone deforestalizzate, ma sicuramente non il nostro.”
Come vede la linea del Governo contraria alla politica della sostenibilità dell’Europa, contro il regolamento degli imballaggi?
Andrea Illy: “Privatamente, mi occupo di sostenibilità e ho l’onore di presiedere una fondazione che si chiama Regenerative Society Foundation che promuove una transazione verso un modello rigenerativo.
Il tema è che la sostenibilità è come un’enorme ruota che gira e non ci si può soffermare su ogni singolo raggio. Perché sono materie complesse, sistemi articolati, la società, l’economia e l’ambiente e dalle infinite interazioni tra queste, nasce un organismo di ordine ulteriormente superiore, un meta sistema eco-socio-ambientale.
Nella matematica della scienza della complessità, pensare di approcciare un mondo così complicato con metodo riduzionistico, che punta ad analizzare una cosa alla volta, non funziona.
Allora bisogna adottare un approccio sistemico, dalle normative fino agli investimenti e alle operazioni industriali. Questo è un passo che dobbiamo fare per la cultura della sostenibilità.
Bruxelles, che si è impegnata in una serie di normative, erigendosi a pioniere della sostenibilità del mondo, certe attività le svolge con un approccio sistemiche, altre più in modo più riduzionistico: in questi ultimi casi, si ha il push back. Questo è successo con la direttiva del packaging. Si tratta di fare le norme con un approccio più sistemico.”
La scheda sintetica di illycaffè
illycaffè è un’azienda familiare italiana fondata a Trieste nel 1933, che da sempre si prefigge la missione di offrire il miglior caffè al mondo. Produce un unico blend 100% Arabica composto da 9 ingredienti diversi. L’azienda seleziona solo l’1% dei migliori chicchi di Arabica al mondo.
Ogni giorno vengono gustate 8 milioni di tazzine di caffè illy nei bar, ristoranti, alberghi, caffè monomarca, case e uffici di oltre 140 paesi, in cui l’azienda è presente attraverso filiali e distributori. Fin dalla nascita illycaffè ha orientato le proprie strategie verso un modello di business sostenibile, impegno che ha rafforzato nel 2019 adottando lo status di Società Benefit e nel 2021 diventando la prima azienda italiana del caffè ad ottenere la certificazione internazionale B Corp.
Dal 2013 illycaffè è inoltre una delle World Most Ethical Companies. Tutto ciò che è ‘made in illy’ viene arricchito di bellezza e arte, a cominciare dal logo, disegnato da James Rosenquist, le illy Art Collection, le tazzine decorate da più di 125 artisti internazionali o le macchine da caffè disegnate da designer di fama internazionale.
Con l’obiettivo di diffonderne la cultura della qualità ai coltivatori, baristi e amanti del caffè, l’azienda ha sviluppato la sua Università del Caffè che ad oggi svolge corsi in 25 paesi del mondo.
Nel 2021 Rhône Capital è entrato nel capitale di illycaffè con una quota di minoranza per accompagnare l’azienda nella crescita internazionale. Nel 2022 illycaffè ha impiegato 1230 persone e ha generato un fatturato consolidato pari a €567,7 milioni. La rete monomarca illy conta 190 punti vendita in 34 Paesi.