Andrea Degl’Innocenti di Ice – Istituto del commercio estero, altrimenti detta
Italian Trade Agency, è intervenuto in occasione del Trieste Coffee Experts organizzato da Bazzara a Trieste, parlando dell’aumento della domanda di prodotti trasparenti da un punto di vista sostenibile.
Andrea degl’Innocenti si sofferma in particolare sull’importanza della tecnologia blockchain sulla filiera del caffè. Secondo degl’Innocenti, la tecnologia blockchain è un modo non solo per rassicurare il cliente ma che dona anche la possibilità alle aziende di comunicare in una maniera innovativa quelle che sono le proprie eccellenze.
All’importante topic del blockchain sono intervenuti anche Manuela Cadeddu, ingegnere elettronico per la società di consulenza Ernst & Young e Daniele Dell’Orco, titolare di Cacao Crudo, la prima azienda in Italia a produrre cioccolato crudo.
Cadeddu e Dell’Orco ampliano il discorso portato avanti da Degl’Innocenti, facendo il punto sulla tecnologia blockchain al servizio di una filiera del caffè (ma anche del cacao) più sostenibile. Leggiamo di seguito i loro interventi.
TrackIT blockchain: il progetto digitale che supporta le PMI italiane nella lotta alla contraffazione e all’Italian sounding
L’intervento di Andrea Degl’Innocenti
“Sono qui insieme anche a rappresentanti di Ernst & Young, che è uno dei fornitori della nostra tecnologia che metteremo a servizio delle aziende, che spero saranno numerose qui e che vorranno vedere come funziona.
Mostreremo cosa abbiamo pensato negli ultimi anni in termini di tracciabilità, e porteremo anche un esempio di un’azienda testimonial del settore del cacao, affine a quello del caffè e che potrà sicuramente raccontarne i benefici.
L’obiettivo è quello di dare un quadro sia istituzionale che operativo, ma anche portare la testimonianza di un’azienda che sta avendo esperienza con il tema blockchain.
L’Istituto del commercio estero è un istituto sotto il Ministero degli affari esteri e cooperazione internazionale che dall’anno scorso è all’interno del cosiddetto Cimim, ovvero il Comitato Interministeriale per lo Sviluppo del made in Italy, composto non solo dal Maeci ma anche dal neonato, o comunque neo-nominato ministero del made in Italy.
Il principale obiettivo dell’Ice è quello di aiutare le aziende produttrici italiane di tutti i settori ad esportare nel mondo.
La prima iniziativa promozionale fu quella di creare una nave piena di prodotti italiani che circumnavigava il pianeta per far vedere agli importatori quelle che erano le eccellenze italiane.
Oggi lo facciamo in maniera un po’ meno pittoresca, un po’ più classica, andando nelle varie fiere internazionali appoggiandoci a una rete di uffici Ice, che hanno sede nelle principali capitali dei paesi esteri e che oggi sono circa settanta, uffici ai quali ci appoggiamo per la ricerca di buyer, di potenziali appunto compratori, che presentiamo alle nostre aziende.
Io mi occupo all’interno dell’ufficio di Milano di servizi digitali, servizi innovativi e ovviamente la tracciabilità, che vedremo successivamente.
Ci occupiamo anche di iniziative e-commerce, creando delle vetrine made in Italy nelle più grandi marketplace internazionali, anche e soprattutto con un focus verticale sul food e quindi anche sul caffè, sull’agroalimentare, per aiutare le aziende ad avere una visibilità su quelli che sono oggi canali che devono ormai considerarsi degli standard, e tramite i quali gran parte dei consumatori acquistano regolarmente, in special modo all’estero.
Aiutiamo anche le aziende ad utilizzare piattaforme digitali per creare momenti di scambio business to business con i buyer internazionali tramite la piattaforma Fiera Smart 365, che vorremmo diventasse una piattaforma un Marketplace per 365 giorni l’anno, così da mostrare le eccellenze italiane nel mondo, e gestiamo anche una piattaforma, che vi invito a visitare, export.gov.it che racchiude tutti i servizi che le istituzioni fra cui SACE, il MAECI ma anche Ice mettono a disposizione delle aziende per esportare.
Prima di andare un po’ nel dettaglio del progetto, vorrei contestualizzare perché è importante per il sistema paese un prodotto come il caffè. Il prodotto made in Italy del caffè è per alcuni Paesi estremamente presente.
Vediamo qui nella top cinque dei paesi non solo europei che hanno una maggiore penetrazione del caffè italiano: il Belgio e la Spagna che sono quasi al 30% del totale del prodotto consumato, fatto da prodotti italiani.
Per questo ci rendiamo bene conto che il caffè diventa un asset fondamentale per andare a comunicare un’eccellenza e un distretto all’interno di Paesi che sono larghi consumatori di caffè.
Le tendenze di oggi le sappiamo, è il tema un po’ di questa conferenza, di questo summit: sono quelle dell’aumento della domanda di prodotti che siano trasparenti e che parlino delle eccellenze, non solo qualitative e organolettiche ma anche di sostenibilità.
Quindi per noi è importante arrivare a dare uno strumento alle nostre aziende che aiuti le stesse a veicolare in maniera, poi vedremo, tecnologicamente avanzata con la blockchain.
Qualche numero sulla quota Export italiana aggiornata a luglio 2023: per il caffè abbiamo 1.4 miliardi di euro rispetto a luglio dell’anno scorso in crescita dell’11%.
Dobbiamo dire che fra i top 10 esportatori di caffè l’Italia si posiziona al quinto posto con un 7% del totale dell’export: diciamo che fra i primi 10 è l’unico Paese che riesce a crescere a doppia cifra rispetto all’anno scorso.
Quindi sicuramente la parte di aumento di prezzi ha avuto un impatto, però possiamo dire che a parità di competizione con gli altri paesi siamo decisamente in vantaggio. i clienti principali, i top cinque di cui solo uno in flessione, ovvero gli Stati Uniti, hanno tutti una crescita a doppia cifra; quindi dimostriamo che anche rispetto alla media, i top sono quelli che trainano questa media in alto.
Arriviamo alla TrackIT blockchain. Diceva bene Andrea: la tecnologia blockchain è un modo non solo per rassicurare il cliente ma per dare la possibilità alle aziende di comunicare in una maniera innovativa quelle che sono le proprie eccellenze.
Quindi da una parte l’esigenza di informare il consumatore in maniera più consapevole, dargli uno strumento per essere rassicurato, non in base ad un controllo su un’informazione dichiarata dall’azienda, bensì sulla modalità di registrazione del dato.
La differenza è che una tecnologia come quella blockchain non permette la contraffazione del dato, che una volta inserito all’interno della piattaforma non può essere modificato o comunque, se viene modificato, il cliente ha tutto il modo per andare ad accorgersene.
Quindi in questo modo con questa iniziativa noi di Ice abbiamo cercato di dare una sorta di deterrenza alle aziende a inserire informazioni false in modo che il consumatore finale si senta tutelato da questa tipologia di iniziativa.
E ovviamente tutto questo va a valorizzare il brand perché si va a targetizzare un cliente che è molto più consapevole, che è interessato a tematiche anche di sostenibilità, come il caso di cui stiamo parlando oggi e che quindi può permettersi di pagare anche un certo prezzo più elevato rispetto alla concorrenza.
Il trend all’interno del settore agroalimentare non solo appunto del caffè ma anche nel tessile in cui siamo partiti è proprio quello della fioritura di iniziative per la blockchain.
L’Italia è uno dei paesi principali in termini di numero di progetti basati su blockchain, proprio perché abbiamo una filiera che ha molto da raccontare.
Quindi per andare molto nel pratico cosa abbiamo fatto? Abbiamo lanciato negli ultimi due anni un bando, quindi una gara europea, a cui ha partecipato anche Ernst & Young che in parte ha vinto una quota dell’appalto, comprendente nove service provider in totale.
L’oggetto del bando è la fornitura di tecnologia per la creazione di piattaforme che permettano a costo totalmente finanziato da Ice di tracciare una o più parti della filiera produttiva delle aziende made in Italy.
Quindi i principali benefici, come dicevo prima, sono che si accorcia l’intermediazione fra produttore e cliente finale tramite un QR Code o un altro tipo di lettore: c’è tutta la possibilità da parte del consumatore di entrare in contatto direttamente con le aziende e saggiare le proprie qualità, quindi far leva con una comunicazione diversa innovativa anche sul tema tecnologico; e il bello è che si può monitorare l’interazione nei diversi mercati in cui l’azienda intende esportare.
L’intento di Ice è quello di avviare alla sostenibilità tramite la sensibilizzazione sull’utilizzo di tecnologie innovative.
Ci rendiamo conto che il tessuto produttivo italiano, soprattutto a livello di piccole e medie imprese, fatica a capire il vantaggio che queste tecnologie potrebbero offrire.
Quindi il nostro ruolo, non dico pedagogico ma anche di accompagnamento, è quello di formare e di far capire che le cose non devono essere per forza portate avanti come si è sempre fatto, soprattutto da un punto di vista della comunicazione digitale.
Alcuni esempi che vediamo, dicevo prima, di aziende anche grandi che hanno portato avanti i propri progetti. Quindi Lavazza, che ha voluto sottolineare l’eccellenza della riserva di Tierra de Cuba: perciò un cliente che riesce, grazie alla collaborazione col ministro dell’Agricoltura di Cuba, a poter vedere fin dalla raccolta del chicco, quindi a partire dalla pianta, come il prodotto viene trattato.
Musetti è un’azienda che invece lavora con Ice e con TrackIT, attraverso la tracciabilità della produzione delle cialde da 18 pezzi.
Barbera tramite un progetto di due anni fa che è stato un pioniere nell’utilizzo della blockchain. E’ chiaro come il caffè risulti uno dei settori più presenti all’interno della cornice dell’agroalimentare.
Qualche dettaglio tecnico per aderire all’interno di questo progetto
Abbiamo già 250 aziende che utilizzano la nostra piattaforma, c’è posto per altre 200 all’incirca quindi i posti per l’adesione al bando sono ancora disponibili. I requisiti di adesione sono il fatto di produrre marchi che sono associati italianità; quindi, prodotti made in Italy; devono essere iscritti alle Camere di Commercio dei settori agroalimentare, moda, arredamento o cosmetica.
Le fasi del servizio sono: prima una panoramica per le aziende in cui si esaminano i prodotti, la filiera, il tipo di taglio comunicativo da dare alla campagna. L’azienda viene messa in contatto col Service Provider che fa una consulenza finanziata anche questa al 100% da Iceper l’implementazione tecnica e di marketing. Per 18 mesi poi la piattaforma è operativa e può essere utilizzata dall’azienda ed è ovviamente una piattaforma inter-operabile.
Le piattaforme non hanno meccanismi di lock-in per le aziende: quindi alla fine dei 18 mesi finanziati dall’Ice un’azienda può decidere se prendere i propri dati e migrarli altrove, utilizzarli in altro modo, oppure continuare con lo stesso service provider a dei prezzi stabiliti prima della fase di partenza, oppure interrompere il servizio.
Un’altra cosa molto importante che facciamo come Ice è non solo l’implementazione della piattaforma: portiamo questa innovazione all’estero, quindi all’interno di fiere internazionali creiamo dei corner dedicati a mettere in visibilità le eccellenze di queste aziende che hanno fatto anche lo sforzo tecnologico di tracciare le proprie filiere.
Siamo stati a Parigi, durante la manifestazione Omnivoer, il settembre scorso in cui abbiamo allestito uno stand con molta visibilità dei prodotti delle aziende TrackIT.
Siamo stati a Londra, presso Specialty Fine Foods, in cui abbiamo preparato dei cooking show a tema tracciabilità, nei quali abbiamo preso dei prodotti tracciati su blockchain invitando i clienti ad assaggiare ricette create con eccellenze che hanno una storia da raccontare.
L’ultima in ordine temporale è stata Anuga, una fiera fondamentale nel mondo del food, in occasione della quale anche il ministro Lollobrigida ha avuto il piacere di vedere che le aziende aderenti al progetto erano particolarmente innovative e entusiaste insomma di far mostrare le fasi della propria filiera.
L’intervento di Manuela Cadeddu di Ernst & Young
“Mi chiamo Manuela Cadeddu, sono un ingegnere elettronico. Lavoro per la società di consulenza Ernst & Young, probabilmente molti di voi la conoscono. È una società che ha sede in più di 150 paesi al mondo, quindi, ha una lunga storia. In particolare, in Italia abbiamo una specializzazione nel campo tecnologico e su alcune tecnologie innovative e tra queste c’è la blockchain.
Oggi parlo della tecnologia blockchain che, appunto, è uno dei punti di forza del progetto TrackIT. Vi parlo anche di tracciabilità e sostenibilità di filiera.
Come vi dicevo, Ernest and Young ha un osservatorio privilegiato perché può contare su analisi di dati che provengono da Paesi anche culturalmente differenti e con anche consumi diversi, con abitudini e consumi diversi.
Però i nostri studi ci hanno segnalato che negli ultimi 10 anni proprio il settore agroalimentare è uno di quelli che maggiormente ha subito cambiamenti.
I fattori sono diversi: questi studi vengono ripetuti annualmente quindi noi vediamo ogni anno che c’è sempre una maggiore consapevolezza degli utenti e dei consumatori sui temi di sostenibilità e tracciabilità perché è aumentata l’informazione che questi utenti desiderano avere dalle aziende e dai prodotti che consumano; quindi, i temi trasparenza e le informazioni che le aziende trasmettono ai consumatori sostenibilità di tutto il processo produttivo e qualità anche del prodotto che acquistano: sono queste le aspettative che maggiormente abbiamo notato e che abbiamo evidenziato.
Mentre, per quanto riguarda le aziende, anche loro hanno delle aspettative, soprattutto stimolate da questi continui input che arrivano dai consumatori, amplificate anche dai social network da tutta una serie di movimenti di attivismo, che mirano appunto a sensibilizzare sempre più le aziende nell’aderire a certi valori che sono sempre più cari agli utenti.
Ecco che anche le aziende hanno degli obiettivi che sono quelli di creare valore con ovviamente quello che producono, quindi con la loro attività. Naturalmente c’è un’esigenza di riduzione dei costi, quindi un efficientamento dei processi produttivi; quindi, non che non vada a discapito della qualità ma che gli consenta di contenere i costi e poi anche l’esigenza di una flessibilità perché questi continui mutamenti costringono a delle modifiche anche nel processo produttivo o nell’offerta che devono dare i consumatori.
Abbiamo evidenziato alcuni trend appunto degli utenti che acquistano, quindi di tutti noi e alcuni dati vi voglio segnalare.
Tra i più interessanti sicuramente una percentuale di utenti che dichiara che è sempre più predisposta ad acquistare cibi freschi, prodotti locali, quindi a chilometro zero.
Ma addirittura il dato che ci ha stupito, e che è rilevante, è che c’è un 25% di utenti che dichiara che pagherebbe un sovrapprezzo per acquistare prodotti e servizi che siano più sostenibili.
C’è un dato che vi vorrei evidenziare: la fiducia nel marchio si basa su prove piuttosto che promesse.
Sappiamo che esistono operazioni di marketing, campagne pubblicitarie, particolarmente efficaci con certi slogan: si riescono magari a catturare gli utenti un po’ meno attenti ad acquistare certi prodotti, però poi quelli che sono invece i più attenti, quelli che desiderano informarsi, non si accontentano di parole, vogliono avere la prova che quello che è presente in etichetta quello che l’azienda dichiara sono i suoi valori che effettivamente poi vengono realizzati, quindi vogliono essere sempre più coinvolti perché vogliono riconoscere i valori anche nell’azienda da cui acquistano i prodotti.
Ci tengono che ci siano le conformità alle normative dei prodotti che acquistano: sono molto attenti anche su questi.
Quindi ci sono un po’ di temi trasversali che denotano una sempre maggiore consapevolezza, e in questo la tecnologia blockchain non sono solo parole ma anche le prove di ciò che le aziende dichiarano.
La tecnologia blockchain, come appunto ha introdotto nel prima dottor Degl’Innocenti, è senz’altro una tecnologia che si sposa benissimo con queste esigenze che ho raccontato.
È una tecnologia che si basa su complessi algoritmi matematici, su tecniche di crittografia sofisticate, che consente di arrivare a una certificazione del dato in digitale che è immutabile, la cui transazione è temporalmente tracciabile, le cui informazioni sono trasparenti, sicure. Quindi presenta tutta una serie di vantaggi che noi abbiamo voluto applicare anche nel progetto TrackIT.
Il veicolo tecnologico, per noi, è la nostra soluzione blockchain: si chiama EY Ops Chain, e la utilizziamo in tutti i progetti appunto che facciamo.
Utilizziamo questa tecnologia ormai da tanti anni, e ci ha permesso anche di sviluppare un metodo di lavoro che si basa su più fasi ed è quello che facciamo anche con le aziende che seguiamo con il progetto TR.
Incontriamo le aziende, definiamo gli obiettivi e i requisiti, cerchiamo di individuare quelli che sono i prodotti di maggiore interesse e anche che si possono raccontare meglio, facciamo una mappatura di tutta la filiera (quindi cercando anche di ricostruire di superare quei problemi spesso di una filiera frammentata per cui le informazioni sono un po’ sparse).
Quindi, una volta che abbiamo fatto questo lavoro di modello dati e di storytelling in landing page, abbiamo un risultato che è quello che consegniamo alle nostre aziende.
Vorrei dare il testimone a una delle aziende che noi abbiamo seguito. Questo progetto ci ha consentito di vedere delle eccellenze italiane; quindi, è un’esperienza interessante dal punto di vista professionale e tecnologico, ma anche umano, e anche di orgoglio perché vedere così tante eccellenze in Italia fa bene.
È la prima azienda italiana a produrre cacao crudo e noi abbiamo realizzato insieme a loro: abbiamo mappato la filiera produttiva di un prodotto in particolare e l’abbiamo raccontata tramite la piattaforma TrackIT“.
L’intervento di Daniele Dell’Orco di Cacao Crudo
“Io sono un antropologo culturale e ho lavorato sulla conservazione della biodiversità agricola tropicale; quindi, ho familiarizzato molto col vostro mondo del caffè e col mondo del cacao.
Penso lo sapranno la maggior parte delle persone qui presenti che è lo stesso mondo, è lo stesso ambiente, è la stessa sostenibilità: si tratta della stessa foresta poi come coltivazione, poi la trasformazione ci porta a due prodotti molto differenti.
Nel 2011 fondo Cacao Crudo. prima azienda in Italia a produrre cioccolato crudo: un concetto tanto semplice quanto innovativo a differenza del caffè che deve essere tostato per avere quei sapori.
Il cacao deve essere necessariamente fermentato ma può anche essere non tostato e a dare quel sapore che tipicamente in Europa conosciamo come il sapore del cioccolato. In questo convegno mi fa molto piacere che si è parlato di innovazione e sostenibilità.
La nostra azienda dall’inizio si è basata su ricerca, sviluppo e sostenibilità ambientale, sociale e, aggiungerei, anche economica. Chiaramente aggiungerei anche quella culturale che è un concetto che andrebbe spiegato.
Noi facciamo un lavoro di valorizzazione di quella che è la filiera, un valore, un lavoro importantissimo.
Noi lavoriamo con il Perù, il quale 60% della biodiversità del cacao è lì. Il cacao è un mondo dove fino adesso si è ragionato su quattro genetiche: il forastero, il trinitario, il criollo e l’ariba. Ma in realtà i genetisti coi quali lavoriamo sono arrivati a codificare 12 genetiche e sono tutte molto interessanti Noi abbiamo scelto di lavorare con la genetica più pregiata di cacao.
Il Perù ancora non ha vietato, come ha fatto il Costa Rica, di piantare varietà industriali non qualitativamente buone. Il criollo è la genetica di cacao più pregiata che esiste al mondo e chiaramente è molto meno produttiva, specialmente questa del Perù: ha la particolarità di essere naturalmente fruttata e floreale.
Questa è la piura Nord, estremo del Perù e il Perù è fatto da tre strisce a livello geografico: la parte Costiera, che è tutta deserta; poi c’è la parte delle Ande centrale, ovvero sono Ande montagne; poi sulla parte più est c’è tutta la foresta amazzonica.
Questa è una zona di confine a rischio desertificazione dove noi stiamo portando avanti con un’importante azienda di caffè e anche di cacao; un progetto di riforestazione e praticamente selezione del cacao criollo.
Abbiamo un giardino clonal dove abbiamo selezionato 110 sottovarietà di criollo che stiamo ripiantando.
Tutto questo valore aggiunto che c’è, ma potrei dire molto di più, come lo comunichiamo? Come facciamo uno storytelling? Chi me lo certifica? Chi me lo dice? Ecco, qui che c’è la blockchain.
Quindi tutto questo è importante storytelling che facciamo e lo certifichiamo anche con la blockchain. È bellissima la trasparenza, è un concetto fantastico, però io vi faccio esempio. Anni fa, prima di collaborare con loro, abbiamo fatto un esperimento su un cacao che si chiama il Chuncho.
È uno dei cacai più pregiati che esiste al mondo, noi riusciamo ad avere 600 kg in un anno; quindi, non è la colonna portante dei prodotti che facciamo. Io certifico il Chuncho, do le coordinate geografiche della comunità con la quale ho fatto accordo e la comunità di contadini che ho istruito, con la quale abbiamo collaborato.
Poi lo metto in rete e subito dopo c’è un’altra azienda che prende quel dato, ma paga due loro emissari, li manda lì e cerca di rubare il know-how di questo progetto. Quindi il punto è che sicuramente bisogna proteggersi molto a livello legale con gli accordi di filiera, eccetera per poi fare delle dichiarazioni di trasparenza in sicurezza.
Ecco magari a chi fa impresa suggerisco decisamente questo. Non vi ho spiegato alla fine che cosa facciamo con questo bel progetto. Come qualcuno diceva prima, la filiera è qualcosa di magico. Da antropologo vi posso dire che ci sono degli stakeholders, dei tantissimi attori, che vanno dalla comunità del cacao.
Il nostro cacao viene coltivato col sistema della Chakra, molto importante per la sostenibilità, forse qualcuno del Costa Rica conosce questo concetto. La Chakra è un metodo di coltivazione indigena che non taglia la foresta amazzonica ma integra il cacao e il caffè dentro la foresta.
Il caffè, come il cacao, ha bisogno dell’ombra, dell’umidità, di tutti gli insetti antagonisti e della biodiversità, che c’è nella foresta amazzonica e poi in altre foreste. Noi prendiamo questo prezioso cacao e non lo cerchiamo di portare delle qualità organolettiche nuove, ma cerchiamo di fare una lavorazione che è anche sostenibile di quelli che sono i preziosi nutrienti del cacao.
Theobroma, cacao dal greco, era il cibo degli dèi, è un super cibo. Quindi facciamo innovazione facendo trasparenza. Lavorare con Ice e con Ernst & Young è stato un grande piacere; noi facciamo tutte le fiere che sono state menzionate, quelle europee ma anche fuori.
Chi non le conosce, ve lo consiglio. Io all’inizio ero molto scettico. tendenzialmente noi spendevamo sempre i €30.000 per i nostri bellissimi stand fantastici, ma lavorare con Ice e con le agenzie con cui collabora significa lavorare in un grande network che dà una grande importanza, una grande visibilità al Made in Italy.
Rimasi molto sorpreso quando scoprì che vicino a noi nello stand di Ice c’erano aziende che fatturano centinaia e centinaia di milioni. Quindi è qualcosa che consiglio a tutti. Ice è molto attenta ed è una delle migliori istituzioni che ho conosciuto; soprattutto in Italia, è una delle più efficienti perché lavora in Italia ma con un’ottica molto all’avanguardia estera“.