MILANO – Durante la serata di premiazione dei Barwards di Bargiornale, abbiamo intervistato il campione in carica, Andrea Cremone. Intercettato subito dopo aver conseguito questo importante premio affidato dalla giuria. Questo, naturalmente, prima degli eventi della pandemia e degli interventi per il suo contenimento.
Andrea Cremone, da Genova a Milano: chi è?
“Nasco come barista e vorrei rimanere per quanto più possibile tale. Ma mi occupo da qualche anno di formazione grazie alla Specialty Coffee Association. Erogo corsi e la mia passione è quella di trasmettere il mio amore per il caffè di qualità ai baristi e a chi lo svolge senza troppa consapevolezza. Per far comprendere quanto sia vasto questo mondo.”
Perché è così conosciuto e un po’ ovunque?
“La mia fortuna è l’aver iniziato molto presto, già da 6/7 anni fa, insieme ad Umami Aerea ed Aicaf, a far comprendere all’operatore come possa esser possibile esplorare il mondo del caffè.”
A Genova è difficile spostare in alto il prezzo della tazzina?
“A Genova, in realtà, soprattutto prima di aprire la seconda caffetteria in centro storico che ha voluto portare ancora più avanti un lavoro di ricerca più sviluppata rispetto alla prima che fa un lavoro più periferico, abbiamo avuto già molte soddisfazioni. Nonostante la paura di avere a che fare con un cliente più restio a spendere. Tutto è stato cancellato dal servizio che offriamo. Se uno riesce a farlo a Genova, si può fare dappertutto.”
Dal podio, Andrea Cremone, che futuro vede della caffetteria in Italia?
“Dico quasi tutti i giorni nei miei corsi di formazione, vedo un bel futuro. Seppure tortuoso e difficile, nel futuro della caffetteria c’è la qualità. I bar, con la libertà delle licenze, sono tantissimi. Lavorano tutti nello stesso modo e dall’altra però, il consumatore sta iniziando ad esser un po’ più consapevole anche sul caffè. Per cui più avanti, chi non si forma e non si aggiorna, rimarrà fuori.”
Non la spaventa la crisi che sta colpendo il settore a Milano, anche due caffè specialty?
“Un po’ giustamente, l’offerta del locale non può basarsi solo sul caffè. Ci vuole una giusta selezione anche per il food, seguito alla passione e alla bevanda molto buona. Chi non ci è riuscito, purtroppo, non ha pensato bene a incastrare tutti i diversi tasselli. E’ possibile oggi aprire un locale nonostante la crisi. Il consumatore andrà a privarsi della pausa fuori come ultima cosa nonostante il periodo di risparmi. Quindi, chi fa qualità vince: anche se costa un po di più, il consumatore è più attento a dove spende i suoi soldi.”
I prezzi del locale di Andrea Cremone
“Noi vendiamo tre tipi di espresso. Uno classico con un gusto abbastanza tradizionale a un euro e 20. Poi un espresso più particolare a un euro e 50 e uno più ricercato e dolce a 3 euro e 50. Poi dai 3 euro in su, gli specialty coffee. Prezzi validi sia seduti che al banco, come Starbucks. Che io vorrei emulare, ammirandoli molto come esempio da seguire. Io penso in grande.”