MILANO – Il caffè sotto la lente di ingrandimento della scienza ancora una volta, per indagare il suo ruolo rispetto a una malattia terribile come l’Alzhaimer. Sono state già pubblicate delle ricerche su questa patologia collegata al consumo della caffeina e ora ritorna con un nuovo studio australiano condotto dalla ricercatrice Samantha Gardener e dai suoi colleghi della Edith Cowan University (ECU) che ha dimostrato che la tazzina può contribuire ad abbassare il rischio di andare incontro a questo male. Leggiamo i dati emersi da notiziescientifiche.it.
Alzheimer contrastato dalla caffeina: i dati
Il team di studiosi ha preso in esami i dati raccolti su 227 soggetti anziani che non dimostravano particolari segni di declino cognitivo, che sono state monitorate per oltre 126 mesi. Si è scoperto che più aumentava il consumo di caffè, più si abbassava il rischio di sviluppare deterioramenti cognitivi lievi, ovvero quelli che solitamente precedono l’Alzhaimer.
Così come ha spiegato la dottoressa Gardener: in generale chi beveva più caffè mostrava un rischio più basso di incorrere in Alzheimer nel corso del follow-up durato una decina d’anni.
Altri miglioramenti
Non solo il caffè contrastava l’insorgere dell’Alzhaimer, ma determinava delle reazioni positive in aree del cervello collegate alla funzione cognitiva, in particolare a quella esecutiva. Ovvero quella che regola l’autocontrollo, la capacità di pianificare una o più azioni e, più in generale, mantenere l’attenzione.
Inoltre più caffè sembra essere collegato a quella che è una delle cause principali dell’Alzheimer: l’accumulo di proteine amiloidi all’interno del cervello.[1]
Lo studio suggerisce che bere quotidianamente caffè non solo non procura danni ma può rivelarsi un vantaggio per abbassare il rischio dell’Alzheimer
In tal senso un maggior consumo di caffè potrebbe essere indicato per tutti i soggetti a rischio di questa malattia e in generale di declino cognitivo, anche soggetti che non hanno ancora sviluppato sintomi.
Chiaramente sarebbe necessario svolgere ulteriori studi più approfonditi sulla materia, magari considerando anche più modi di preparare il caffè e scendere nel dettaglio delle singole quantità di caffeina assunta, soprattutto pensando alle modalità in cui viene consumata la bevanda in Australia rispetto a un Paese come l’Italia.
Contro lo sviluppo dell’Alzhaimer, i ricercatori hanno sottolineato come la caffeina non sia il solo elemento contenuto nel caffè ad aver effetti positivi: altri componenti, come il cafestol, il kahweol e l’eicosanoil-5-idrossitriptamide, potrebbero giocare un ruolo altrettanto fondamentale nel ridurre il rischio di andare in contro alla malattia.
Note e approfondimenti
Frontiers | Higher Coffee Consumption Is Associated With Slower Cognitive Decline and Less Cerebral Aβ-Amyloid Accumulation Over 126 Months: Data From the Australian Imaging, Biomarkers, and Lifestyle Study | Aging Neuroscience (IA) (DOI: 10.3389/fnagi.2021.744872)