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venerdì 22 Novembre 2024
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ALLARME ROYA – Il proliferare della ruggine del caffè mette a rischio la produzione di numerosi paesi latino americani, con danni potenziali per centinaia di milioni di dollari José Buitrago (Excan): “Necessarie misure immediate o la situazione si aggraverà” Summit di emergenza delinea le linee di intervento a breve e le strategie di lungo periodo

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MILANO – È sempre più emergenza in centro America per il proliferare della roya. Favorita da fattori climatici- ma anche, secondo alcuni esperti, dalla minor resistenza degli arbusti dovuta alla ridotta diversificazione genetica –l’Hemileia vastatrix – nota anche come Ruggine del caffèRoya (ruggine in spagnola, ndr.) o Coffee Leaf Rust disease in inglese –. Ovvero una delle malattie crittogamiche più devastanti tra quelle che colpiscono gli arbusti di arabica. E che rischia di compromettere, sin da questa stagione, raccolti ed export di numerosi produttori latino americani. Con ripercussioni gravi sull’economia e sulle vite di milioni di persone.

Roya, un nemico della pianta

L’allarme è stato lanciato sin dall’autunno scorso da varie associazioni e istituzioni di ricerca. E trova conferma in numerosi report, che circolano da settimane tra gli addetti ai lavori. Come pure in vari reportage giornalistici diffusi in questi giorni.

Il fungo ha cominciato a diffondersi a settembre

Quindi prima dell’inizio della stagione di raccolta. Le alte temperature e la siccità, ma anche le scarse misure di prevenzione, ne hanno favorito la diffusione.

“Chi più chi meno, tutti stanno ne pagando le conseguenze.” Così ha dichiarato il direttore generale dell’associazione delle aziende di lavorazione ed esportazione del caffè di El Salvador (Abecafé), Marcelino Samayoa.

“La situazione è veramente seria – afferma ancora senza giri di parole, in un’intervista il presidente dell’associazione degli esportatori del Nicaragua (Excan) José Buitrago. – E peggiorerà ulteriormente se non si adotteranno misure immediate”.

Non tutti i produttori però dispongono delle risorse necessarie per poter attuare delle efficaci pratiche di difesa delle colture

Anche perché i costi continuano a lievitare. Mentre i prezzi hanno registrato un andamento quasi costantemente al ribasso nei 12 mesi trascorsi.

I margini sempre più ristretti fanno sì che anche la spesa per un normale trattamento con fungicidi rameici risulti proibitiva per una parte cospicua dei produttori.

A conferma dell’aggravarsi del fenomeno, si è svolto, la scorsa settimana, a San Salvador un summit di emergenza a porte chiuse. Con la partecipazione di rappresentanti ufficiali dei governi dei cinque paesi produttori “centro americani”. (Costa Rica, El Salvador; Guatemala, Honduras Nicaragua), del Messico e della Repubblica Dominicana.

Scopo: fare il punto sulla situazione, coordinare gli interventi immediati

Infine definire una strategia comune di lungo termine per far fronte al proliferare della malattia, che non conosce, chiaramente, confini. I dati diffusi dai media, dalle associazioni e dalle istituzioni consentono di tracciare un primo bilancio parziale. Da prendere, naturalmente, con un certo beneficio di inventario.

Nel Salvador, circa il 40% degli arbusti sarebbe stato infestato dalla roya

Questo stando a dati forniti da Abecafé e riportati in un comunicato ufficiale dell’assemblea legislativa nazionale. Governo e istituzioni di supporto tecnico invitano i produttori a rimuovere le foglie infette. Oltre che ad adottare corrette pratiche agricole e di profilassi fitosanitaria, ma l’attuazione delle misure è resa difficile dalla sottocapitalizzazione del settore nel quale prevale la piccola proprietà.

Secondo la Fundación Salvadoreña para la Investigación del Café, i prossimi raccolti potrebbero venire ridotti del 30-40%

Il caffè costituisce circa il 7% dell’export totale del paese, per un valore che ha raggiunto, nel 2011/12, i 311,60 milioni di dollari. La coltura si estende su 161 mila ettari e impiega direttamente oltre 100 mila persone.

Le associazioni dei produttori e degli esportatori del Nicaragua stimano in circa 350 mila sacchi il danno arrecato dalla roya al raccolto 2012/13.

Si calcolano sin d’ora conseguenze gravi a carico di almeno un terzo dell’ettaraggio totale. E la situazione potrebbe aggravarsi ulteriormente in assenza di misure immediate, ha dichiarato José Buitrago.

Secondo il ministro dell’agricoltura Ariel Bucardo, la ruggine è stato “la goccia che ha fatto traboccare il vaso”

Aggravando i preesistenti ritardi strutturali del comparto, in particolare i problemi legati alla scarsa produttività, all’elevata età media degli arbusti e alle pratiche inadeguate.

In Guatemala, Anacafé calcola in misura pari al 15% (contro un 6% inizialmente indicato) il potenziale impatto negativo della roya sulla previsioni produttive per l’anno in corso.

“Prevediamo un calo di circa 530 mila sacchi rispetto al raccolto precedente. Con riflessi negativi sull’economia nazionale.” ha dichiarato il presidentedell’associazione Nils Leporowskim.

Secondo gli studi realizzati da Anacafé

Circa 193.200 ettari, su un totale di 276 mila, sarebbero contaminati. Colpiti oltre 60 mila produttori, in massima parte medio-piccoli.

Per far fronte all’emergenza, il settore chiede ora il ricorso a uno speciale fondo di crisi del valore di 50 milioni di dollari – attivato presso il Banco de Guatemala nei primi anni duemila – per finanziare, con una quarantina di milioni di dollari, una campagna nazionale di lotta alla ruggine del caffè. Comprendente attività di formazione e finanziamenti speciali per l’acquisto di fungicidi e fertilizzanti.

Il tempo stringe – affermano i vertici di Anacafé

-Poiché queste misure vanno attuate entro aprile per essere efficaci. In caso contrario, il calo produttivo potrebbe raggiungere, nel 2014, il 40%. E le ricadute, sia economiche che sociali, sarebbero letali.

Il settore del caffè costituisce quasi il 3% del pil guatemalteco e impiega mezzo milione di addetti. Nel 2011/12, il valore delle esportazioni ha sfiorato il miliardo di dollari.

Questo mese, Anacafé ha già ridotto di mezzo milione di sacchi le sue previsioni sull’export 2012/13, stimato ora in 3,1 milioni di sacchi.

A dicembre, le esportazioni sono state di 140.369 sacchi, in calo del 21,3% rispetto allo stesso mese del 2011

Bilancio pesante anche in Honduras, attualmente il massimo produttore dell’area. Secondo il direttore dell’istituto onduregno del caffè (Ihcafe),Víctor Molina, la roya potrebbe causare la perdita di circa il 10% del prossimo raccolto. Stimato in oltre 6 milioni di sacchi.

Nel 2011/12, il caffè ha portato nelle casse dell’Honduras qualcosa come 1,44 miliardi di dollari

Circa quindi il 30% delle piantagioni (di cui il 10% in forma grave) risultano colpite in Costa Rica dall’Hemileia vastatrix. Secondo le cifre ufficiali diffuse mercoledì dal governo.

Il ministro dell’agricoltura Gloria Abraham ha annunciato il varo imminente di un decreto recante misure d’urgenza a sostegno del settore caffeario.

Infestazioni da roya sono state individuate, sin dal settembre scorso, anche nel Chiapas; massimo stato produttore del Messico, in una zona prossima alla frontiera con il Guatemala.

A detta del direttore delle operazioni di Amecafé Rene Avila, esse non appaiono destinate a impattare il raccolto di quest’anno. Che l’associazione prevede in forte crescita, ma potrebbero avere conseguenze su quello successivo. Secondo Avila, le ricerche hanno dimostrato che il fungo è di una “varietà particolarmente aggressiva e il suo comportamento è atipico”.

Tornando al summit di San Salvador

I partecipanti hanno definito le linee guida di una strategia regionale di lotta alla roya, i cui dettagli verranno formalizzati il prossimo mese.

Secondo quanto anticipato ai media da alcuni specialisti è prevista, in particolare, l’accelerazione degli interventi di rinnovo delle colture con varietà selezionate, sulla falsariga di quanto si sta facendo in Colombia. Dove ben 180 mila ettari sono stati rinnovati, negli ultimi 2 anni, con varietà resistenti alla ruggine.

La ruggine del caffè venne osservata per la prima volta nel 1861

Da un esploratore britannico nella regione del Lago Vittoria, in Kenya. Nel 1869, il fungo attaccò le piantagioni di caffè di Ceylon (l’odierno Sri Lanka). Distruggendole completamente nel giro di un decennio. A partire dagli anni venti del novecento, la crittogama ha avuto diffusione su larga scala in Africa e parte dell’Asia.

La prima osservazione nelle Americhe è avvenuta nel 1970

Nello stato brasiliano di Bahia. A metà anni ottanta, il fungo risultava diffuso in tutti i principali paesi produttori del continente. Secondo quanto scrive il saggio “Il Caffè. Produzione” di Pasquale Pallotti, opera di riferimento per tutti gli operatori del settore, consultabile in versione integrale sul nostro sito, l’Hemileia vastatrix è una delle più gravi malattie crittogamiche nelle zone calde umide di bassa altitudine e arreca gravissimi danni.

Attacca l’apparato fogliare

Dove, nella pagina inferiore, si presenta inizialmente con macchie arrotondate pallide e traslucide che, in pochissimi giorni, diventano gialloarancio. A seguito della produzione di spore. Le quali sono normalmente diffuse dalla pioggia.

Le foglie severamente attaccate muoiono e cadono. Lasciando le ciliegie prive di nutrimento e un tipico tappeto di foglie morte sul terreno.

Questa crittogama si controlla con trattamenti preventivi e tecniche agronomiche come il controllo delle infestanti, una potatura che favorisca l’arieggiamento della pianta e conseguentemente il rapido asciugamento del lembo fogliare durante i periodi di infezione.

Negli ultimi anni sono state selezionate diverse varietà di caffè resistenti alla ruggine.

Tutti i dati riportati in questo articolo sono espressi in sacchi da 60 kg.

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