«La caffettiera non è solo un oggetto o una macchina, è proprio un’architettura. Ogni grande architetto ne ha tentato il progetto, ambisce a costruire una caffettiera così come prima di morire vorrebbe fare una torre».
«Si tratta della quantificazione di massa di un rito e di un delizioso vizio che non accenna a finire, esercitato per mezzo di uno strumento-macchina sempre più sofisticato e perfetto, che se una volta era un semplice bicchiere napoletano che si ribaltava contro un altro con in mezzo un filtro, ora assomiglia a un satellite a capsule destinato a scendere sulla luna».
Così scriveva nel 1979 l’architetto e designer Alessandro Mendini nella rivista Modo, testo ripreso dalle Edizioni Henry Beyle e pubblicato con il titolo Elogio della caffettiera (2014).
E con una certa lungimiranza se lo scorso anno una delle principali aziende italiane di caffetteria portava nello spazio la prima macchina da caffè, permettendo a Samantha Cristoforetti di degustare un espresso a bordo della Stazione Spaziale Internazionale.
Mendini ha disegnato varie volte oggetti da caffè e nel 2011 ha reinterpretato la moka per Alessi (i fratelli Alessi sono i nipoti di quel Bialetti, Alfonso, inventore della moka negli anni ‘30).
APPROFONDISCI
Alessandro Mendini è nato a Milano nel 1931. Lo scorso dicembre è stato ospite ad un incontro letterario presso la Maison de la Poésie di Parigi. Un invito non inusuale: architetto e designer, ma con il bisogno di scrivere, Mendini ha diretto le riviste Casabella, Modo e Domus e pubblicato testi, talvolta dal tono provocatorio, sugli oggetti, le città e la società contemporanea.
Testo tratto da Elogio della caffettiera, per gentile concessione delle Edizioni Henry Beyle (10 Euro, pp. 28, 375 copie numerate).
Roberta Gregori