MILANO – La parola ancora ad Alessandro Galtieri, campione italiano brewing che rappresenterà l’Italia a Boston nei prossimi campionati mondiali Brewers. Lo abbiamo intervistato ancora più in prossimità della grande sfida che lo attende in pedana, questo aprile.
Quante ore al giorno di allenamento ha previsto a ridosso dei mondiali?
“Al giorno sono circa 5 dedicate all’allenamento in un’unica sessione. Negli ultimi tempi l’impegno è su tutta la giornata.”
Ha strategie particolari per controllare l’agitazione sulla pedana?
“Non la controllo affatto!! – scherza Galtieri. – Chiaramente ci possono essere tecniche per aumentare la concentrazione, ma fondamentali sono l’esperienza e un’ autovalutazione di sè obiettiva. Perché fa davvero la differenza la consapevolezza di aver compiuto un buon training, essere convinti della tazza che si serve e delle tecniche applicate.
La perdita del controllo avviene quando si dubita di sè o si teme il giudizio sul proprio lavoro. Quando invece ci si sente davvero sicuri, tutto diventa più gestibile, perfino entusiasmante e l’agitazione non esiste più.”
C’è qualcosa che la preoccupa in particolare e come pensa di risolvere. Teme gli altri competitor?
“I fattori che mi potrebbero allarmare sono stati analizzati in precedenza cercando di immaginarli. Naturalmente, ciò che preoccupa di più è l’imprevisto. E’ sempre una componente da mettere in conto, per cercare di gestirla al meglio qualora si presentasse. A parte questi fattori ignoti, non temo il confronto con gli altri concorrenti, anzi.
Per come la vivo io, si tratta di una competizione in cui tutti danno il meglio per ottenere il miglior risultato e vincere. Ma la cosa bella è che, fuori dalla pedana, siamo tutti fratelli. C’è tra noi una grande stima, grazie alla quale si instaura un bel clima generale. Ognuno è in competizione solo con se stesso e alla fine si esce tutti arricchiti professionalmente.
Stesso discorso è valido per la giuria della quale ho davvero stima. In effetti, mi fa un sincero piacere offrire loro la mia presentazione. Prepararmi in primis per gratificare loro e poi per me stesso attraverso questa esperienza, è qualcosa che mi soddisfa proprio. Io mi auguro, essendo una competizione che poi è una simulazione di una situazione reale, di trasmettere la mia passione mettendomi proprio nei miei panni quotidiani.
La giuria per me è come un gruppo di clienti, certo più competente e esigente, ma che sta lì comunque per ricevere un’esperienza sensoriale e di ospitalità. Esattamente come nella mia caffetteria. “
C’è qualcuno che la supporterà?
“Assolutamente sì. Cristina Caroli, che sarà in backstage con me. Abbiamo intrapreso questo percorso insieme e lo portiamo avanti in due. Non possiamo pensare a qualcosa di diverso. E’ un sodalizio che esiste da sempre e ci supportiamo a vicenda. Non posso immaginare di competere senza di lei.”