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Alce Nero, ricavi a 86 milioni nel 2020, con una fabbrica per caffè e cacao in Perù

Il gruppo vede infatti tra gli azionisti l’azienda conserviera La Cesenate Spa, con il 50% delle quote, Alce Nero che è il secondo azionista con meno del 20%, Brio Spa gruppo dell’ortofrutta biologica (9%), il pastificio Felicetti (8,5 %) e Mediterre Bio, cooperativa formata da agricoltori di Puglia, Basilicata, Calabria e Emilia-Romagna (6%)

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MILANO – Il biologico sta diventando una vera e propria tendenza: sono sempre di più i consumatori che fanno attenzione alla genuinità e alla sostenibilità dei prodotti che acquistano, compreso il caffè. In questo campo, da tanti anni ormai, si è distinta Alce Nero, che ha vissuto un anno particolarmente felice, nonostante il 2020 da Covid. Leggiamo l’articolo di Luisanna Benfatto su ilsole24ore.com.

Alce Nero risponde alle esigenze del consumatore

«Il 2020 è stato un anno magico. Abbiamo raggiunto un fatturato di 86 milioni di euro, cioè 10,7 milioni in più rispetto al 2019 e una crescita del 14%». Parola di Alce Nero, capo spirituale della tribù Sioux, e simbolo di una filiera del biologico attiva dal 1978. Un balzo molto superiore alla spesa di prodotti alimentari biologici nella Gdo che ha fatto segnare un più 4% (dati Ismea).

Secondo Massimo Monti, amministratore delegato dell’azienda dal 2004, questo risultato è dovuto ai lockdown prolungati ma anche alla risposta del team che è stata in grado di assicurare produzione e distribuzione, anche nei mesi più duri: «Nell’impossibilità di potersi concedere una cena al ristorante i consumatori hanno indirizzato i consumi verso il cibo di qualità premium da cucinare a casa».

La capacità del gruppo di superare gli ostacoli è da sempre nel suo dna, continua Monti:

«Siamo un esempio concreto di rete di imprese simil-consortile che comprende realtà diverse: dai singoli agricoltori, mille in Italia e oltre 14mila in America Latina, alle cooperative, dai pastifici alle imprese di trasformazione fino alla logistica. Sette stabilimenti in Italia, uno in Svizzera, dedicato alla lavorazione del cacao, e uno in Perù per il caffè e lo zucchero di canna grezzo».

Alce Nero, una rete di imprese

Il gruppo vede infatti tra gli azionisti l’azienda conserviera La Cesenate Spa, con il 50% delle quote, Alce Nero che è il secondo azionista con meno del 20%, Brio Spa gruppo dell’ortofrutta biologica (9%), il pastificio Felicetti (8,5 %) e Mediterre Bio, cooperativa formata da agricoltori di Puglia, Basilicata, Calabria e Emilia-Romagna (6%). «Garantiamo 400 prodotti in continua evoluzione. Quello che non abbiamo lo creiamo attraverso partnership come quella siglata nel 2019 con Roncadin da cui è nata la gamma Freddo che ha più che quadruplicato il suo fatturato ora a 1,54 milioni» afferma il manager.

La performance positiva del 2020 è stata trasversale rispetto a tutti i canali di vendita in una platea che è di circa 4 milioni di italiani, cioè coloro che hanno acquistato almeno un prodotto del marchio. A doppia cifra gli incrementi registrati dalle vendite alla Gdo (+14,3%) dalle esportazioni (+31,9%) verso Germania e Polonia e il Far East -dove c’è un ampio spazio di crescita in Giappone e Cina- e non ultimo dall’e-commerce.

L’ampliamento della gamma: spazio alle zuppe proteiche

Nel futuro, aggiunge Monti, «stiamo considerano di attivare la procedura per ottenere la certificazione B Corp ma soprattutto continueremo a innovare la gamma. A breve debutteremo con un gelato biscotto al farro e crema di latte bio e zuppe ad alto contenuto proteico e pochi carboidrati. Sul fronte della sostenibilità la novità sarà la pasta con involucro di carta anche se, fa notare Monti, l’offerta di imballi alternativi a plastica e vetro, accettabili dal punto di vista economico, è ancora scarsa. «Siamo al paradosso: il contenitore potrebbe costare più del contenuto».

L’e-commerce e il retail

Scaffali pieni come al supermercato con bottiglie, vasetti e scatole ben impilati sempre a disposizione: la comodità dell’e-commerce ha fatto breccia anche negli italiani, anche grazie alla crisi Covid. Lo dicono i numeri: il food e grocery online ha avuto una crescita dell’85% e raggiunto un valore di 854 milioni di euro. Un riflesso di questa nuova abitudine d’acquisto si vede anche nella performance del negozio online di Alce Nero, che è passato da 400mila euro a 1,5 milioni di fatturato con uno scontrino medio di 80 euro.

Un canale che l’azienda ha attivato ricorrendo solo a risorse interne e quindi contenendo al massimo i costi, ma che intende potenziare nel 2021. Prossima sfida, mettere nel carrello digitale anche i prodotti freschi. L’anno in corso ha visto un’altra novità nel campo del retail: il 5 marzo è stato aperto il primo negozio monomarca a San Lazzaro di Savena. Un format che verrà replicato in altre parti d’Italia, partendo da Milano.

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