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Report, Alberto Trabatti: «Riflettere sull’impatto ambientale delle capsule»

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MILANO – La puntata di lunedì di Report, con l’ampio servizio dedicato al caffè, ha suscitato una vasta eco tra gli addetti ai lavori. Con un’ampia gamma di commenti e reazioni. Riceviamo e pubblichiamo volentieri questa riflessione a firma di Alberto Trabatti, titolare della storica Torrefazione Penazzi 1926 Ferrara, un’azienda che intrapreso un interessante percorso di eccellenza nel senso della qualità e dell’artigianalità.

Avevo dato anche un’occhiata al teaser del servizio di Report, e già mi era balzata agli occhi una cosa su cui due professionisti non avrebbero dovuto transigere: se l’assaggio alla cieca è stato fatto dal panel di professionisti, non vedo per quale ragione Andrej Godina lo abbia fatto “in chiaro”.

Non credo di essere l’unico ad avere dei dubbi su possibili influenze legate alla marca, tant’è vero che la professionalità di Andrej non richiede di conoscere in anticipo la marca del prodotto un assaggio per ottenere valutazioni indulgenti o tranchant.

Peraltro ricordo ai non addetti che il sistema Nespresso è basato su 5 grammi di polvere contro i 7/7,5 di una capsula sistema Lavazza e simili. Prove condotte da me a suo tempo con capsule ricaricabili in acciaio, con 5,2 grammi del Caffè più corposo che ho, hanno dimostrato che la quantità di polvere non è sufficiente a produrre un Espresso che rispecchi le caratteristiche del prodotto utilizzato.

Crema tenue e di colore chiaro, gusto gradevole ma di persistenza ridotta

Tutto questo, naturalmente, se si usano Caffè di buona origine e lavorati a dovere, è sicuramente un risultato migliore rispetto alla maggioranza del capsulame, ma rimangono pur sempre di origine industriale.

Ritengo che 8 sia un voto un po’ eccessivo

Un pensiero alle aziende che non utilizzano materie prime eccellenti: la tradizione si fa con la qualità assoluta, non con ripieghi e prodotti scadenti.

Altrimenti è inutile negare incontri con i giornalisti ed offendersi se questi trovano evidenti difetti tramite gli esperti. Si conferma solo il poco rispetto che si ha dei consumatori.

Se le persone sono “abituate così” (prova ne è il fatto che le capsule compatibili siano più vendute delle rispettive a marchio), sarebbe forse ora di spiegare che “così” non fa bene, ed invece che cercare il risparmio serve pagare qualcosa di più per non avere spiacevoli inconvenienti a livello di salute, col tempo. Perché ciò che si ingerisce non è un gioco, in nessun settore.

Molto interessanti anche i dati di Report sui metalli pesanti contenuti nel Caffè, e soprattutto in quelli di basso prezzo

Il discorso di Report sulla Moka è altrettanto da considerare, preferendo se possibile l’acciaio inox come scelta. Sarei stato curioso se fosse stata provata anche la Moka ad induzione di una nota Casa, che ha la caldaia in inox ed il raccoglitore in alluminio. Ma non posso pretendere interventi troppo specifici, il Sig. Iovene di Report sta già ben approfondendo via via il suo meritevole percorso d’inchiesta.

Mi auguro che le riflessioni scaturiscano spontanee anche nelle persone che non hanno una particolare conoscenza del settore, ma ne utilizzano i prodotti.

Bisogna considerare che la ricerca del risparmio assoluto non ha senso, ma al tempo stesso, poiché non l’ha detto nessuno, pagare cifre esagerate le capsule è altrettanto controproducente.

I prezzi delle capsule a marchio non sono quasi mai sotto i 50 € al kg, e non è un fatto trascurabile

Stiamo parlando di prodotti industriali, realizzati in quantità impensabili, che tolgono dignità al Caffè nella sua essenza, ovvero in quello che tutte le persone avrebbero diritto di trovare, tra le pareti di casa, come tra quelle dei locali pubblici.

Aggiungiamo il fatto che le capsule sono nate come apparente rimedio alla lentezza e allo sporco in cucina o in ufficio, ma esistono sempre, e continuerò a ripeterlo, macchine da espresso superautomatiche che risolvono in maniera migliore, e soprattutto ecologica, la necessità di avere velocemente e comodamente un Caffè.

Sempre a suo tempo pesai una confezione da 16 capsule di una delle torrefazioni prese in esame ieri

Rimasi sconvolto dal constatare che ogni chilo di polvere così confezionata, la quantità di immondizia che si butta via tra imballo, plastica ed altri materiali supera i 300 g.

Non è un’offesa all’ambiente?

Soprattutto per confronto vi dico che un sacchetto da 250 grammi in carta per la vendita del fresco pesa 12 grammi (48g/kg). Ricordiamoci che, anche se a tutt’oggi si stanno muovendo aziende con prodotti compostabili, a parte la verifica sul campo, perché sento voci contrastanti sulla piena compostabilità di certi prodotti, rimane il fatto che vanno comunque realizzati, e per farlo si sprecano risorse, energia e materie prime.

In ogni modo è un surplus di produzione che non giova a nessuno, anzi, rettifico giova a chi produce, vende, e nonostante le delicate problematiche, ambientali e salutistiche promuove queste “cose”.

Al di là di come la si pensi sugli interventi di Greta, bisogna partire da piccoli gesti per fare una rivoluzione positiva per l’ambiente. Quelli che possiamo fare noi a casa ed in ufficio, se usiamo di più la testa.

Alberto Trabatti

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