Alberto Polojac, coordinatore nazionale di SCA Italy, propone una nuova prospettiva sulla tazzina italiana dopo le nuove polemiche riguardanti un possibile rincaro dell’espresso al bar. Leggiamo di seguito le opinioni dell’esperto su una delle bevande che rappresentano di più la cultura italiana.
Il valore del caffè oltre il prezzo
di Alberto Polojac
MILANO – “Il caffè è parte integrante della cultura italiana, simbolo di socialità e tradizione, ma anche oggetto di dibattiti sempre più accesi riguardanti il suo prezzo. Recentemente, le polemiche sono state alimentate dalla prospettiva di un aumento del costo della tazzina di espresso a 2 euro, una cifra che ha fatto discutere la stampa nazionale e i consumatori.
Tuttavia, la questione che deve emergere non è solo quella economica, ma una riflessione più ampia sul vero valore del caffè. Il recente sviluppo del Coffee Value Assessment (CVA) della Specialty Coffee Association introduce un modello innovativo che mira a smarcare il caffè da una mera valutazione economica, evidenziando anche il suo valore estrinseco, che va oltre il semplice prezzo di mercato”.
La dinamica dei prezzi
Polojac continua: “Gli ultimi mesi hanno visto un significativo incremento dei prezzi del caffè a livello globale. La combinazione di fattori come condizioni meteorologiche avverse, tensioni geopolitiche e speculazioni finanziarie ha contribuito ad un aumento mai visto in precedenza nelle due Borse di riferimento a Londra e New York.
In Brasile, che fornisce circa un terzo della produzione mondiale di caffè, periodi di siccità seguiti da gelate improvvise hanno gettato molta preoccupazione anche sulla resa dei prossimi raccolti, lanciando ulteriore nervosismo in un mercato già piuttosto irrequieto. Situazioni simili si sono verificate in Vietnam, il principale produttore di robusta, dove la carenza d’acqua ha colpito duramente le piantagioni limitando le esportazioni di caffè.
Del resto non è una novità che la concentrazione della produzione nelle mani di questi due Paesi, rappresenta una criticità significativa per il mercato globale, in quanto espone l’intera filiera a rischi legati a fattori climatici, geopolitici ed economici, compromettendo la stabilità dei prezzi e la sicurezza di approvvigionamento per l’intero settore.
Questi eventi hanno spinto le quotazioni a livelli record: i futures di robusta hanno raggiunto quotazioni mai viste prima assestandosi ultimamente a 4.971 dollari per tonnellata (con punte intorno ai 5,000), mentre quelli dell’arabica sono saliti a 2,49 dollari per libbra, livelli che non si vedevano da più di 10 anni.
Queste dinamiche di mercato non si limitano a influenzare il costo del caffè verde, ma si riflettono anche sui consumatori finali. In Italia, il prezzo medio di un espresso è aumentato del 15% negli ultimi tre anni, raggiungendo una media di 1,20 euro. Tuttavia, con l’aumento continuo dei costi, si prevede che il prezzo possa arrivare a toccare i 2 euro a tazzina nei prossimi mesi . Questo scenario apre una discussione cruciale non solo sull’accessibilità economica del caffè, ma anche sulla percezione del suo valore”.
È la percezione del valore a determinare il prezzo di un bene
“In risposta a questi cambiamenti, si può collocare alla perfezione il Coffee Value Assessment (CVA) introdotto di recente dalla Specialty Coffee Association, un approccio che amplia la valutazione della qualità del caffè introducendo il concetto di “valore” includendo, oltre agli aspetti sensoriali, anche elementi etici e sociali.
Tradizionalmente, il caffè è stato sempre giudicato principalmente sulla base di un sistema di punteggio espresso in centesimi, focalizzato su alcuni attributi sensoriali come l’aroma, il corpo e l’acidità. Tuttavia, questo metodo si è rivelato limitante e spesso poco comprensibile al di fuori del settore.
Circoscrivere il concetto di qualità del caffè a un numero, è un po’ come restringere al fattore economico il valore del prodotto, che invece deriva da una molteplicità di fattori. Il CVA, ad esempio, introduce quattro categorie di valutazione: fisica (qualità fisica del caffè verde), estrinseca (fattori come certificazioni e origine), affettiva (opinione personale del degustatore) e descrittiva (attributi di sapore e aroma).
Questa nuova metodologia offre una valutazione più olistica e inclusiva, riconoscendo che la qualità del caffè non può essere ridotta a un semplice punteggio numerico o a una serie di attributi descrittivi. Un caffè espresso a 2 euro? Se inserito in quest’ottica può arrivare anche a 5 o più, quando la percezione del valore lo consente.
Non si è mai sentito parlare del prezzo generico di un calice di vino, sarebbe ora che il caffè venga considerato e valorizzato come qualsiasi altro prodotto della filiera agroalimentare, differenziato in base al suo valore intrinseco ed estrinseco”.
Polojac: EUDR come opportunità per parlare della filiera
“In quest’ottica anche la spinosa tematica della normativa EUDR (Regolamento dell’Unione Europea contro la Deforestazione) può rappresentare un’opportunità di divulgazione della filiera, ribaltando l’idea di un’imposizione normativa in un’occasione di valorizzazione del prodotto. Questo regolamento che indubbiamente comporterà costi aggiuntivi per i produttori e difficoltà di adattamento per molte aziende agricole, specialmente quelle di piccole dimensioni, offre anche la possibilità agli operatori per raccontare la filiera da un’altra prospettiva: più responsabile, etica e giusta.
In questo modo, il settore può valorizzare il suo impegno verso i consumatori che sempre più spesso richiedono prodotti sostenibili. Parlare di valore quindi significa anche questo, il prezzo poi è solo una diretta conseguenza.
Non ha nessun senso discutere di prezzo finale, se la percezione del valore è molto bassa, è quest’ultima che deve essere recepita e resa più chiara. Da cosa dipende questa percezione? Come si diceva da una serie di fattori che vanno resi disponibili al consumatore finale attraverso la divulgazione, una tracciabilità completa e trasparente e specifiche campagne di comunicazione”.
Polojac: ripensare il caffè come esperienza completa
Polojac aggiunge: “La questione che emerge dal dibattito sul prezzo del caffè è una riflessione sul suo valore complessivo. Il caffè non è solo una bevanda; rappresenta un’intera filiera che coinvolge coltivatori, lavoratori, torrefattori, baristi e consumatori.
Ogni tazzina di caffè racchiude il lavoro di persone che spesso operano in condizioni difficili, in paesi colpiti da instabilità politica e cambiamenti climatici. La SCA intende mettere in luce questi aspetti, promuovendo un’industria anche più equa e sostenibile.
Questa nuova prospettiva invita i consumatori a considerare il caffè non solo per il suo prezzo, ma per il valore che rappresenta. In Italia, paese noto per la sua cultura del caffè, ciò potrebbe significare un cambiamento nelle abitudini di consumo, con una maggiore attenzione alla qualità e delle etichette molto più descrittive (che ancora oggi si limitano nella migliore delle ipotesi alla sola distinzione di specie: arabica e robusta), ma anche una consapevolezza più profonda delle implicazioni etiche e ambientali della propria scelta .
Il dibattito sul prezzo del caffè è solo la punta dell’iceberg di una discussione più ampia sul valore della tazzina.
Mentre il mercato globale continua a fluttuare, influenzato da fattori economici, climatici e geopolitici, la SCA vuole effettuare un passo più avanti verso una comprensione più completa e giusta del prodotto caffè. Nel contesto italiano, un aumento del prezzo del caffè non può limitarsi solo ad un costo aggiuntivo, ma deve diventare un’opportunità per valorizzare una tradizione radicata e per sensibilizzare i consumatori sulle realtà che si nascondono dietro ogni tazzina”.
Polojac conclude. “Ripensare il caffè come un’esperienza che racchiude storie di territori e persone potrebbe essere la chiave per affrontare le sfide future, garantendo che ogni sorso di caffè sia non solo un piacere sensoriale, ma anche un atto di consapevolezza e responsabilità”.