MILANO – Una provocazione che fa sorridere ma anche riflettere arriva da una voce quanto mai autorevole: quella del coordinatore Sca Italy e fondatore di Imperator, Alberto Polojac. Il quale ha cercato di sottolineare attraverso un esempio comune a tutti, come il bere il caffè sia una cosa data per scontata. Al punto che, anche quando è bruciato, lo si beve comunque: tanto, cosa cambia? Cambia eccome. E ce lo spiega con un racconto quotidiano piuttosto efficace lo stesso esperto, dal suo profilo Facebook.
Alberto Polojac: La breve storia (né triste né allegra)
Ieri ho dimenticato il pane 🥖 nel tostapane mentre stavo parlando al telefono . Ad un certo punto inizio a sentire odore di caffè quando ti scappa la tostatura (vicino al secondo crack per chi sa cosa vuol dire).
Mi si accende una lampadina 💡 ma penso… non sto tostando caffè! 🤔 Quindi mi si accende una seconda lampadina 💡… mannaggia che fame! A quel punto il mio sistema nervoso comincia a perdere la pazienza (del resto si chiama nervoso apposta) e comincia a farmi notare dei sottili segnali di fumo provenienti dal tostapane.
Al che finalmente ricordo di avervi messo delle fette di pane. Apro il tostapane e ovviamente trovo del pane completamente annerito. Che faccio? Voi che avreste fatto? Si butta chiaramente. Infatti così ho fatto, ho aspettato che si rafreddasse per buttarlo nell’umido.
L’illuminazione
Continua Alberto Polojac: Una volta finito di mangiare le mie sinapsi cominciano a riprendere in maniera regolare e mi ricordo di quell’odore familiare che a me è sembrato odore di caffè molto tosato ai limiti del bruciato e mi ha portato a questa riflessione:
Se brucio il pane, lo butto. Se brucio una bistecca, la butto. Se brucio le verdure, le butto. Se volete vado avanti all’infinito… ma non volete giusto?
Morale: perché il caffè bruciato lo bevete? Attendo vostre.