ROMA – “Imprese sociali”, che reinvestano parte del fatturato per promuovere lo sviluppo in Paesi poveri ed emergenti: è l’impegno, spiega all’agenzia ‘Dire’ Roberto Menta, dirigente di Ferrero, che il gruppo italiano sta portando avanti dal Sudafrica al Camerun.
Secondo Menta, “a sud del Sahara ormai da tempo Ferrero è impegnata a reinvestire annualmente parte del fatturato, non del profitto, per promuovere lo sviluppo delle comunità e delle economie locali”.
L’obiettivo sarebbe creare posti di lavoro nelle aree sfavorite. Anche indipendentemente da risultati di bilancio positivi. In quest’ottica Ferrero si muoverebbe in Sudafrica, a Walkerville dal 2006; e a Baramati, nello Stato indiano del Maharashtra, dal 2007.
C’è poi l’impianto di Yaoundé (Camerun), operativo dal 2005; pronto a diventare punto di forza anche in un’ottica di sostenibilità.
Trasferimento di know-how per migliorare le strutture produttive
“In Camerun stiamo trasferendo know-how e collaborando con la popolazione per migliorare le tecnologie produttive” sottolinea Menta.
“L’obiettivo è far sì che lo standard qualitativo del cacao locale raggiunga i massimi livelli internazionali. Ed entri a tutto diritto, con vantaggio economico, nel mercato internazionale”.
L’intervista si tiene a Roma, a margine di un incontro intitolato ‘Focus on Africa. Sicurezza alimentare, tutela ambientale e sviluppo sostenibile: nuove prospettive per le istituzioni e le imprese italiane’.
Condividere le competenze per cibo e salute
Secondo Menta, direttore nutrizione e sostenibilità di Soremartec, la società del gruppo Ferrero che si occupa di innovazione e ricerca, la condivisione di competenze deve riguardare anche il cibo e la salute.
“Qualche giorno fa a livello di Federazione internazionale di Food & Beverage ho partecipato a un workshop nel quale insieme con l’Organizzazione mondiale della sanità e la Fao abbiamo discusso di una nuova iniziativa che sta partendo” spiega il dirigente di Ferrero: “L’idea è trasferire competenze in una chiave di sicurezza alimentare, in particolare per la riduzione degli acidi grassi idrogenati, pericolosi per la salute”.
Il cammino prevede più tappe, secondo Menta: “Le aziende metteranno a disposizione il loro know-how, che sarà portato in due ‘country test‘; poi faremo in modo che il trasferimento aumenti le competenze locali. E che allo stesso tempo siano assunti tutti quegli elementi che i Paesi africani ed emergenti possono offrire per migliorare il nostro approccio culturale al business”.