lunedì 23 Dicembre 2024
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Cafiso: “Il calo dell’offerta su una domanda che cresce ancora, rende il caffè soggetto alle speculazioni”

Cafiso: "C’è un concetto necessario da capire, ed è il legame che esiste tra il cambiamento climatico e le piantagioni di caffè e gli effetti di questo processo sull’industria intera. Come si è arrivati a questo punto?"

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MILANO – Adriano Cafiso torna su queste pagine per condividere il suo punto di vista frutto del contatto diretto con le piantagioni: da quelle in India, a quella in Sicilia di cui abbiamo già parlato, il tema che li unisce è la minaccia del cambiamento climatico. La produzione e quindi poi tutta la filiera, ne risentiranno, influenzando anche l’andamento dei prezzi e la possibilità di coltivare materia prima di qualità.

Il viaggio tocca tre Paesi d’origine – con una breve incursione al caso eccezionale siciliano -.

di Adriano Cafiso

Il cambiamento climatico: un problema che esiste da tempo

Innanzitutto, c’è un concetto necessario da capire, ed è il legame che esiste tra il cambiamento climatico e le piantagioni di caffè e gli effetti di questo processo sull’industria intera.

Come si è arrivati a questo punto?

Dagli inizi del ‘900, prima ancora che si sviluppasse un’idea di gestione agro forestale delle piante di caffè, in tante parti del mondo, come ad esempio in Brasile, centinaia di migliaia di ettari ricoperti da foresta sono stati convertiti in piantagioni latifondiste di caffè.

In questo modo, oltre a determinare la scomparsa e l’estinzione di numerose specie di alberi, animali e insetti, abbiamo assistito all’impoverimento dei suoli e alla perdita dei nutrienti sostituiti dall’uso indiscriminato di fertilizzanti e pesticidi.

Negli ultimi dieci anni è avvenuta anche la diffusione della Hemileia Vastatrix in Centro e Sud America: un fungo patogeno non debellato che si adatta alle varietà e si riproduce ulteriormente in periodi di siccità.

Questo, insieme alla white stem borer e ad altre malattie in Asia, hanno mostrato inequivocabilmente come temperature e precipitazioni sono elementi decisivi per le coltivazioni di caffè e la potenziale insorgenza di malattie.

Nonostante esistano varietà più tolleranti, nessuna di esse è del tutto resistente, ci vuole un controllo microbiologico in campo e soprattutto un’adeguata e capillare copertura di alberi, che possa mitigare gli eventi, dare nutrimento e ombra necessaria alle piante di caffè durante gli stress ambientali.

La diminuzione dei terreni agricoli e gli eventi atmosferici imprevedibili hanno portato inevitabilmente ad un aumento dei costi di produzione non compensato dai prezzi di mercato.

Il calo dell’offerta su una domanda, comunque costante o in crescita, rende il caffè un bene soggetto a tante speculazioni.

Cosa succede in Perù

Continua Adriano Cafisso: “Da due settimane sono rientrato in Sicilia dal Perù, Paese in cui quest’anno si è verificato il fenomeno del Niño che oltre ad un aumento delle temperature ha portato quattro mesi di siccità ed un aumento significativo proprio della Hemileia Vastatrix, chiamata localmente, roya del caffè.

Ho seguito circa venti famiglie produttrici: tra queste una ha vinto per due anni la tazza di eccellenza del Perù e altre due sono rispettivamente arrivate al quarto e al quinto posto della competizione. Questa resta tuttora, malgrado alcune criticità, la più importante vetrina per i produttori di caffè di tutto il Perù.

Dwight Aguilar Masias, due volte vincitore della Cup of Excellence of Peru (foto concessa)

Io stesso ho fatto da giudice in quelle che sono le fasi regionali dell’evento.

Sono in contatto anche con alcune famiglie nella zona del VRAEM, terra di nessuno dal 1990 al 2000 e qui, partendo dalle basi ed evitando protocolli scritti, cerchiamo di trasmettere concetti pratici sui processi post raccolta, sulle fasi di fermentazione e asciugatura.

Negli anni ho osservato cambiare la vita di queste famiglie che decidevano seguire un percorso qualitativo, scegliere varietà pregiate da seminare, e allo stesso tempo ho assistito al fallimento di quelle che puntavano alla quantità sottostando alle regole del mercato e delle borse valori.

Cafiso: “Non ci meravigliamo se una bottiglia di vino può arrivare a costare mille dollari, ma ci stupiamo se un chilo di caffè può essere pagato altrettanto”

La vera ingiustizia su questa materia prima, che si riflette sulla vita dei coltivatori non è certamente nelle gare di assaggio e valutazione, ma avviene nelle piazze affari tramite le commodities e futures, strumenti finanziari che avrebbero dovuto rendere più sicuro il mercato ma che sono diventati strumenti di investimento e speculazione finanziaria.

Cusco Perù, durante il processo post raccolto del caffè (foto concessa)

La maggior parte degli scambi è negoziata tra operatori che non hanno nessun interesse diretto in campo agricolo, tantomeno ambientale, e lo scambio reale molte volte non avviene neppure.

La gestione sostenibile e il controllo dei processi si riflettono sulla qualità del caffè finale, ma per essere percepita in tazza dai consumatori occorre continuare sulla strada dell’educazione alla curiosità e alle differenze.

Volendo fare un esempio al contrario, quando in Perù si è cominciato a bere vino solitamente era uno molto dolce, poi con il tempo divenne semi dolce e alla fine secco, tanto che adesso è quest’ultimo che è diventato il preferito.

Tuttavia, attualmente i peruviani non comprano né vino da cantine né tanto meno sono in grado di riconoscere una varietà di vite.

Ma d’altra parte anche un palato abituato al caffè senza zucchero è ancora lontano dal riconoscere un caffè fresco o ancor di più un terroir o una varietà, ci vorranno tanti anni e una rivoluzione del nostro modo di pensare, consapevoli del fatto che bere una tazza di caffè potrà essere un lusso, e che il valore attuale di una tazzina, che sia di un euro o di cinque, se non accompagnato da tracciabilità e da trasparenza, non “ci dice” se il prezzo pagato al coltivatore sia veramente giusto.

Adriano Cafiso torna nella sua Sicilia

A Settembre il caffè in Sicilia già con drupe in maturazione (foto concessa)

In Sicilia stiamo assistiamo adesso, per la seconda volta dopo cinque anni, ad una maturazione delle drupe che porterà ad una raccolta intermedia ad ottobre/ novembre e ad una fioritura che porterà una seconda raccolta a maggio/giugno, e comunque ad uno sfasamento del cicli fenologici.

Questo non fa testo perché le coltivazioni in Sicilia sono in via sperimentale.

La pianta del caffè negli anni attraversa fondamentalmente quattro fasi: l’installazione, la crescita, la maturazione e la decrescita. Qui a Santa Croce Camerina di Ragusa, si possono osservare le uniche piante in fase di maturazione, e possiamo studiare come esse si stiano adattando al nostro clima e allo stesso tempo osserviamo come il clima ne influenzi inesorabilmente i suoi cicli vitali.

E poi il focus sull’India e la World Coffee Conference dell’ICO

A breve, 25-28 settembre parteciperò alla quinta conferenza mondiale sul caffè che si svolgerà a Bangalore e che ha come temi la sostenibilità attraverso l’economia circolare e l’agricoltura rigenerativa.

L’India, che ha iniziato a coltivare caffè già nel diciassettesimo secolo, rappresenta oggi uno dei massimi e migliori esempi di gestione agroforestale del caffè, e dopo l’Etiopia già scelta nel 2016, e lo Yemen afflitta da guerre fratricide, la scelta di svolgere questo evento a Bangalore credo sia simbolica e tanto ci si aspetta dal loro ente Coffee Board per i temi trattati.

La conferenza si riunisce ogni quattro o cinque anni e, a proposito del primo tema, segnalo uno studio recente sull’utilizzo dei fondi del caffè nell’ambito delle costruzioni (Transforming spent coffee grounds into a valuable resource for the enhancement of concrete strength. Rajeev Roychand, Shannon Kilmartin-Lynch, Mohammad Saberian, Jie Li, Guomin Zhang, Chun Qing Li).

Se venissero confermati i risultati della ricerca, l’utilità di recuperare fondi del caffè sarebbe multipla.

Per quanto riguarda il secondo tema cercherò di portare proprio la mia esperienza in Sicilia in fatto di agricoltura rigenerativa e spero magari di dare seguito a questa intervista con un articolo riassuntivo dell’evento.

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