ROVIGO – L’emergenza sanitaria sta assumendo sempre più i connotati di una crisi economica, che ha colpito in modo particolare il settore di bar e ristorazione. Le figure professionali che si muovono al suo interno sono a rischio di bancarotta, a causa degli elevati costi da sostenere di fronte a entrate azzerate o ridotte al minimo. Da qui l’idea di sostenerli, con unna campagna dal nome eloquente: Adotta un barista o un ristoratore, specie destinate all’estinzione, organizzata da Franceschetti Group. Leggiamo i dettagli da rovigooggi.it.
Adotta un barista o un ristoratore: come funziona
Non solo in città, ma in tutta la provincia di Rovigo il settore della somministrazione e della ristorazione è in pericolo. Il Coronavirus e le chiusure governative sono state un disastro per la categoria fase delle riaperture sarà un salasso ed obbligherà a lavorare in maniera diversa .
Adotta un barista o un ristoratore, specie destinate all’estinzione, è la campagna di sensibilizzazione lanciata da Franceschetti Group per sensibilizzare l’utenza sulle difficoltà che gli esercenti affrontano per tenere aperto. E per far comprendere che, a fronte di un servizio migliore, più sicuro, più sostenibile, una richiesta economica maggiore di 20 centesimi deve essere accolta, non rifiutata.
Adottiamoli
Perché il bar ed il ristorante sono presidi del territorio, un crocevia di culture e di ricordi.
Sono servizi di prima necessità sbeffeggiati dalle associazioni consumatori che, con battaglie demagogiche, impongono di fatto il prezzo del prodotto primario: il caffè e la prima colazione, pretendendo che allo stesso prezzo dello scorso anno si debbano dare gratuitamente:
– 5gr di detergente mani in entrata del locale (7 centesimi in media);
– altri 5gr detergete mani in uscita dal bagno (altri 7 centesimi);
– la tazzina usa e getta (altri 6 centesimi) o la tazzina compostabile (ben 10 cent);
– 26 mascherine al mese da un euro ad ogni operatore;
– sanificazione del locale ogni 12 ore;
– cartellonistica informativa, corsi di formazione, responsabilità addirittura penali in caso di contagio, equiparato all’infortunio sul lavoro se è un dipendente;
– responsabilità di vigilanza contro gli assembramenti.
Insomma, se in “era pre-Covid” il caffè costava 1,10€, adesso il barista incassa meno di 80 centesimi e ne vende la metà
Vi sembra sensato lamentarci se ora un bar è costretto a chiedere 1,30€ / 1,50€ per un caffè o un croissant? Andremmo noi a lavorare, molte più ora di prima alla ricerca disperata di nuove entrate, senza guadagnare ma addirittura perdendoci?”