MILANO – Il recente annuncio del governo renderà più amara la pausa caffè per oltre 20 milioni di italiani. Questo è il commento di Adiconsum e Confida all’aumento dell’Iva su bevande e alimenti ai distributori automatici.
Adicosum e Confida contro gli aumenti
«Se pur indispensabile il varo dell’ecobonus, la previsione di aumento dell’Iva sulle bevande e alimenti venduti nei distributori automatici, annunciato dal governo per finanziare l’ecobonus, si scaricheranno inevitabilmente su oltre 20 milioni di italiani.
Questi, dal 1° gennaio 2014 avranno l’amara sorpresa di un rincaro dei prezzi di tutti i prodotti presenti nelle macchinette che distribuiscono caffè, bibite e alimentari», hanno affermato in una nota congiunta Lucio Pinetti. Il presidente di Confida e Pietro Giordano. Il presidente di Adiconsum.
“ Sorprende – ha detto il presidente della Confida Lucio Pinetti – come lo Stato abbia voluto colpire proprio queste fasce di consumo.
Le stesse che, in particolare in questi anni di crisi, grazie al favorevole rapporto qualità prezzo, nel distributore automatico hanno finora trovato una valida soluzione di acquisto. Vengono così’ colpite piccole e medie imprese che invece andrebbero sostenute e rilanciate».
L’incremento dell’Iva
Sui prodotti somministrati attraverso i distributori automatici comporterà un aumento di almeno cinque centesimi sul caffè e le bevande calde. Oltre che di circa dieci centesimi sulle bevande fredde e gli snack.
«Ancora una volta un provvedimento che rischia di comprimere ulteriormente i consumi». Così aggiunge il presidente dei consumatori di Adiconsum Pietro Giordano.
«Questo provvedimento colpirà ancora una volta i `soliti noti´; imponendo l’ennesimo orpello e per di più sulle fasce sociali più deboli.
Basta far pesare la bolletta energetica verde sui redditi familiari e si recuperi il fabbisogno per l’ecobonus lasciando invariate tutte le aliquote Iva al 4%;
si operi, invece –propone Giordano– aumentando l’aliquota Iva al 25% per i beni di lusso. Cioè spostando l’imposizione fiscale dalle fasce deboli alle fasce più forti del Paese”.