di Beatrice Credi*
Se andate a Parigi non perdetevi il Café Signes, il bistrot gestito da persone sorde e non. Un modo diverso per mettere in contatto turisti e abitanti della capitale francese con chi ha un deficit uditivo. Visto che la loro inclusione non è sempre facile. Tra un dessert e una bevanda calda i clienti interagiscono con i camerieri attraverso gesti e brevi frasi in lingua dei segni riportate sul menu. Oppure, possono attirare la loro attenzione attraverso luci colorate situate sopra il loro tavolo, toccare loro un braccio o sbattere un po’ i piedi per terra. Perché lo slogan di questo caffè è semplice: “La comunicazione non si limita solo al discorso”. Dalla cucina, invece, il regno di uno chef che ha imparato la lingua dei segni, è un sistema di chiamate con vibrazione che indica agli impiegati quando le ordinazioni sono pronte per essere portate in sala. Finanziato dall’Action sanitaire et sociale (DASS), il Café è un’idea la cui fama è piano piano cresciuta nel tempo, fino a consolidare una clientela abituale che ha imparato alcuni principi fondamentali del linguaggio dei segni.