BERLINO – “Einen Scheiß muss ich…” è scritto sullo stipite della cucina, nella caffetteria Finovo dell’Alter St.-Matthäus-Kirchhof, ad avvertire l’ospite di rivolgersi con garbo e senza troppe aspettative nell’ordinare all’oste, Bernd Boßmann, noto ai più come Ichgola Androgyn.
La frase tradotta sarebbe – scusino i più delicati – “Devo una merda io…”, nel tipico tono di un berlinese: un po’ acido e sulla difensiva. Dalle favole Grimm, passando da picchi di resistenza antinazista e gay, alla rozza realtà, si penserebbe. Invece no… In tutto questo si evincono una certa poesia e magari la sintesi del luogo.
Non è in tante favole che alla fine dietro i modi rozzi e scorbutici del vecchio saggio c’è tutta la forza che spinge l’eroe a non abbattersi? Non è in un gesto di resistenza (parola mai neutra) che ci sono molecole di vittoria? E in un cimitero, per i vivi nel compianto, ci vogliono forza, piglio e resistenza, per non scivolare troppo sul crinale del dolore.
Le favole tedesche, come “La Storia Infinita” del bavarese Michael Ende, sono piene di figure come Ichgola: lui genius loci che ha qui cura delle sepolture e dei parenti, prepara favolose torte, ma tiene tutti a dovuta distanza. Lui che è lì per i vivi e per i morti, mentre poi si rallegra se compri fiori o ti fermi per un caffè. Gli piace chiacchierare con i suoi clienti e ha sempre qualcosa da chiedere, indicare o da rimbrottare a chi, troppo sicuro di sé, crede di essere in un caffè come tutti gli altri.
Il Finovo è invece il primo Friedhofscafé (“Caffè nel Cimitero”) con annessa fioreria, realizzato in Germania. Per la scena gay, soprattutto, ma anche per i visitatori, è un punto di riferimento. Tante serie TV e documentari girati qui hanno raccontato di questo strano posto, dove si piange e si ride, e i tavoli hanno tutti una foto e un lumino dedicati a qualcuno importante o meno.
Al piano superiore ci sono sempre tavoli imbanditi; qui tutti i venerdì si celebra un defunto dopo le sue onoranze. È d’obbligo in Germania, che i parenti e gli amici del congiunto dipartito si riuniscano per un caffè e una fetta di torta.
Il locale
Alle pareti trovi foto, sui tavoli pure, volti di giovanissimi e di star, drag queen, libri dei Grimm su scaffali e mobili, vetrinette con gli eroi narrati nelle loro favole. Come limpido e sicuro, in tante immagini d’epoca, s’incontra sovente lo sguardo di Claus Schenk von Stauffenberg.
E ancora Melitta, Pepsi e Ovomaltine, fotografate vive e arroganti come semidei insieme a Ichgola. Così non sai più se anche lui sia vivo o come uno spirito, tra i defunti del St.-Matthäus-Kirchhof, abbia scelto al contrario di occupare uno spazio intermedio, per introdurre i morti ai vivi e alla morte chi vive.
Tutti volti e presenze rassicuranti, il congiunto sa che l’amato o l’amata lì non saranno mai soli. Ci sono Ichgola, i suoi ospiti e i tanti sepolti, che insieme riescono se non a colmare, a sospendere quantomeno quel vuoto tra vita e morte che continua a interrogarci.