CIMBALI M2
sabato 23 Novembre 2024
  • CIMBALI M2
Home Blog

Antonio Quarta: “L’espresso è simbolo dell’Italia, deve essere accessibile a tutti: come si può pensare di alzarne il prezzo?”

0
Antonio Quarta
Antonio Quarta con in mano il caffè alla leccese (immagine concessa)

LECCE – “L’espresso è un simbolo della nostra cultura, un vero e proprio rito, e deve restare accessibile a tutti”. Antonio Quarta, torrefattore pugliese, è fermo nella sua convinzione: l’aumento del costo della tazzina di caffè va bloccato. Se così non fosse, l’espresso perderebbe quel suo ruolo di rito quotidiano popolare, mettendo a rischio una tradizione profondamente radicata nella cultura italiana e causando notevoli ripercussioni sull’economia dell’intera filiera del caffè.

Sebbene il prezzo della materia prima sia cresciuto, i torrefattori chiedono un rincaro del caffè al bar. Ma cosa ne pensa Antonio Quarta?

“Credo che l’aumento del costo debba riflettersi sul prezzo della miscela, non sempre sulla tazzina al bar. Mi spiego meglio: i paragoni devono essere omogenei, se c’è il minimo accenno a una siccità nel Vietnam o un alluvione in Brasile non si dovrebbe parlare subito di aumento del costo della tazzina.

Queste dinamiche di comunicazione, a mio avviso, dovrebbero finire, perché non è detto che l’aumento del costo del caffè verde si traduca automaticamente in un rincaro sproporzionato sulla tazzina di dieci centesimi alla volta.

L’incongruenza sta nell’aumentare la miscela di pochi euro quando con 10 centesimi il bar incassarebbe oltre 14 euro ogni chilo di caffè”.

L’espresso, insomma, diventerebbe un vero e proprio lusso.

“Oggi il caffè al bar costa già 1 euro e 20 centesimi, una cifra considerevole per molti italiani. Come si può pensare di aumentarlo ulteriormente a 1,30, o persino a 1,50 euro? Il caffè al bar è un’abitudine quotidiana: un simile rincaro costringerebbe i consumatori a spendere oltre 40 euro al mese per continuare a concedersi questi pochi secondi di piacere.

Come potrebbero operai che guadagnano 1.300 euro al mese, o pensionati e titolari di sussidi con redditi di gran lunga inferiori a 1.000 euro, permettersi ancora quest’abitudine quotidiana? Oggi abbiamo già oltre 8 milioni di persone che non si possono permettere il lusso di entrare al bar per un espresso, nel Paese dell’espresso…”.

E poi c’è la questione della scomparsa delle monete da 1 e 2 centesimi… e spesso anche da 5.

“Perché l’eliminazione dei centesimi ha generato una spinta inflazionistica, con arrotondamenti sempre verso l’alto nel settore della somministrazione in genere. Questo ha causato rincari generalizzati, compreso quello del caffè. Un aumento di 2 centesimi porterebbe un ricavo di circa 3 euro per chilo di caffè al barista, ma con l’aumento di 10 centesimi – ripeto – il ricavo arriverebbe a oltre 14 euro per chilo: una cifra eccessiva. Paesi come l’America e il Regno Unito, che hanno mantenuto i centesimi, hanno saputo preservare la forza delle loro valute. Al contrario, i nostri governi hanno preferito puntare sulle banconote da 500 euro. Chissà perché.”

Quarta, alcuni torrefattori, tuttavia, giustificano il rincaro con il fatto che all’estero l’espresso costa molto di più.

“Anche qui i confronti devono essere omogenei, altrimenti si rischia di fare ulteriore confusione. È vero che l’espresso all’estero costa di più, ma perché il tipo di somministrazione è diverso. In Italia consumiamo il caffè al banco, mentre all’estero viene servito esclusivamente al tavolo. Questo presume costi aggiuntivi del servizio. E poi non dimentichiamo che all’estero salari e redditi sono in genere più alti, e il consumo di caffè nei bar è molto inferiore rispetto all’Italia.

La vera domanda è: vogliamo che il caffè al bar rimanga un prodotto popolare o che diventi un lusso? Con la tazzina a 1,30 euro siamo già sulla seconda strada. Senza contare che bisognerebbe discutere della qualità del prodotto”.

La dinamica degli aumenti della tazzina sarebbe allora un danno per tutti.

“L’Italia è la patria dell’espresso, una bevanda che incarna socialità e condivisione. Ma come potrebbe continuare ad esserlo se una grande fetta della popolazione non potesse più permetterselo? Non credo sia possibile. Per questo mi oppongo all’idea di ulteriori aumenti. E poi parliamo anche di qualità: oggi una tazzina di caffè scadente costa quanto una di alta qualità. Questo dovrebbe essere inaccettabile per il consumatore”.

Quali sono le altre problematiche che riguardano la tazzina?

“Oggi il nostro settore della somministrazione è indebolito da una liberalizzazione selvaggia, senza regole, che ha fatto proliferare incontrollatamente migliaia di punti vendita.

Sappiamo bene che un mercato senza regole non è un mercato sano, ma si preferisce ignorare la questione contravvenendo alla regola fondamentale della domanda e dell’offerta che fa ruotare l’economia: si assiste infatti ad un aumento sproporzionato dell’offerta con una domanda in diminuzione.

In aggiunta ci sono costi altissimi legati alle attrezzature per la preparazione e la somministrazione del caffè che forniamo in comodato ai nostri clienti.

I consumi dei singoli bar sono diminuiti, tenendo conto che non abbiamo neppure recuperato quelli pre-Covid, e i produttori di macchine per l’espresso continuano a lanciare sul mercato modelli sempre più sofisticati, che arrivano a costare quanto un’automobile, con spese di manutenzione elevatissime: in questo senso faccio appello ai produttori di avere clemenza, ovvero di non presentare alla prossima fiera di Rimini nuovi modelli sempre più costosi e intergalattici.

Quindi l’aumento delle miscele non è esclusiva solo della dinamica dei prezzi della materia prima, bensì anche delle quote di ammortamento e dei costi di manutenzione sempre più onerosi delle suddette attrezzature.

Infine mi domando: perché il caffè, che è considerato un bene di largo consumo, deve scontare un’Iva del 22 per cento, quella dei beni di lusso, e non del 10 dei beni di largo consumo, appunto, aumentando i prezzi per i consumatori, sia al bar che in famiglia? Sarebbe bene che su tutti questi aspetti noi operatori del settore ci confrontassimo per tutelare e salvaguardare il nostro stesso interesse”.

Consorzio promozione caffè celebra l’Espresso day raccontando il legame con il cinema, 23/11

0
espresso consorzio
L'espresso e il cinema (immagine concessa)

MILANO – Ogni giorno è perfetto per celebrare il caffè espresso. Ma il 23 novembre lo è ancora di più: in questa giornata, infatti, si festeggia l’Espresso day, una delle varianti di caffè più amate e gustate in tutto il mondo. Se è vero che ogni giorno sono oltre 3 miliardi le tazzine di caffè consumate a livello globale , la maggior parte di queste accoglie proprio il frutto del metodo di estrazione più diffuso che, come tante altre invenzioni iconiche, deve i propri natali all’Italia.

Dal brevetto del 1884 di Angelo Moriondo della prima macchina da bar in grado di estrarre un caffè rapidamente (come un treno espresso, come recitava un celebre manifesto pubblicitario del 1922) a quello del 1948 della macchina a leva che diede la caratteristica crema color nocciola, fino alle rivisitazioni più innovative dei giorni nostri, il genio e la creatività italiani hanno accompagnato l’evoluzione dell’espresso ai giorni nostri, trasformandolo in uno dei simboli più riconoscibili del Made in Italy.

Il legame tra espresso e cinema

Con un legame così profondo con i valori che caratterizzano il nostro lifestyle, l’espresso non poteva che essere protagonista di una delle arti che meglio ha messo in scena l’essenza stessa dell’essere italiani: il cinema.

Sono numerose, infatti, le pellicole in cui questo particolare tipo di caffè è diventato protagonista alla pari degli stessi attori, in scene diventate dei veri e propri cult. La scenografia è, quasi sempre, il bar, luogo magico in cui si svolge la commedia della vita e dove si incontrano le personalità più diverse, unite dallo stesso, irrinunciabile rito della tazzina.

Sul grande schermo, il caffè è un pretesto per raccontare ideali e sentimenti: con Totò ne “La banda degli onesti”, diventa la metafora per spiegare il capitalismo a un ingenuo Peppino, con lo zucchero che si trasforma nell’ambito capitale desiderato da approfittatori e disonesti, mentre in “Vieni avanti cretino” si mescola alla discussione di una coppia, confondendo il cameriere Lino Banfi e dando vita a improbabili caffè corretti “con humour” e “con utopia”.

Ma è anche lo spunto per mettere in scena altri simboli tipicamente italiani, come il tifo calcistico: nel film “Il tifoso, l’arbitro e il calciatore”, le tazzine del bar “Forza Lupi” sono rigorosamente giallorosse, per obbligare i tifosi avversari, in particolare i laziali, a baciare i colori della Roma.

Non può mancare la rappresentazione del caffè espresso come un rituale: per caricarsi prima di un lungo viaggio, come quello rocambolesco che l’emigrato Pasquale Amitrano, alias Carlo Verdone, dovrà affrontare per tornare a votare nel suo paese natale in “Bianco rosso e Verdone”, ma anche per conoscersi, come fanno i due protagonisti de “Il giorno in più”.

Un’abitudine irrinunciabile e buona per tutte le tasche, da quelle con pochi spiccioli come quelle di Francesco Scianna e Ficarra in “Baaria”, che si dividono un caffè al bancone per non ordinarne uno a testa, a quelle vuote di Roberto Benigni ne “Il mostro”, che riesce a fare colazione con caffè e cornetto rubandole con scaltrezza agli altri avventori del bar.

Un’enciclopedia non basterebbe a raccontare le infinite interpretazioni che gli italiani fanno del caffè quando lo bevono al bar, ma il cinema ci ha provato in diverse occasioni, tra chi non accetta un espresso che non sia preparato a regola d’arte e che non abbia il caratteristico colore nocciola tendente al testa di moro, come Claudio Bisio in “Bar Sport”, e chi non riesce a fare a meno di abbondare con lo zucchero, nonostante lo sguardo del barista, come Paola Cortellesi in “C’è ancora domani”.

Senza dimenticare le innumerevoli variazioni (marocchino, macchiato, mokacioc, con ginseng o corretto grappa) che in “Benvenuti al Nord” scoraggiano Alessandro Siani dall’ordinare un espresso in un bar di Milano, facendolo ripiegare su un bicchiere d’acqua. Perché il caffè è un’esperienza che ognuno vive a modo proprio, ma che unisce in un grande rito collettivo. Proprio come il cinema.

“Se il caffè è da sempre legato allo stile di vita italiano, l’espresso è il simbolo che più si lega anche alla nostra storia. Oltre ad averlo inventato, abbiamo saputo migliorarlo, adattarlo a nuove abitudini di consumo, rinnovarlo, senza perdere il gusto della tradizione e l’artigianalità che hanno reso grandi nel mondo le nostre aziende, dalle torrefazioni alle produttrici di macchine. Non è un caso che il 62% degli italiani lo consideri il caffè più legato allo stile di vita del Belpaese anche all’estero: bere un espresso, in ogni parte del mondo, significa ritrovare la passione, la ritualità e la gestualità che circondano da sempre questa bevanda così amata”, dichiara Michele Monzini, presidente di Consorzio promozione caffè, che da oltre 30 anni riunisce le principali aziende che producono e commercializzano le diverse tipologie di caffè oltre che i produttori di macchine professionali per l’Ho.Re.Ca e fornitori di attrezzatura.

Dieci caffè da gustare al cinema

  • La banda degli onesti (Camillo Mastrocinque, 1956)
  • Bianco rosso e verdone (Carlo Verdone, 1981)
  • Vieni avanti cretino (Luciano Salce, 1982)
  • Il tifoso, l’arbitro e il calciatore (Pier Francesco Pingitore 1983)
  • Il mostro (Roberto Benigni, 1994)
  • Baaria (Giuseppe Tornatore, 2009)
  • Bar Sport (Massimo Martelli, 2011)
  • Il giorno in più (Fabio Volo, 2011)
  • Benvenuti al Nord (Luca Miniero, 2012)
  • C’è ancora domani (Paola Cortellesi, 2023)

Maria De Vivo, Caffè della nonna di Napoli: “Tazzina è un bene popolare: non deve fare la fine della pizza”

0
caffè della nonna
Il logo del Caffè della nonna

Maria De Vivo, nota ai più come l’anima dietro i punti vendita Caffè della nonna a Napoli, non vuole aumentare il prezzo della tazzina con il volere di mantenere la tradizione dell’espresso accessibile a tutti. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale Il Mattino.

Il prezzo dell’espresso secondo il Caffè della nonna

NAPOLI – “Abbiamo provato anche a convincere la nonna, ma non c’è stato verso: per lei il nostro prezzo deve essere tra i minori del mercato perché il caffè è un bene di tutti e non ci sono aumenti globali che la fanno cambiare idea: è proprio una capa tosta”. Ci scherzano su Gian Maria, Matteo e Fabio Peduto, nipoti di Maria De Vivo (ai più nota come la Nonna del caffè) e eredi di una tradizione che va avanti dal 1950.

Nonostante il passaggio dal singolo magazzino di distribuzione alla creazione di una catena al dettaglio, all’apertura del terzo punto vendita a Napoli (in queste ore apre al pubblico il maxistore di via Cilea) e nonostante gli investimenti triplicati nel giro di quattro anni, i tre titolari del marchio quando nonna Maria parla da buoni nipoti “ascoltano e non ribattono”.

Nonna Maria, dall’alto dei suoi 89 anni, è infatti ancora parte attiva dei processi e delle decisioni aziendali di Caffé della Nonna e, nonostante abbia ceduto parte della sua sovranità imprenditoriale ai tre nipoti, continua a essere la custode dell’essenza stessa del caffè. Che deve essere buono sì, ma soprattutto accessibile.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui

Mercati del caffè: arabica a 3 dollari alla libbra, Usda taglia le stime sul Brasile

0
mercati del caffè robusta futures Eudr arabica esportazioni
Il logo dell'Ice

MILANO – Giornata di consolidamento per i mercati del caffè, dopo il rally di metà settimana. A New York, il contratto per scadenza marzo ha guadagnato ieri, giovedì 21 novembre, ulteriori 320 punti chiudendo a un nuovo massimo storico di 295,70 centesimi. Il contratto per scadenza dicembre, che attrae ormai volumi minimi ha addirittura raggiunto la soglia psicologica dei 3 dollari per libbra, valore che non si registrava dal lontano maggio del 2011.

Segna invece il passo Londra, con il contratto per scadenza gennaio che perde $11 terminando la giornata a 4.787 dollari.

Il quadro dei fondamentali rimane invariato, con le difficoltà del Brasile e del Vietnam e i segnali positivi sul fronte della domanda, mentre pesa sempre sui mercati l’incognita Eudr.

Sul fronte delle statistiche dei mercati, anche Usda ha tagliato la stima sul raccolto brasiliano 2024/25, che risultano ora complessivamente in linea con quella dell’anno scorso.

Il nuovo report sulla produzione brasiliana di caffè, redatto dal servizio informativo estero del ministero statunitense, ha infatti rivisto al ribasso le cifre sulla produzione, rispetto al report di giugno, di ben 3,5 milioni di sacchi e stima ora il raccolto di quest’anno in 66,4 milioni, poco al di sopra della produzione dell’anno scorso (66,3 milioni).

Contenuto riservato agli abbonati.

Gentile utente, il contenuto completo di questo articolo è riservato ai nostri abbonati.
Per le modalità di sottoscrizione e i vantaggi riservati agli abbonati consulta la pagina abbonamenti.

Wecoffeeclub mette sullo stesso piano specialty e mixology: il bartender non ha più bisogno di scuse

0
wecoffeeclub
Da sinistra, in piedi, Massimo Borroni , Edoardo nono, Chiara buzzi, Andrea Arcaini, Andrea Pomo. In basso, Alessandro d’alessio, Gianni Tratzi

MILANO – La notizia era già nota: Wecoffeeclub si è svolto secondo i piani. Il primo evento italiano in cui caffè e mixology camminano paralleli, è stato il riflesso della pluriennale esperienza di Rita Cocktails e Rita’s Tiki Room – i due cocktail bar milanesi fondati da Edoardo Nono e Chiara Buzzi – e delle competenze di Gianni Tratzi (Mezzatazza Consulting).

Due giornate di talk e masterclass dove lo specialty è entrato nel mondo del bartending, sono diventate l’occasione di confrontarsi tra addetti ai lavori, seppure da settori apparentemente distanti come la distillazione e la caffetteria.

Si sottolinea l’apparentemente, perché in realtà il binomio caffè-drink esiste da tantissimo tempo nei bar italiani e non, ma ora è arrivato il momento di valorizzare questa unione con una scelta di metodi di estrazione e materia prima più selezionata.

Un esempio concreto è stato portato nel doppio intervento tenuto da Andrea Pomo, Brand Ambassador di Santa Teresa 1796 in Italia che insieme ad Edoardo Nono, founder Gruppo Rita Coffee and distillation e al team del Rita Tiki’s bar, si sono alternati per raccontare un progetto racchiuso in una sola bottiglia, ovvero quella del Santa Teresa Arabica Coffee Cask Finish.

Andrea Pomo in primo piano e dietro Edoardo Nono

L’ultima opera d’arte si potrebbe quasi dire, della terza attività commerciale esistita in Venezuela con 228 anni alle spalle, da 5 generazioni a conduzione familiare e specializzata nel rum e nel caffè.

Come si può creare una commistione di questo genere?

Il processo non è certo dei più scontati come spesso accade quando si realizzano distillati con il caffè. Santa Teresa ha scelto di distinguersi puntando su una preparazione più complessa in termini di tecnica, ma più semplice nell’uso degli ingredienti.

Realizzato con chicchi di arabica coltivata biologicamente, tostatura media e macinatura sotto la guida dei maestri distillatori del marchio nell’Hacienda Santa Teresa, si ottiene il primo rum venezuelano affinato in botti di caffè.

Tutto inizia con la selezione del verde, poi messo ad infusione a freddo, cold brew – metodo scelto in quanto maggiormente conserva le caratteristiche di morbidezza, di complessità aromatica e armonia necessaria per un distillato che sia perfetto nel bicchiere – con rum invecchiato 4 anni.

Questa miscela viene conservata in botti di quercia bianca americana selezionate e qui matura per sei mesi, insaporendosi delle stesse note di caffè.

Il cold brew viene quindi estratto, e il Santa Teresa 1796, dopo aver completato il processo di tripla maturazione attraverso il metodo Solera, viene introdotto nelle botti infuse di caffè per un periodo di tre mesi.

Ed ecco la bevanda nella sua forma finale, uno spirit da gustare liscio, con ghiaccio o all’interno di classici come l’Old Fashioned, il Carajillo e l’Espresso Martini.

Non manca poi il risvolto sociale, perché chi coltiva e lavora nei campi fa parte del progetto Alcatraz, che coinvolge ex criminali in nuove attività produttive a contatto con il territorio.

Aggiunge Andrea Pomo: “L’italiano medio è abituato all’espresso, mentre il cold brew è un concetto ancora innovativo a cui Santa Teresa si è voluto agganciare, con la prospettiva che diventi un ingrediente in miscelazione sempre più usato.”

Edoardo Nono si inserisce: “In realtà a pensarci bene, in Italia il caffè freddo, shackerato, con il liquore di vaniglia, era già un classico prima ancora della creazione dell’Espresso Martini.

In questa versione del Santa Teresa è interessante proprio la discussione che si è aperta attorno al caffè che solitamente è usato seppur in tante declinazioni, con una parte zuccherina che ne altera il sapore. In questo caso preciso invece, si parla di un distillato che mantiene invariata la sua struttura, con delle reminiscenze di caffè che non ne influenzano l’integrità – cosa che spesso accade quando si sceglie di inserire il caffè -“.

E poi arriva la domanda delle domande: come dovrebbe trattare il bartender, il caffè?

La risposta dovrebbe essere: come userebbe tutti gli altri ingredienti. Quindi, informandosi su processi, sui modi di coltivazione, sull’origine, sui metodi di tostatura ed estrazione, in modo da adeguarlo al proprio output.

Per esempio, l’estrazione a freddo permette di trovare ancora più abbinamenti, assonanze, con quei distillati che portano in sé quelle caratteristiche che sono riscontrabili nel caffè. Il prodotto stesso porta al giusto accostamento. Terroir, provenienza, lavorazione, hanno la loro influenza sul risultato finale.

Una delle prime questioni che si deve porre il professionista quindi è: come interpretare l’ingrediente?

Il caso di Rita Cocktails e di Rita’s Tiki Room

Nella storia della miscelazione il Rita’s Tiki Room è quello che ha più esempi di usi del caffè come ingrediente dei cocktail. Ne parla Alessandro D’Alessio, head bartender del Rita’s Tiki Room, quando descrive la drink list creata in occasione di Wecoffeclub.

Innanzitutto sul bancone, compaiono una miscela e una monorigine realizzate in collaborazione dei micro roasters Acqua e Polveri:

“Queste due soluzioni sono state pensate per rispondere ad una domanda ipotetica posta dal bartender, che nel suo locale ha la necessità di usare un prodotto come il nostro, smart, pronto all’uso e dotato del suo bugiardino per spiegarne le varie declinazioni. Certo, poi non c’è limite alla creatività.

Questo è stato il primo passo, avvenuto due anni fa, perché nessuno ancora aveva esplorato il caffè legato al bartending trasportandolo nell’epoca moderna.

Lo specialty blend è più versatile e meno traumatico, mentre la monorigine è un Papua Nuova Guinea, un po’ più funky e acido.”

Come li abbiamo usati nei drink a Wecoffeeclub?

Il nitro bomber

Il nitro bomber nasce dal desiderio di unire l’aperitivo milanese per eccellenza, il Milano Milano, liquore di rabarbaro e bitter in parti uguali, con l’unione del cold brew per dare diluizione. Per conferirgli una texture maggiore però, abbiamo aggiunto il nitro con la miscela e poi abbiamo dato un fondo di liquirizia e poi nitrato la bevanda nella sua totalità con un risultato setoso simile alla guinness, senza essere gasato.

L’americano

Si passa all’americano: sfruttate le note verdi, adattando l’acidità al cocktail. “Con il cold brew abbiamo realizzato un liquore a base di Mastika. Da qua abbiamo lavorato sul template americano, implementato con due abbinamenti: Mastika al cetriolo con l’aggiunta di una soda classica per ottenere una miscela italiana, con un tocco finale di pompelmo che allontana ulteriormente da un cold brew molto tostato.”

L’ultimo drink

Il terzo drink invece si muove dal classico Espresso Martini: torna il blend, con un colore che deriva dalla prugna e dalla fava Tonca. La parte dolcificante arriva dal sale e il caramello, che si sposa poi con l’espresso, il rum e la fava Tonca.”

Ricette pronta per essere ordinate

“Tutte divise sui due locali: i primi due sono più da Tiki e solo l’ultimo è più adatto al Rita dove abbiamo più necessità di usare l’espresso rispetto al cold brew.

Ovviamente la monorigine è più complessa da miscelare, sebbene sia più interessante”.

Convincere il bartender a usare lo specialty nella miscelazione è fattibile, facile?

“Non ci si deve fare questa domanda. Piuttosto chiediamoci il perchè nessuno ci abbia provato prima.”

Molti baristi dicono che non usano il caffè nella mixology perché spaventa un po’ il consumatore, che sceglie sempre il classico Spritz.

“In realtà penso che il cliente debba essere sempre un po’ guidato. Non sceglie il drink con il caffè perchè non lo riconosce. Una strategia potrebbe essere quella di servire lo Spritz che viene ordinato.

Una volta conquistatane la fiducia, il cliente si guarderà in giro e noterà che gli altri stanno gustando qualcos’altro e allora si incuriosirà: è quello il momento in cui il bartender deve agire per portare avanti una proposta differente. Si deve creare prima una comfort zone e soltanto in un secondo momento, una volta instillata la curiosità, si può raccontare il resto.”

Il prezzo?

“E’ standard, dai 10 ai 13 euro, perfettamente in linea con i cocktail senza il caffè. Non vogliamo che ci sia una differenza: si deve mantenere un posizionamento di mercato onesto”.

Ma conoscevate lo specialty prima di sperimentare?

“Sì, ma non avevamo mai lavorato con dei professionisti per creare una nostra soluzione. Siamo andati dai ragazzi di Acqua e Polveri, spendendo insieme una giornata per capire che cosa volevamo sviluppare, mettendo d’accordo i nostri due mondi. Una volta che ci siamo compresi a vicenda, abbiamo studiato e prodotto quello che usiamo oggi.

Nel nostro locale abbiamo messo in vendita la miscela e la monorigine, che quest’anno magari caricheremo su un e-commerce insieme a tutti gli altri prodotti legati al nostro brand.

Il target restano i bartender che possono sfruttare questa soluzione smart per la miscelazione. I pacchetti sono da 200 grammi, il blend ha un prezzo di 24 euro e la monorigine 27 euro. Hanno una shelf life di 4/6 mesi, ma tutto dipende da come li si trasforma .”

Torino: quando la colazione diventa il nuovo aperitivo

0
bar colazione caffetteria tavolino dehors sovrapprezzo plateatico caffetterie barese massa-carrara caffè varone fitto torino
Il tavolino di un bar (Foto di Julia da Pixabay)

La colazione fuori è un trend che sta acquisendo sempre più popolarità a Torino diventando un vero e proprio appuntamento conviviale, un momento in cui prendersi una pausa dai ritmi serrati della settimana lavorativa. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale Il Torinese.

Il nuovo concetto di colazione a Torino

TORINO – Fare colazione fuori sta rapidamente diventando una delle attività più amate, non solo per iniziare la giornata, ma anche come vero e proprio rito sociale.

Un momento di pausa che sta conquistando sempre più persone, spingendo molti torinesi a scoprire nuovi locali o a tornare nelle caffetterie di fiducia per concedersi un piacere semplice ma gratificante.

Ma cosa c’è dietro questo nuovo trend che sta spopolando anche nel capoluogo piemontese?

Il risveglio sociale

Fino a qualche anno fa, la colazione fuori era sinonimo di una rapida bevanda presa al volo, magari al bancone di un bar, per poi proseguire con il ritmo frenetico della giornata. Oggi, però, questo concetto è stato completamente ridefinito.

Fare colazione fuori è diventato un vero e proprio appuntamento conviviale, un momento in cui prendersi una pausa dai ritmi serrati della settimana lavorativa.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui

Sigep World: layout espositivo di 2 nuovi padiglioni per 138.000 mq di esposizione

0
fiera sige
La presentazione della Fiera Sigep (immagine concessa)

RIMINI – È stata presentata a Berlino la prossima edizione della Fiera Sigep (18-22 gennaio 2025) che avrà un layout espositivo ampliato di due nuovi padiglioni per un totale di 138.000 mq di superficie espositiva. La fiera espande la propria offerta merceologica. Tra i contenuti di maggiore spicco di Sigep World 25 ci sarà Taste of Tomorrow, un nuovo concept di gelateria sostenibile basato sulla bioarchitettura, il Sustainability District dedicato alle filiere del caffè e del cioccolato – dai paesi di origine fino alla tazzina – e l’Area Bean-to-Bar che valorizza l’arte e la scienza della produzione del Cioccolato, con uno spazio dedicato.

Sempre più globale il respiro di Sigep World che nel 2025 attende presenze da 160 paesi e 3.000 buyer esteri ospitati con il programma incoming buyer in collaborazione con ICE Agenzia e il Ministero Affari Esteri.

In esposizione 1.200 brand internazionali. Saranno presenti non solo prodotti finiti di alta qualità, ma anche tecnologie all’avanguardia, ingredienti innovativi e servizi personalizzati. “A gennaio”, dichiara Flavia Morelli, group exhibition manager della divisione Food&Beverage di IEG, “ai settori tradizionali del Gelato, Coffee, Pastry&Choco, Bakery aggiungeremo quello complementare della Pizza. Una chiave per rafforzare il posizionamento di Sigep World nel foodservice, in particolare per i professionisti provenienti da fuori Europa, dove il consumo sta crescendo rapidamente”.

Le novità sono state presentate durante un roadshow internazionale a Berlino dove è stato fatto il punto sul food service in Europa. Jochen Pinsker, senior vice president, Industry Advisor Foodservice Europe di Circana, ha presentato i dati di mercato. Nonostante un calo delle visite nei punti vendita, la spesa nel settore, secondo le rilevazioni di settembre, segna un +8% sul 2019.

A confermare lo stato di salute e il potenziale di sviluppo del comparto, le previsioni di Circana indicano una crescita media annua dei consumi del 3,5% per i prossimi due anni.

I maggiori tassi di crescita riguardano la pasticceria, il gelato e il caffè, merceologie protagoniste dell’offerta espositiva di Sigep World.

Caffè Milani partecipa FHA – Horeca a Singapore e punta al mercato asiatico

0
caffè milani
L'offerta di Caffè Milani (immagine concessa)

LIPOMO (Como) – Da un anno a questa parte la strategia sale e marketing di Caffè Milani ha aggiunto un punto alla sua lista di obiettivi: l’espansione all’estero. Dopo aver partecipato a diversi eventi e manifestazioni fieristiche tra Amsterdam, Giappone e Hong Kong, Caffè Milani ha partecipato a FHA – Horeca a Singapore, lo scorso ottobre, tra le più attese fiere del settore dell’ospitalità in Asia.

L’obiettivo è stato di superare i confini già esplorati per promuovere i valori distintivi del mondo Milani, come l’eccellenza, il Made in Italy e il lifestyle ispirato alla dolce vita del Lago di Como.

La missione a Singapore si è conclusa con un bilancio più che positivo: la partecipazione di Caffè Milani a FHA ha aperto una finestra strategica sul mercato orientale, facilitando uno scambio prezioso di informazioni e suggerimenti per comprendere a fondo i mercati locali, le abitudini, gli stili di vita e le dinamiche di negoziazione nei diversi paesi asiatici. Sono stati giorni intensi di dialogo, condivisione e collaborazione, caratterizzati da una forte apertura e ottimismo, con clienti e ospiti provenienti da Thailandia, Malesia, Vietnam, Indonesia e Filippine.

Il 2024 è stato un anno complesso per il mercato del caffè, segnato da sfide derivanti dal contesto economico, sociale e politico. Nonostante ciò, Caffè Milani prosegue con determinazione, continuità e risorse verso un percorso di espansione internazionale.

L’azienda punta ad aumentare la propria brand awareness e a raggiungere una distribuzione solida, sufficiente a garantire una crescita sostenibile e profittevole oltre i confini nazionali.

L’approccio asiatico al caffè differisce profondamente dalla tradizione italiana, con una predilezione per il caffè filtro, che in gusto e corpo, così come nei momenti e modalità di consumo, ricorda il tè. Tuttavia, tra le generazioni più giovani, si sta diffondendo il trend dell’espresso, che evoca l’arte di vivere all’italiana e lo stile occidentale.

A differenza dell’Italia, però, dove il caffè e il cappuccino sono consumati soprattutto al mattino o dopo i pasti, in Asia il caffè accompagna le persone lungo tutto l’arco della giornata, spesso anche durante i pasti principali, simile al consumo europeo di altre bevande.

Nel mercato orientale, il Made in Italy è particolarmente apprezzato e i consumatori si orientano verso brand con una solida tradizione, serietà e qualità, come Caffè Milani.

In Asia le caffetterie che servono Caffè Milani si distinguono per l’estetica raffinata, dove il caffè è il protagonista.

I locali sono arredati con gusto, sono molto luminosi e si ispirano ad uno stile ricercato e moderno, mentre per quanto concerne le proposte più in voga a menù viene riservata grande cura alla latte art e alla preparazione del cappuccino e non mancano anche drink innovativi a base di caffè, combinati con ingredienti come tè matcha, frutta stagionale e gelato.

“La partecipazione a una fiera internazionale di spicco a Singapore risponde a una doppia ambizione: esplorare i mercati orientali per comprenderne appieno le dinamiche e interagire direttamente con gli operatori locali, e individuare le aree strategiche per espandere la presenza del brand. Singapore, infatti, rappresenta un hub commerciale e culturale di rilevanza globale, ideale per il posizionamento di Caffè Milani” – dichiara Elisabetta Milani, terza generazione della famiglia e responsabile marketing e comunicazione.

Dunque, Caffè Milani vuole portare le sue 7 note di aroma nel mondo: 

Storia – la storia è famiglia, sapienza e cultura di una professione che con gli anni e l’esperienza si è evoluta e si è sviluppata in uno stile di torrefazione unico e speciale;

Cuore – il cuore è amore puro per il prodotto. Una passione che nasce spontanea nelle persone e che non è in vendita: il cuore che Milani ha sempre avuto per il caffè.

Forza – è l’energia usata in questi anni per raggiungere gli obiettivi ed è quella che servirà per continuare negli anni a venire. Il coraggio di andare avanti.

Anima – l’anima del caffè è la sua essenza, qualche cosa che va oltre il chicco. É l’emozione che evoca, l’aroma che rapisce, è quell’elemento che trasforma la tazzina in un’esperienza particolare.

 Idee – non abbiamo mai avuto paura delle nuove idee. Idee per seguire e anticipare i gusti dei nostri clienti, per cavalcare le nuove tecnologie, rispettando il passato e scegliendo il meglio del futuro.

 Carattere – un caffè di carattere ha una personalità spiccata che si distingue dagli altri. Ogni nostra miscela ha un suo carattere differente.

 Armonia – è il connubio perfetto tra forza e morbidezza. Bilanciare è un’arte difficile che Caffè Milani è riuscita ad apprendere e che ha saputo amministrare con saggezza.

La scheda sintetica di Caffè Milani

1937, Como: Celestino Milani, diventa Mastro tostatore e decide di acquistare una piccola torrefazione locale, lasciandosi alle spalle la vita da barista, senza mai dimenticarla. Nasce così Caffè Milani, che da tre generazioni vede la famiglia, ora nelle persone di Pierluigi, il figlio di Celestino, e dei suoi due figli Elisabetta e Mattia, operare nel mondo della torrefazione del caffè e soprattutto dare vita a progetti, iniziative e prodotti che si esprimono nella passione di una vita.

Negli anni ’70 Caffè Milani si è spostato da Como a Lipomo, e nel 2017, in occasione degli 80 anni, ha inaugurato all’interno della sede, Esposizione Caffè Milani, uno spazio poli-funzionale in cui conoscere il caffè a 360° gradi.

Qui al profumo di caffè si unisce una location pensata per la formazione, alle visite in azienda, con un percorso dedicato alla storia aziendale, e uno spazio museale in cui si può visitare una micro-piantagione di caffè e ritrovare pezzi unici di design che aiutano a spiegare l’evoluzione del rito dell’espresso nel corso del tempo.

Una tazzina di caffè non è mai solo una tazzina di caffè: dietro i chicchi che sono stati macinati per produrla c’è un mondo intero, fatto di geografia, di luoghi, di storie di persone che si intrecciano, mani che compiono gesti sapienti, di porti, di ricerca, di design, di studio.

Word Coffee Roasting Sample Competition: Lorenzo Mischiatti classificato 5°

0
mischiatti world
Lorenzo Mischiatti (immagine concessa)

MILANO – Si è conclusa in questi giorni la competizione a livello mondiale World Coffee Roasting Sample Competition dove 50 tostatori hanno dimostrato le loro abilità nella tostatura. Obiettivo della competizione era misurare le abilità dei professionisti sulla pratica della tostatura per campionatura – pratica standard nella valutazione e nell’acquisto del caffè verde ritenuta metodo valido per una accurata selezione – .e successivo assaggio in cupping alla Brasiliana.

La World Coffee Roasting Sample Competition

La competizione è stata coordinata dallo specialista nicaraguense del caffè verde Gold Mountain Coffee Growers.

“Le capacità e le esperienze di tostatura per campionatura variano molto nel settore e persino i migliori torrefattori trovano difficile tostare caffè lavorati in modi nuovi e innovativi”, ha affermato Ben Weiner, ceo e chief farmer di Gold Mountain Coffee Growers, annunciando il concorso. “L’idea alla base di questa competizione è quella di promuovere una formazione specifica basata sulla tostatura a campione nel settore”.

I torrefattori partecipanti hanno ricevuto 200 grammi di caffè naturale Gold Mountain’s Red Pacamara Carbonic Maceration “Cherry Syrup”, un caffè proveniente dalla regione di Jinoteca & Matagalpa ad un’altitudine fra i 1200 e 1600 metri, sottoposto ad una fermentazione di 272 ore ed un processo di macerazione carbonica naturale.

Una volta effettuata la tostatura, i partecipanti hanno rispedito al mittente 36 grammi di caffè tostato includendo una descrizione della modalità dettagliata di tostatura.

Lo scorso 6 novembre tutti i caffè tostati sono stati valutati in cupping da Q-Grader ed è stata stilata una classifica fra i 50 partecipanti provenienti da tutto il mondo.

Lorenzo Mischiatti della torrefazione Mister Caffè di Taglio di Po (Rovigo) ha ottenuto un ottimo quinto posto, per il quale esprime soddisfazione: “Ritengo questo risultato lusinghiero per l’alto livello della competizione e la preparazione e esperienza degli altri competitor. Questa è stata anche l’occasione per misurarsi con la tostatura per campionatura, tecnica estremamente interessante e di lunga tradizione”.

QN Distretti presenta il convegno Eccellenza agroalimentare a Milano: sviluppo e innovazione nel mercato alimentare di Foody, 22/11

0
stella
Armando Stella, vicedirettore de Il Giorno (immagine concessa)

MILANO – Il Foody Business Center del Mercato Alimentare di Milano sarà il palcoscenico del convegno Eccellenza agroalimentare a Milano: sviluppo e innovazione nel mercato alimentare di Foody, un evento esclusivo dedicato alle sfide e alle opportunità del settore agroalimentare italiano.

Organizzato all’interno del ciclo di incontri QN Distretti – le sfide dei territori e dei distretti italiani: QN incontra i protagonisti delle filiere, il convegno si pone l’obiettivo di mettere a confronto esperti, imprenditori e istituzioni sulle nuove tendenze che stanno trasformando il comparto.

Un appuntamento strategico per il settore agroalimentare

Il convegno, che avrà inizio alle ore 11, rappresenta una piattaforma per esplorare temi centrali quali la sostenibilità, l’innovazione tecnologica e la promozione delle eccellenze territoriali. Attraverso tavole rotonde, keynote talk e testimonianze dirette, si analizzerà il ruolo strategico del Mercato Alimentare di Milano come hub di eccellenza e motore di sviluppo per l’intera filiera agroalimentare nazionale.

sandro neri qn
Sandro Neri, Responsabile di QN Economia (immagine concessa)

“Il Mercato Alimentare di Milano rappresenta un simbolo di eccellenza e innovazione per l’intero comparto agroalimentare italiano. – ha dichiarato Armando Stella, vicedirettore de Il Giorno – Con questo convegno vogliamo dare voce ai protagonisti della filiera, mettendo in luce le sfide e le opportunità di un settore strategico per l’economia del Paese. Milano si conferma ancora una volta capitale dell’innovazione, anche nel mondo del cibo e della sostenibilità.”

“Il Mercato Alimentare di Milano non è solo un punto di riferimento per la distribuzione, ma anche un laboratorio di idee e soluzioni per il futuro del settore agroalimentare. – ha aggiunto Sandro Neri, responsabile di QN Economia – Questo evento offre un’occasione unica per discutere di innovazione, sostenibilità e valorizzazione delle eccellenze territoriali, temi centrali per il rilancio e la competitività del sistema economico italiano.”

Il programma

Un programma ricco e autorevole

Apertura e saluti istituzionali

Armando Stella, vicedirettore de Il Giorno

Cesare Ferrero , presidente di Sogemi

Anna Scavuzzo, vicesindaco di Milano con delega alla Food Policy

Keynote Speech: Innovazione e sostenibilità nella filiera agroalimentare

Il professor Gian Paolo Cesaretti, figura di riferimento nel campo dell’economia sostenibile – Presidente della Fondazione Simone Cesaretti, Coordinatore del Gruppo di Lavoro ASVIS per il Goal 2 di Agenda 2030 e Accademico Ordinario dell’Accademia dei Georgofili – presenterà una panoramica sulle principali innovazioni tecnologiche, con focus su pratiche di agricoltura sostenibile, tracciabilità, utilizzo efficiente delle risorse e riduzione degli sprechi alimentari.

Talk: Il ruolo del Mercato Alimentare di Milano come hub di eccellenza

Il panel moderato da Sandro Neri , Responsabile di QN Economia, approfondirà il ruolo del Mercato Alimentare di Milano come piattaforma per la digitalizzazione, l’internazionalizzazione e l’attrazione di nuovi investimenti.

Interverranno:

Nunzio Andrisani, Titolare Fruttitalia

Davide Vincenzo Dell’Acqua, Presidente Milano Ristorazione

Gianfranco Gentile, Presidente Associazione Provinciale Dettaglianti Ortofrutticoli e

Consigliere Confcommercio

Angelo Nichetti, Titolare Copromar

Nicola Zaffra, Direttore del Mercato Ortofrutticolo di Milano

Case History – Protocollo tra Sogemi e Regione Basilicata sulla promozione dei prodotti di eccellenza del territorio e della filiera agroalimentare

Interverranno:
Cristiano Re, Coordinatore Progetti Territorio FEEM

Vittorio Restaino, Direttore Generale Politiche Agricole Regione Basilicata

L’evento si concluderà con un light lunch, durante il quale i partecipanti avranno l’opportunità di consolidare relazioni e discutere nuove sinergie.

Un evento per innovatori e protagonisti del settore

L’incontro è rivolto a operatori della filiera agroalimentare, imprenditori, rappresentanti istituzionali e ricercatori interessati a promuovere una crescita sostenibile e innovativa del settore.

Main Partner: Enel

Partner: Sogemi

Sede | Foody Business Center – Sala Conferenze, 1° piano – Mercato Alimentare di Milano – Via Cesare Lombroso, 54.

Data | 22 novembre 2024

Orario | registrazione ore 10:30 – inizio lavori ore 11:00.