MILANO – Sono almeno vent’anni che si parla del possibile arrivo di Starbucks in Italia. Le prime voci su un più o meno “imminente” sbarco della catena della Sirenetta in Italia risalgono infatti alla seconda metà degli anni novanta.
Ma si trattava essenzialmente di fake news. O bufale giornalistiche, come si sarebbe detto allora.
Prima di fare il grande passo, Howard Schultz ha ponderato e meditato a lungo cercando la formula giusta e il momento più opportuno.
Un po’ come l’allievo che nutre una sana riverenza nei confronti dei propri maestri. E non muove un passo se non è certo di esserne all’altezza.
C’era poi la consapevolezza delle difficoltà che il mercato italiano presenta. E il timore di non riuscire a sfondare. Perché il modello Starbucks non ha attecchito ovunque allo stesso modo.
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