MILANO – Issato sulla sua cavalcatura, con le braccia aperte, L’angelo della città domina il Canal Grande, mentre gli addetti ai lavori convergono nei giardini della Collezione a Ca’ Venier dei Leoni.
L’occasione è la vernice stampa di “Marino Marini. Passioni visive”, retrospettiva molto attesa che, dopo la tappa pistoiese, approda in laguna.
Ben 70 le opere esposte – 50 di Marini e una ventina di cronologia eterogenea, dai greci agli etruschi, da Rodin a Moore – per un suggestivo confronto filologico. Non solo i famigerati Cavalieri e le Pomone.
Ma anche pezzi meno icastici, per rintracciare le fonti visive che presiedono all’invenzione plastica dell’artista.
Mostra meditata e di studio
Una «mostra meditata e di studio» – come ha ricordato Flavio Fergonzi, curatore della mostra con Barbara Cinelli – tesa a ricollocare debitamente Marino Marini nel solco della scultura del ‘900.
Il progetto espositivo nasce dalla sinergia tra la Fondazione Guggenheim di New York e la Fondazione Marino Marini. E trova nelle sale veneziane pieno compimento. Perché, come ha precisato Fergonzi, la dimensione domestica degli spazi allestitivi riflette la volontà dello scultore di una fruizione ravvicinata e intima.
La sponsorship del Gruppo Lavazza
Per l’occasione inoltre, nella Barchessa irrompe la luce naturale ad illuminare volumi e superfici. L’esposizione – visibile fino primo maggio prossimo – è resa possibile grazie alla sponsorship del Gruppo Lavazza.
L’azienda leader nella torrefazione, dal 2014 già Global Partner di Guggenheim New York, nel maggio scorso ha stretto una sinergia speciale con la sua gemella veneziana.
Francesca Lavazza è oggi nel Board of Trustees della Solomon R. Guggenheim Foundation, ruolo guadagnato sul campo dopo l’impegno profuso per importanti mostre newyorkesi tra cui Italian Futurism (2014), Alberto Burri (2015), Moholy-Nagy (2016) e poi la recente Visionaries e per Mark Tobey proprio a Venezia.
Un impegno, quello di Lavazza, non solo al fianco di Guggenheim e dell’arte contemporanea
Ricordiamo le prestigiose partnership con l’Ermitage di San Pietroburgo, il MUDEC di Milano e i Musei Civici di Venezia.
Senza dimenticare il sostegno alla torinese Camera e MiaPhotoFair di Milano per la fotografia.
«È un onore poter sostenere la Collezione Peggy Guggenheim di Venezia, istituzione iconica, da anni impegnata a valorizzare personalità rivoluzionarie e innovatrici del mondo dell’arte», ha dichiarato Francesca Lavazza. Che si poi è detta entusiasta di poter collaborare con la neo-direttrice e nipote di Peggy, Karole P.B. Vail, cui la unisce il desiderio di «rafforzare ancora di più l’immagine del museo, tramandando l’eredità della sua fondatrice e la sua visione innovativa».
E questa mostra ne è la dimostrazione.
Giada Centazzo