MILANO – Proprio quando qualcuno cominciava a chiedersi come mai il prezzo del caffè non fosse calato anche al dettaglio il mercato mondiale sembra essersi rimesso in movimento. L’export registra un calo delle vendite.
Export: un andamento ballerino
Sono stati mesi di forti ribassi che in giugno avevano portato l’arabica ai minimi da 4 anni. E il robusta a livelli di prezzo che non toccava da inizio 2012.
A New York l’Arabica è tornata a 125,60 cents per libbra. Mentre a Londra il Robusta vale 1.926 dollari per tonnellata. Un importante recupero rispettivamente del 6,8 e del 13% rispetto ai minimi toccati il mese scorso.
La tensione dell’export torna a farsi sentire
A riportare in tensione i mercati è stato un insieme di fattori tecnici e fondamentali. Nel caso di questi ultimi, tuttavia, il peso maggiore viene attribuito a problemi congiunturali.
Un allarme meteo per il Brasile. Dove nei prossimi giorni il raccolto – peraltro abbondantissimo – rischia di essere disturbato da piogge e temperature fredde.
Per alcuni meteorologi potrebbero addirittura provocare gelate, Quindi, un forte calo dell’export dal Vietnam (-37% in giugno). Appare legato soprattutto alle resistenze dei coltivatori a vendere in vista di probabili ulteriori rincari.
Gli effetti del fungo Roya
Restano invece tuttora sullo sfondo le devastazioni che il fungo roya sta provocando nelle piantagioni del Centro America. Un vero e proprio disastro.
Non solo per l’agricoltura ma per l’intera economia della regione, che dall’export di caffè ricava una parte cospicua di entrate.
La diffusione del contagio è sempre più estesa
In Guatemala e El Salvador la roya colpisce oltre il 70% delle aree coltivate a caffè. In Costa Rica si supera il 60%, mentre Nicaragua e Honduras – tra i più dipendenti dall’export di questo prodotto – il contagio riguarda rispettivamente il 37% e il 25% delle piantagioni.
L’Inter-American Development Bank stima che nella regione le perdite ammontino già a 600 milioni di dollari
E inoltre che oltre 400mila persone abbiano perso il lavoro. Ma il peggio deve ancora venire. Il fungo chiamato roya quest’anno distruggerà il 20% del raccolto centroamericano.
Avverte l’International Coffee Organization (Ico), ma nel 2013-14 il calo sarà più forte. Per debellare il fungo, inoltre, occorrono di solito almeno tre anni e l’impiego di grandi mezzi finanziari, per trattare gli arbusti e in molti casi piantarne di nuovi.
I nodi rischiano prima o poi di venire a galla anche sui mercati dei future
Il Centro America produce normalmente un quinto dell’offerta di arabica, con qualità di caffè molto pregiate e sempre più apprezzate per il mercato in forte espansione delle capsule per il caffè espresso. La questione, tuttavia, per ora non sembra suscitare inquietudini tra gli investitori.
Del resto, la stessa Ico (International coffee organization di Londra) continua – nonostante la roya – a prevedere un surplus di caffè nel 2012-13: la produzione, grazie al Brasile, ma anche a Indonesia e Colombia, salirà del 7,8% a 144,6 milioni di sacchi da 60 kg, 2,6 milioni di più rispetto ai consumi previsti.