MILANO – Il Brasile esporta sempre meno caffè. Secondo i dati di Cecafé, l’export di novembre è sceso a 2.785.853 sacchi: il 15% in meno rispetto allo stesso mese dell’anno scorso.
E il volume più basso dal 2013. Ancora più marcata la flessione a valore: -21,2%, per un fatturato di 460,6 milioni di dollari.
Il minor raccolto, dovuto alla ciclicità negativa, e l’assottigliarsi delle scorte hanno ridotto la disponibilità esportabile rispetto agli anni passati. A ciò va aggiunta anche la minore propensione a vendere da parte dei produttori, disincentivati dall’attuale basso livello dei prezzi.
Tornando ai dati di novembre, l’export di caffè verde è stato di 2.567.525 sacchi: un calo del 13%.
Gli imbarchi di arabica sono in calo del 13,2% a 2.537.699 sacchi. Quelli di robusta (conillon) ammontano ad appena 29.826 sacchi, in parziale ripresa (+5,1%), ma sempre ridottissimi rispetto alle medie storiche recenti. La scarsità di conillon incide anche sulle esportazioni di caffè trasformato, che segnano una flessione del 32,7%, a 218.328 sacchi, in massima parte di caffè solubile.
Gli arabica costituiscono oltre i nove decimi dell’export
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