MILANO – Dopo un lungo cammino di preparazione ecco la versione definitiva del «Disciplinare Caffè Espresso». Un documento predisposto ed approvato dal Comitato Italiano del caffè.
Il Comitato ha lavorato con impegno sul progetto
Era infatti necessario per dare ordine e sbocco ai molteplici ed eterogenei tentativi di redigere un regolamento univoco. Inoltre esisteva il bisogno di un documento che fosse rappresentativo del panorama industriale italiano del caffè.
Questo perché gli enunciati oggi esistenti non avevano ricevuto pieno consenso da parte degli operatori.
Il livello nazionale e internazionale
Così si sono aperti dei tavoli di lavoro. Che, direttamente o indirettamente, hanno portato ad una definizione della bevanda caffè espresso.
È in questa situazione che il Comitato Italiano del caffè ha deciso di procedere. L’orientamento è diretto verso una distinzione e definizione della bevanda espresso. Questo anche al fine di formulare una posizione chiara e univoca da parte del Comitato stesso.
Il gruppo di lavoro
Su indicazione del Consiglio dell’associazione è stato pertanto costituito un team operativo. A questo, hanno aderito qualificati esponenti tecnici delle aziende associate al Comitato Italiano del caffè. Ma non solo.
Inseriti nel gruppo, anche i rappresentanti dell’Istituto nazionale espresso italiano (Inei). Oltre che quelli del Consorzio per la tutela del caffè espresso italiano tradizionale.
Individuati i parametri tecnici
Almeno quelli minimi per definire la bevanda “Espresso”. Ma anche dei relativi range, in senso più ampio.
Ora, l’obiettivo del gruppo di lavoro è quello di lavorare su ulteriori indicazioni più specifiche della bevanda.
Ed ecco il documento originale che istituisce il disciplinare del caffè espresso
Chi è il Comitato Italiano del caffè
Il Comitato Italiano del caffè resta ancora il punto di riferimento. È il portavoce non solo delle rappresentanze dell’industria di torrefazione ma dell’intero comparto.
Mantiene rapporti con le Istituzioni nazionali, europee e internazionali; con la Federazione europea del caffè e con le diverse componenti sociali.
Intende così dare continuità al ruolo di portavoce delle varie categorie. Lo stesso svolto dal Comitato italiano caffè dal 1959 al 2014.
Il Comitato Italiano del caffè è Ente di riferimento per le Istituzioni nazionali
In particolare del Ministero degli Affari Esteri, di quello della Salute e di quello dello Sviluppo Economico. Ma anche del Ministero delle Politiche Agricole e di quello dell’Ambiente.
Questo per tutelare gli interessi generali relativi alle importazioni, alla distribuzione ed al consumo del caffè.
Collabora, attraverso propri esperti, con l’Organizzazione internazionale del caffè (Ico)
L’Ente sovrannazionale costituito nel 1963 dai Governi dei principali Paesi produttori e consumatori. Sotto l’egida dell’Organizzazione delle Nazioni unite.
Il Comitato Italiano del caffè partecipa a..
Esso aderisce alla Federazione europea del caffè e alla Confederazione europea dell’industria alimentare (FoodDrinkEurope).
Collabora inoltre con Organismi internazionali
Quali l’Istituto Italo Latino Americano (Iila) e il Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (Ifad) delle Nazioni unite. Si tratta di un Ente che assiste i piccoli agricoltori dei Paesi in via di sviluppo. Questo per facilitare l’accesso degli stessi al mercato. Così da realizzare politiche di sostenibilità e qualità delle produzioni.
La collaborazione con l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (Aics) e con l’Istituto Italo Latino Americano (Iila)
Grazie a questa intesa, il Comitato promuove l’eccellenza del “caffè espresso italiano”; mettendo in contatto il mondo della produzione con quello della torrefazione.
Di particolare rilievo poi, la costituzione nel 2013 della “Scuola Italiana del Caffè”. Diretta ai tecnici delle Organizzazioni dei Paesi produttori.
Sviluppa ed indirizza la comunicazione istituzionale di settore. Con la collaborazione delle più importanti agenzie di comunicazione e relazioni pubbliche.
Infine, il Comitato italiano provvede alla diffusione di statistiche relative alle importazioni, esportazioni e giacenze del caffè.
63 aziende associate
Le attività che hanno aderito al Comitato sono numerose. Si possono suddividere tuttavia in piccoli gruppi. Osserviamo allora più nel dettaglio le diverse categorie.
Partendo perciò dai torrefattori ai decafeinizzatori; non tralasciando di certo chi si occupa di caffè verde e dell’aspetto logistico.
Gruppo Torrefattori
Molinari Caffè , Batani, Bo.mo.caf; Caffè Barbera, Ca.Fan.
Caffè Bonomi, Cagliari Caffè, Cartapani, Caffè Mauro.
La lista continua ancora con altri nomi celebri
Caffè Morganti, Caffè Trombetta, Coind, Corsino Corsini.
Costadoro, Caffè Vergnano, Covim.
L’elenco però non si arresta
Ekaf Industria Nazionale del Caffè, Elio Romagnoli Romcaffé, Essse Caffè.
Guglielmo, Hardy, Illycaffé, Italcaffé.
Jacobs Douwe Egberts, Julius Meinl, Kimbo, Luigi Lavazza.
Mokalba, Mokito, Musetti, Nestlé Italiana.
Si conclude quindi con altri marchi rilevanti
Ninfole, Omkafé, Pellini Caffè, Procaffè e Quarta Caffè.
S. Passalacqua, Saicaf, Saquella, Torrefazione Moka Sir’s.
Segafredo Zanetti, Special Coffee, Torrefattori Associati.
Torrefazione Comense Ticino, Torrefazione Moka Extra, Valentino Caffè.
Zicaffé e Torrefazione Portioli.
I nomi del Gruppo Decaffeinizzatori
Demus, Luigi Lavazza e Verwerkaf.
Chi fa parte del Gruppo CaffèVerde
Aziende Riunite Caffè, Coffee House Agency Ecom Italia;
Gabesco Italia, Green Elite Coffee, Interkom, Nkg Bero Italia;
Olam Italia, Sandalj Trading Company, Selecta Imex, Volcafè Italia.
Gruppo Logistica
Eurocaf, Logamed, Pacorini Silocaf; Romani & C., Sdi, Vollers Italia, Katoen Natie.