TORINO – Vorrei dedicare questo articolo a tutta una serie di riflessioni personali che ho fatto dopo aver visitato il Salone Internazionale del Libro di quest’anno. Tenutosi a Torino dal 18 al 22 maggio. Mi piacerebbe, che anche voi tea lovers, a fine articolo condivideste i vostri pensieri a riguardo.
Salone Internazionale: Milano o Torino?
Dopo le numerose polemiche nate per lo sdoppiamento dell’evento tra la capitale sabauda e Milano, senza dubbio, l’edizione di quest’anno ha battuto a singolar tenzone la copia milanese (con grande gioia dei torinesi). Decisamente stracciandola per affluenza, entusiasmo degli avventori e qualità degli eventi.
Tutto bellissimo, magnifico, mirabolante…. ma… come l’edizione di tre anni fa a cui avevo partecipato, rare, rarissime tracce di tè. Sia negli incontri – eccezion fatta per l’incontro “Narraté, la lettura ha scoperto l’acqua calda“ – tenutosi il 20 maggio. (progetto, di cui già pioneristicamente avevo parlato nel 2015 – anno in cui era nato in occasione dell’Expo di Milano – se non ricordate di cosa si tratti rinfrescatevi le idee cliccando qui) – che nei libri dedicati a questa bevanda.
Niente tè al Salone
Per il resto, dopo giri interminabili agli stand dall’area gastronomica, dove ci sono libri dedicati a ogni qualsivoglia cibaria… la sola cosa che riesco a trovare sono dei volumi dedicati alle torte. Con delle foto molto belle in cui compaiono teiere e tazzine e il ricettario (tra l’altro non così recente) di Csaba dalla Zorza “Tea Time” di cui vi avevo raccontato la presentazione. (che trovate qui) – Tuttavia non si focalizza a pieno sul tè, ma su ricette di dolci per accompagnarlo.
Ma se pensate che il Salone del Libro (o #salto), sia il #mainagioia del tealover, non scoraggiatevi. Dopo tanto vagare, la vostra perseveranza sarà ricompensata…
Il tè lo si trova nelle Edizioni del Baldo
Allo stand delle Edizioni del Baldo – che personalmente adoro per la finezza delle illustrazioni ad acquerello. L’assortimento di agendine, calendari, ricettari, libriccini di massime. Tutti elegantemente decorati con uno stile che riporta al fascino dei tempi passati.
Ebbene, è proprio qui, che ho scovato questa piccola chicca: “The, infusi e coccole calde”.
Un grazioso abbecedario del tè.
Correlato di tutta una serie di ricette per aromatizzare tè neri, verdi e bianchi e per creare infusi home made sia caldi che freddi.
Infine, allo stand di Xenia edizioni – ecco una vecchia conoscenza: “Il tè – ricette, tradizioni e storia” di Margherita Sportelli. L’avevo già recensito un bel po’ di tempo fa e che potete riscoprire cliccando qui.
Il salone del libro ha osato poco
Insomma, se non fatta eccezione per queste piccole novità, nulla di nuovo sul fronte occidentale (per rimanere in tema di citazioni letterarie).
Per un salone il cui tema era “Oltre il confine“, mi chiedo come mai non si sia osato di più. La ragione per cui non si sia appunto oltrepassata quella barriera (culturale e tutta italiana), secondo cui il tè è qualcosa di nicchia, di secondario, di obsoleto.
Perché non organizzare dei tea time letterari? Perché non degli incontri per farne scoprire la bellezza ed eleganza?
Se non altro in onore dell’importanza storica di questa bevanda. Una che da sola è stata capace di causare conflitti (vedi il Boston Tea Party). Di essere il fil rouge dei racconti di famosi scrittori europei e non. Che quindi è riuscita essa stessa ad andare oltre i confini: geografici, letterari e culturali.
Non c’è nulla che come il tè riesca a creare convivialità. Che ci spinga ad abbattere le barriere del nostro io per aprirci all’altro e incontrarlo in maniera genuina. Che ci costringa a sederci, a rallentare. A ritornare in contatto con la parte più profonda di noi stessi. Attraverso tutti i piaceri sensoriali che una semplice tazza di tè riesce a risvegliare.