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Cacao: la storia millenaria delle sue origini, tra Messico, Panama e Perù

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MILANO – Così come il tè, anche il cacao gode di una storia millenaria, tuttavia essi nascono in due luoghi completamente differenti: mentre il tè è una bevanda tipicamente asiatica, più precisamente cinese, giapponese ed indiana, il cioccolato nasce in America Latina, più precisamente tra il Messico, il Panama e il Perù.

Il villaggio più antico in cui sono stati ritrovati dei resti di utensili per il cacao è stato scoperto in Honduras, vicino il fiume Ulua; qui sono stati ritrovati principalmente tazze e piatti antichissimi, utilizzati per la preparazione e per la consumazione di cacao.

Si ritiene che fosse usato come moneta di scambio dai Maya e dagli Aztechi e che, in particolar modo, essi, lo utilizzavano anche come offerta per i morti, inoltre i Maya lo utilizzavano anche come cibo molto privilegiato, in quanto il consumo era limitato ai nobili e ai guerrieri.

Il cacao veniva assunto principalmente in forma liquida, mischiato con dell’acqua e spezie; il preparato ricavato veniva chiamato chacauhaa oppure chocolhaa dal quale si può incominciare a intravedere la parola e il fonema europeo, esso aveva delle caratteristiche diverse rispetto alla cioccolata europea, in quanto aveva un gusto decisamente più piccante e pepato, modificato dagli europei nel corso degli anni.

Il cacao, dunque, non solo aveva un fortissimo ruolo sociale, ma anche religioso, infatti il verbo “cacau” significava “riportare verso coloro che marciano, lavorano o coltivano” e molto spesso veniva usato anche come sinonimo di denaro e di monete.

Era considerato un dono molto prezioso e si ritiene che la semina delle fave di cacao fosse correlata a riti religiosi nella società Maya, i quali veneravano anche una divinità del cacao: Ek Chuah.

Successivamente alla popolazione Maya, si diffuse la civiltà degli Atztechi; essi veneravano il dio tolteco Quetzalcoatl, ovvero una divinità in parte umana e in parte serpente. Il nome significa “Serpente Piumato” o “Gemello Prezioso” o “Serpente Divino”.

Per gli Aztechi era il Dio del Vento, della Conoscenza e dell’Alba; secondo la leggenda sarebbe sceso sulla Terra con un prezioso dono per gli uomini: l’albero di cacao; tuttavia, sempre secondo la leggenda, sarebbe stato successivamente aggirato dal fratello Tezcatlipoca, Dio dell’Oscurità, il quale gli offrì una bevanda dagli apparenti poteri miracolosi.

La bevanda si rivelò, invece, un nefasto sortilegio che fece impazzire la divinità e allontanare gli uomini dalla coltivazione delle piante di cacao. Il Dio mezzo-serpente, vedendo che gli uomini avevano perso fiducia nel dono da lui concesso, decise di abbandonare per sempre il mondo umano e di rifugiarsi altrove.

Successivamente la storia prevede l’arrivo degli spagnoli nelle terre azteche e la conseguente feroce conquista di esse; Cristoforo Colombo fu il primo europeo a provare il cacao nel 1502, durante il suo ultimo viaggio in America.

Il primo a importare cacao in Europa fu Cortes, il quale fu confuso per Quetzalcoatl sulla via del ritorno.

Più importante dell’oro

Cortes capì che per gli Aztechi era più importante il cacao dell’oro. E, una volta conquistato il loro territorio, cominciò a coltivarlo per poi esportarlo in Europa.

Molti schiavi furono comprati con il cacao. E fino al 1600 gli spagnoli avevano il monopolio del cacao in Europa. Tuttavia cercarono di non venderlo. Questo poiché all’inizio le persone credevano che fosse una potentissima medicina. E che fosse benefico per la salute fisica e psichica.

Successivamente è stato esportato nel resto d’Europa. E in un primo periodo consumato solamente dalle classi nobili e benestanti.

Jacopo Vesselli

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