MILANO – Da vicenda esemplare, legata al salvataggio di un importante caffè storico italiano come è il San Marco di Trieste, la storia giuliana, dopo la firma dell’accordo, cambia in corsa uno degli aspetti principali perché lo scrittore Claudio Magris preferisce rinunciare alla carica di Presidente del progetto mentre il locale si prepara a diventare un centro multifuzionale. Lo riferisce il Piccolo di Trieste
TRIESTE – «Sono molto, molto contento». Parole semplicissime e una sottolineatura che è già un’eccezione, qui sta il pensiero che Claudio Magris esplicita all’indomani della buona notizia sul futuro del caffè San Marco, che passa di gestione con un progetto culturale in allegato, diventando anche libreria, showroom di case editrici locali, e peraltro pure di prodotti tipici, e poi Centro studi, punto Internet e sede di incontri letterari, musicali e teatrali, e che vuole inaugurare tavoli all’aperto, offrire i “lunch” di mezzogiorno e cene su prenotazione la sera.
Insomma, un caffè culturale e in realtà multifunzionale, una ambiziosa versione aggiornata della storica tradizione del San Marco che si appresta a festeggiare i suoi primi 100 anni. E di cui Claudio Magris ha, per così dire, per immutabile inclinazione, incarnato e protetto le funzioni: un luogo di incontro, di lettura e scrittura, dove si è soli e tuttavia mai soli veramente, e accasati in un ambiente che ha l’arte intatta dell’epoca che lo ha costruito. E per la quale è in cima a tutte le guide turistiche, anche se il conto economico ultimamente soffre.
«È un buon progetto» aggiunge lo scrittore a commento delle veramente molte idee di Alexandros Delithanassis. Che è l’editore della Asterios e libraio della “San Marco» che stanno di casa proprio di fronte, in via Donizetti. E che ha ha presentato alle Assicurazioni Generali, proprietarie dell’immobile e del caffè ormai in crisi. Alleandosi a tre collaboratori destinati a diventare soci, uno dei quali cura il progetto del filologico restauro interno.
Lo scrittore, sempre restìo a intervenire nella mischia dei fatti quotidiani, aveva per il San Marco inviato una lettera aperta alle Assicurazioni Generali. Proprio mentre queste ultime erano alla ricerca di nuove soluzioni per non dover chiudere il locale. E aveva molto motivato la sua richiesta di conservarne natura, struttura, senso, valore aggiunto, che parlano in diretta di un trascorso mitteleuropeo. E dunque sono per Trieste storia e simbolo, e non solo materia.
«Ero preoccupato – dice oggi – per qualsiasi soluzione che alterasse la fisionomia storica del San Marco. Una fisionomia “classica” che doveva essere mantenuta. Vedo che le Assicurazioni Generali sono state sensibili».
Ma il ruolo di Magris rispetto al San Marco è intimo e particolare. Tanto che sui davanzali interni delle finestre c’è come si sa il suo ritratto-omaggio. Quello che i nuovi gestori in procinto di entrare in possesso del caffé a fine mese, dopo aver formalmente firmato il contratto dopodomani, hanno già accennato al fatto che, del futuro Centro studi San Marco che si affiancherà alle attività commerciali, proprio Claudio Magris sarebbe stato il presidente onorario.
«Ma non posso fare il presidente anche se onorario»
«No, nessuno me ne ha mai parlato – obietta invece con nettezza lo scrittore. Che è appena diventato un “classico” italiano con la raccolta delle sue opere nei Meridiani Mondadori. – E comunque io non voglio niente, nessuna presidenza “ad honorem”. Per nessun motivo accetterei oggi un incarico, né politico, né simbolico, né reale, né retribuito, né gratuito. Io al caffè San Marco spero di poter continuare a leggere, scrivere, chiacchierare. Presiedere sostanzialmente, o anche solo formalmente qualsiasi istituzione o organismo, anche a me caro – precisa Magris -, è contro la mia natura…».
Gabriella Ziani
Fonte: Il Piccolo