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Caffè bio: un “longevity food”, che aiuta a mantenere giovani le cellule

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MILANO – Il caffè bio è ormai entrato di diritto tra i cosiddetti “longevity food”, quegli alimenti che, grazie ai fitonutrienti che contengono, sono in grado di mantenere giovani le cellule e rallentare i processi di decadimento dei tessuti.

Ma per essere davvero una bevanda antiage, il caffè deve essere biologico e naturale, lavorato cioè senza l’utilizzo di solventi chimici: solo così si mantengono intatti i suoi “composti fenolici”, una famiglia di antiossidanti che stimolano il sistema immunitario e proteggono il Dna dall’attacco dei radicali liberi.

Puoi bere fino a tre tazze di caffè bio al dì

La dose di caffè bio per mantenere giovani le cellule è di 2-3 tazzine al giorno: così si prevengono le malattie tipiche dell’invecchiamento, come il Parkinson, e si sostiene l’attività del cuore.

Le qualità migliori sono Arabica e Robusta, miscele ottenute da monocoltura, da coltivazioni biologiche, che devono essere certificate in etichetta.

L’Arabica è la miscela più pregiata: dal sapore dolce e armonioso, presenta alcune variabili come gusto, aroma, e contenuto di caffeina, che dipendono dal clima e dal terreno in cui viene coltivata la pianta.

Meglio il caffè in grani, ma sempre bio!

La scelta migliore è quella di acquistare i grani di caffè bio nelle torrefazioni o nei negozi di alimenti biologici, e macinarli al momento.

L’aroma sarà più persistente e le sostanze volatili che rimangono nella tazzina (sono anch’esse dei potenti antiossidanti), saranno maggiori, a beneficio delle cellule.

Se invece si opta per un caffè bio già macinato, la tecnica migliore per la conservazione è il barattolo di vetro (oppure anche metallico) dotato di un coperchio a chiusura ermetica: in questo modo l’aroma viene mantenuto intatto, insieme a tutto il contenuto di antiossidanti del caffè

Il caffè espresso ha meno caffeina

Per quanto riguarda il tipo di preparazione, è bene sapere che l’espresso del bar è quello che contiene minore quantità di caffeina rispetto a quello della moka e soprattutto rispetto al caffè americano; si tratta però di un caffè “concentrato”, di cui è bene non abusare.

Quando si utilizza la moka, bisogna ricordarsi di toglierla dal fuoco non appena il caffè inizia a “gorgogliare”: se lo lasciamo bollire troppo, infatti, potrebbe liberare diperteni, sostanze lipidiche che aumentano il colesterolo nel sangue.

Niente zucchero per addolcirlo

L’unica “pecca” del caffè (anche del caffè bio) è che fa parte degli alimenti acidificanti. Proprio per questo non bisogna eccedere nel consumo e bisognerebbe evitare di zuccherarlo: lo zucchero e i dolcificanti in generale abbassano ulteriormente il pH fisiologico, causando infiammazione.

Se vuoi, al posto dello zucchero puoi addolcire il tuo caffè bio con un goccio di latte di mandorla o di riso.

Raffaele Morelli

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