MILANO – “Diffondiamo positività, dalla scodella all’anima”. È con questo mantra che profuma intensamente di oriente, di pace e di buono che Wagamama, la catena di ristoranti panasiatici nata in quel di Londra nell’ormai lontano 1992, si appresta a fare il suo debutto ufficiale anche in Italia.
Si parte il 25 maggio dalle nuove gallerie dell’Oriocenter, il celebre centro commerciale di Bergamo a pochi passi dall’aeroporto di Orio al Serio, ma è solo l’inizio.
“La nostra intenzione è quella di aprire almeno tre, quattro ristoranti nell’arco dei prossimi dodici mesi -, ci rivela Maurizio Raviolo, Managing Director di Wagamama Italia. – A breve faremo la nostra comparsa anche al Terminal 1 di Malpensa, ed entro la fine dell’anno dovremmo riuscire a inaugurare il primo locale anche in centro a Milano”.
Il progetto, almeno sulla carta, sembra partire da ottime basi. Alle spalle dell’approdo di Wagamama nel nostro Paese troviamo infatti una partnership con W Italia srl, società nata dalla collaborazione tra Migebar e Percassi Food & Beverage.
Già, quello stesso Percassi che sta seguendo in prima persona il debutto su suolo tricolore della regina di popolarità delle caffetterie internazionali, sua maestà Starbucks.
“Iniziamo da Bergamo, con un locale di 360 metri quadrati da 160 coperti, che darà lavoro a 34 persone -, prosegue Raviolo. – Contiamo però di assumerne almeno 150 entro il prossimo anno: la nostra espansione proseguirà tra centri storici, shopping center e aeroporti, iniziando dal Nord Italia, che ci sembra assolutamente pronto per recepire la nostra offerta”. Già, ma in che cosa consiste l’offerta Wagamama?
Innanzitutto in un ambiente dinamico e giovane, informale, ma con stile. Una sorta di industrial-asian design che si diverte a giocare sui contrasti tra legno, metallo, cemento e mattoni a vista: lo si percepisce chiaramente sedendosi in uno qualsiasi dei ristoranti nel cuore di Londra, il cui spirito sarà instillato anche nei locali italiani.
“Quello che vogliamo offrire è una vera e propria esperienza completa -, commenta Brian Johnston, International Managing Director di Wagamama. – Entrando in uno dei nostri ristoranti si percepisce un’atmosfera unica.
Quella di un locale nato come fenomeno underground, perfetto per i giovani, e poi diventato una realtà per tutti, famiglie con bambini comprese, ma senza dimenticare le proprie origini. La nostra parola d’ordine è sempre stata e continuerà ad essere positività, nel cibo, nel design, nello staff. E sarà così anche in Italia”.
L’obiettivo del gruppo, d’altronde, sarà quello di cancellare ogni tipo di stereotipo nostrano legato ai ristoranti asiatici.
Da quello del personale che non comprende la lingua a quello dell’odore di fritto che impregna gli abiti, passando per il cibo di dubbia qualità e provenienza.
Da Wagamama si troveranno chef e personale delle più disparate etnie, con tatuaggi, piercing e sorrisi in abbondanza; oltre alla cucina a vista all’ingresso di ogni locale, dove il cibo viene preparato davanti agli occhi dei clienti e dei passanti. Il tutto nella massima trasparenza, senza che il minimo odore sgradevole si diffonda nell’aria.
C’è poi l’aspetto centrale dell’intera faccenda, quello legato al cibo. Anche in questo caso le direttive che arrivano da Londra sono precisissime: “Il nostro menu è improntato sostanzialmente al benessere -, sottolinea Steve Mangleshot, Executive Chef di Wagamama. –
Lo studiamo qui a Londra, e poi ci assicuriamo che venga riprodotto fedelmente anche negli altri ristoranti sparsi in tutto il mondo”.
Nonostante l’assenza di sushi e affini, sfogliando le proposte di Wagamama è facile individuare una forte ispirazione giapponese.
Ma più in generale, ci si trova davanti a un viaggio sensoriale in grado di abbracciare l’intero oriente e le sue tradizioni gastronomiche, caratterizzate da un sapiente e abbondante uso delle spezie. Un’ottima alternativa all’abuso di sale.
In carta (a prezzi assolutamente accessibili) si trovano allora le più svariate proposte di ramen e gyoza, i celebri ravioli orientali che Wagamama produce in oltre 50 milioni di esemplari all’anno. Insieme con loro, il pollo katsu curry, vero e proprio piatto icona della catena sin dalla sua fondazione: una tagliata di petto di pollo impanato e fritto, servita con riso, insalata e una dose abbondante di salsa al curry.
Il nostro consiglio, però, è quello di osare: provando, per esempio, i chilli squid, calamari fritti con generosa spolverata di spezie shicimi, piacevoli nel senso più pungente del termine; o il teriyaki donburi di manzo, più delicato, ma non meno saporito, dove la carne in salsa teriyaki si fa largo tra riso bianco, carote, germogli e cipolla.
“Come drink, si può scegliere un’originale birra giapponese, un sake da condividere, un originale tè verde caldo, o in alternativa una delle nostre centrifughe. Magari la blueberry spice, a base di mirtillo, mela, carota e zenzero” suggerisce lo chef.
Gusto e benessere, insomma, sembrano essere i denominatori comuni di un menu che viene condiviso dagli oltre 160 locali della catena sparsi in tutto il mondo, tra Europa, America del Nord, Oceania e Medio Oriente.
E che sarà riproposto fedelmente anche dai ristoranti in Italia. Riuscirà, dunque, l’offerta internazionale di Wagamama a convincere i tutt’altro-che-semplici palati tricolori? “È una bella sfida – commenta il Managing Director Maurizio Raviolo, – ma siamo felici di poterla intraprendere”.
Anche in questo caso la parola d’ordine resta “positività”.