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venerdì 22 Novembre 2024
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Conferme dopo gli antichi sospetti: «Il caffè non è cancerogeno»

L’agenzia Oms che valuta i rischi per l’uomo: «Non sussistono evidenze di rischio cancerogeno». Ma le bevande bollenti sono pericolose

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MILANO – L’annuncio era stato dato lo scorso ottobre 2015: dopo le carni rosse sarebbe toccato al caffè. Quando l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) di Lione, massima autorità in materia di studio degli agenti cancerogeni che fa parte dell’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS), aveva inserito le carni rosse e lavorate fra le sostanze che possono causare il cancro negli uomini, aveva anche anticipato che sarebbe seguita una nuova monografia dedicata a «caffè, matè e altre bibite molto calde».

Esaminati 500 studi: non sussistono evidenze di rischio cancerogeno

La comunicazione ufficiale degli esperti Iarc, con la presentazione del volume dedicato alle bevande in questione, è attesa per la giornata di mercoledì 15 giugno.

«Il caffè è stato assolto dall’accusa di favorire l’insorgenza di un tumore – rivela Alessandra Tavani, capo del Laboratorio di Epidemiologia delle Malattie Croniche al Mario Negri e membro dell’attuale commissione Iarc sulla monografia del caffè -. Era stato inserito fra i possibili cancerogeni (catalogato nel gruppo come 2b) negli anni Novanta perché si sospettava un legame con il cancro della vescica.

Ma dopo l’attuale riesame di circa 500 diverse indagini, effettuata da parte di una commissione composta ventina di esperti internazionali, il caffè viene «declassato» alla categoria 3 della classificazione Iarc, quella per la quale non sussistono evidenze di rischio cancerogeno».

A breve la documentazione scientifica verrà pubblicata sulla rivista Lacet Oncology, ma gli amanti della bevanda possono stare tranquilli.

«Non solo decade il sospetto cancerogeno – prosegue Tavani -, ma diverse analisi condotte in anni più recenti hanno invece messo in luce un possibile effetto protettivo nei confronti di diverse forme di tumore, come quelle di endometrio e fegato. Mentre per il cavo orale servono ulteriori conferme e approfondimenti».

Mate e bevande bollenti (sopra i 65°)

La Iarc, valuta invece insufficienti le prove a carico del mate o maté (detto anche tè paraguaiense), la bevanda popolare soprattutto in Spagna e in Sud America, preparata appunto con le foglie di erba Mate, una pianta originaria del Sud America: troppo pochi i dati disponibili per esprimere un giudizio.

«Non ci sono comunque sospetti a carico delle sostanze contenute nell’infuso – precisa Tavani -, ma a poter essere nociva per l’esofago è l’alta temperatura durante il consumo di questa o altre bibite. Stiamo parlando di temperature altissime, 65 o 70 gradi, alle quali normalmente non si beve nulla.

C’è solo, in alcuni casi, un particolare modo di bere mate, attingendolo da un contenitore che mantiene le foglie immerse in acqua bollente tramite una cannuccia che va dritta in gola: questo particolare modo potrebbe essere dannoso».

Qualsiasi bibita, compre l’acqua, consumata a queste altissime temperature provoca lesioni all’esofago che, secondo gli esperti della Iarc potrebbero nel lungo periodo portare all’insorgenza di un tumore dell’esofago.

Tre o quattro tazzine alleate per la salute, in chi non è a rischio
Libero dai sospetti, il caffè può quindi essere giudicato un buon alleato della nostra salute, in persone sane (che cioè non soffrono di malattie o disturbi per i quali la caffeina potrebbe essere controindicata) ed evitando gli eccessi (le ricerche scientifiche considerano «normale» il consumo di tre o quattro tazzine al giorno).

Sono centinaia le sostanze presenti nella bevanda, che includono molti antiossidanti e composti chimici che sembra prevengano diverse malattie croniche, tra cui i tumori e le malattie cardiovascolari.

«Bisogna non fare confusione tra effetti della caffeina e del caffè – prosegue Alessandra Tavani -. La caffeina della tazzina di caffè è ritenuta responsabile della diminuzione del senso di fatica, dell’aumento della vigilanza e dell’aumento della motilità intestinale. Inoltre la caffeina a dosi appropriate potenzia gli effetti antidolorifici dell’aspirina, aumentandone la biodisponibilità.

Altri componenti del caffè (fra cui i polifenoli) potrebbero avere effetti favorevoli prevenendo l’insorgenza di malattie cardiovascolari, della cirrosi epatica e di svariate forme di tumore. In sostanza, consumando tre o quattro tazzine di caffè, l’individuo sano può godere del piacere di bere un buon caffè senza temere per la propria salute».

Non tutte le persone sono eguali

Non tutte le persone però sono uguali ed è meglio fondamentale capire se si è particolarmente sensibili alla caffeina: «L’organismo di alcune persone elimina la caffeina lentamente, per cui risente di più e più a lungo dei suoi effetti – conclude l’esperta -: è il caso di chi sostiene di non dormire se prende il caffè dopo le 17 o di chi riporta altri effetti forti (come la tachicardia).

È bene che chi non tollera la caffeina si astenga dal consumo di caffè oppure utilizzi il decaffeinato che ne contiene quantità trascurabili».

Vera Martinella

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